Sei impegnato da sempre in tanti campi per sensibilizzare su tante problematiche i tuoi concittadini. Da quando nasce ciò? Come ti sei avvicinato a queste sensibilità e come ti porgi davanti a tanti problemi sociali?

Mi interesso di problematiche sociali e civili ed ambientali fin da quando ero alle scuole superiori , negli ultimi anni ottanta, a Cagliari. Iniziai dapprima come rappresentante di classe all’Istituto Tecnico per Geometri. Egli anni novanta divenni rappresentante di Istituto al Bacaredda e feci parte incluso della Consulta degli Studenti. Essendo sensibile inoltre alle problematiche ambientaliste e animaliste, iniziai a frequentare diverse associazioni che si interessavano a tali tematiche. Così per tantissimi anni diventai anche vegetariano e iniziai con la Lega Antivivisezione a portare avanti certe battaglie. Mi opposi all’utilizzo degli animali nei circhi, e al massacro degli animali sia di allevamento che non per l’uso delle pellicce. Queste sono state le mie prime battaglie.

Pensi che esista una coscienza su tali problemi da parte dei cittadini e le persone, posto che di queste tematica oggi se ne parla maggiormente rispetto al passato?

Assolutamente si. È stato un processo storico che nacque già dagli anni settanta in Italia. La mia generazione ha saputo cogliere queste eredità di pensiero e rafforzare la sensibilità su queste tematiche nonostante all’inizio le difficoltà nel fare presente questi temi siano stati molteplici. Non si era visti per niente bene all’inizio, anzi essendo nel pieno dell’epoca del consumismo, affermare di non comprare le pellicce e quei prodotti dove venivano sfruttati e usati gli animali ti faceva apparire agli occhi della gente un alieno soprattutto per i commercianti.

Quanto incide il consumismo sui cambiamenti climatici?

Il consumismo è la parte predominante, però devo essere anche sincero che dagli anni novanta si è iniziato a prendere coscienza tra la gente che qualcosa stava cambiando. Oggi vorrei approfittare però per parlarti delle proteste degli animali nel circo. Inizialmente ci criticavano in molti perché ci accusavano di non dare la possibilità di fare vedere ai bambini gli animali dal vivo. Poi con il passare del tempo e con una più approfondita e buona informazione, attualmente anche gli spettacoli del circo vanno evolvendosi. Buona parte del pubblico non va al circo se ci sono gli animali perché il circo non è il loro habitat naturale.

Possiamo parlare di maltrattamento degli animali?

Se consideriamo di tenere un elefante in cattività, dentro una gabbia, e non in libertà si può certamente parlare di maltrattamento.

Molti giovani seguono Greta Thunberg, questa ragazza attivista ambientalista. Trovi questo fenomeno positivo?

Assolutamente si e fondamentale. È una “rivoluzionaria” degli anni duemila perché da sola con il suo piccolo cartello scritto per sensibilizzare le persone su cosa stava accadendo alla Terra, ha richiamato l’attenzione di tantissimi giovanissimi del pianeta, riuscendo a coinvolgere anche numerosi adulti, incluso quelli che non erano a conoscenza di queste tematiche. On il suo Tam Tam mediatico oggi la si può considerare una delle più grandi rivoluzionarie di questi ultimi tempi.

Ha coinvolto tutti in modo molto pacifico!

Si la sua rivoluzione sta anche nel suo modo di coinvolgere in maniera non violenta, ma pacifica.

Esistono da tempo anche tante organizzazioni come Greenpeace e Amnesty International che si occupano di temi dove hanno dovuto farsi sentire sul nucleare o inquinamenti petroliferi ecc.

Il loro lavoro è anche più profondo e di indagine. Anche se i giornali e le televisioni non ne parlano quasi niente, queste organizzazioni sono associazioni molto coraggiose per le indagini e i lavori che compiono. Sono militanti che rischiano la loro vita andando con le loro barchette a fermare le grandi navi negli oceani che uccidono le balene o inquinano le acque. Ho il massimo rispetto per tutte le loro azioni.

In relazione al capoluogo della Sardegna c’è una certa diseducazione dei cittadini e dei sardi nei riguardi della loro isola e terra, posto che viaggiando ho notato molta immondezza nei cigli delle strade ed autostrade o nei campi. Ho riflettuto perciò sul concetto di identità, sulla Sardegna e la sua identità stessa. Ma l’identità: è il rispetto per la propria terra e per il proprio territorio e luogo, invece dell’identificarsi in una bandiera o simbolo? Identità non è meglio identificarsi nel rispetto dei propri animali, monti, acque, fiumi, campi,  mare e aria?

Sono in accordo con te. Purtroppo alcuni nostri conterranei considerano la Sardegna come qualcosa di proprietà loro con il diritto anche assurdo di sporcarla. Se a sporcarla sono i turisti tutti si lamentano. Però se lo fa un sardo, o un vicino di casa, nessuna lamentela. Questo però è un ragionamento che fanno alcuni sardi. Per tali persone l’identità viene considerata come una proprietà ad uso e consumo.

Nella lingua ebraica manca il verbo avere perché secondo l’ebraismo la Terra non appartiene all’uomo, ma è un dono. Ne convieni che il pianeta non è nostro?

Si e noi siamo di passaggio. L nostro compito è di ricevere questa eredità esistenziale e di conservarla al meglio e lasciare alla prossima generazione qualsiasi cosa più pulita e più ricca, mentre invece tale ragionamento non si fa. Non vige ancora questa coscienza. C’è questa voglia di proprietà e di possedere come se fossimo immortali. Questo pensiero sta portando alla distruzione l’umanità.

Le nostre amministrazioni passate e presenti hanno pensato ai nostri giovani che invece hanno oggi abbandonato questa terra e isola?

No, non ci hanno mai pensato perché l’elettorato giovane è latente. Ci sono pochi giovani che votano. Basta osservare città come Cagliari e Sassari, la popolazione è vecchia e non ci sono giovani. I giovani fuggono, vanno via. Ho molti amici che frequentano l’università di Cagliari e il loro discorso prevalente non è quello di fare il medico o l’ingegnere in Sardegna. Il loro obiettivo è sempre quello di andare via. Il problema è grave. Li comprendo perché se avessi la loro età mi comporterei anche io come loro.

Perché?

Perché in Italia ai giovani non viene data nessuna possibilità, o se gli viene data è per sfruttarli nel lavoro in nero, o lavorare per quattro soldi con stipendi da fame, ecc. Questo è un problema serio. Sicuramente all’estero le condizioni di lavoro e di retribuzione sono più serie e tutelate. Così formano una loro famiglia all’estero e non tornano più. Oggi tra i giovani vi è una maggiore consapevolezza europeista, perciò lavorare a Cagliari o lavorare a Roma, Milano, Bruxelles o Monaco è la stessa identica cosa. La mia generazione prima non aveva internet o altra tecnologia più avanzata, oggi invece anche ai vari collegamenti aerei con le città europee i giovani viaggiano maggiormente, parlano più le lingue e attraverso il web si informano maggiormente sul mondo del lavoro. C’è una maggiore interconnessione.

Tu hai partecipato ad un progetto in relazione al mondo carcerario. Come lo hai vissuto?

Per diversi anni ho fatto del volontariato in alcune carceri di Milano, il carcere Opera, che è un carcere di massima sicurezza.  Stata un’esperienza che mi ha segnato profondamente. Mi ha fatto capire tantissime cose, specialmente l’importanza della libertà dell’uomo e se gli uomini sbagliano c’è sempre una possibilità di recupero.  Questi sono stati dei grandi insegnamenti che mi hanno trasmesso i carcerati, ma che non mi piace neanche chiamarli carcerati. È evidente che la situazione delle carceri in Italia è un disastro. Vi sono alcune carceri che sono dei lager da considerarsi incostituzionali perché non rispettano la dignità dell’uomo. È giusto che se una persona sbaglia paghi, ma deve essere inserito in un sistema di rieducazione dove la società deve dare la possibilità di recuperare.

Era il progetto “Nessuno tocchi Caino”?

Si e collaboro con loro quando posso. È un’associazione che è impegnata in un grandissimo lavoro e si cerca di portare avanti una risoluzione per le problematiche legate al sovraffollamento delle carceri, un problema gravissimo in Italia oggi.

Infatti vi è un’altissima percentuale di suicidi nelle carceri italiane.

Si infatti molte carceri sono anche sovraffollate del settanta o ottanta per cento rispetto alla capienza reale. La vivibilità in quei contesti è alquanto critica.

Anche per la polizia penitenziaria è vivere una esistenza carceraria.

Si loro sono i primi a fare presente queste realtà e subiscono loro stessi questo stress situazionale.

C’è un sogno di Valerio Piga?

In generale sono sempre ottimista, ma ultimamente sta prevalendo il pessimismo. Non so se per l’età che avanza verso i cinquanta perché dai miei trent’anni non ho ancora visto alcun cambiamento, anzi un certo peggioramento si. Però un sogno è quello di vedere una gioventù che faccia una piccola rivoluzione.

Una rivoluzione – evoluzione pacifista?

Si un’evoluzione ambientale. Questo è un mio sogno. Un altro è quello che gli Stati tutelino le persone più povere. Non voglio fare polemiche politiche, però io sono per il Reddito Universale per dare la possibilità a qualsiasi cittadino di vivere in maniera dignitosa la propria esistenza. Mentre in Europa questo tipo di sussidio è molto diffuso, e funziona, e per assurdo ha creato molti posti di lavoro, in Italia purtroppo con questa nuova finanziaria si ritorna indietro. Con due anni di pandemia, il conflitto bellico, l’aumento delle bollette per l’energia, ecc., si sta togliendo a milioni di persone il minimo di sussidio e sussistenza per una vita dignitosa.

Valerio arriva un’astronave con gli extraterrestri. Come comunichi con loro e che cosa gli comunichi?

Gli direi per prima cosa di ritornarsene indietro, perché magari poverini il loro mondo è tutto o più perfetto. Vengono qua per vedere che cosa? Ma neanche ci rapiscono! Neanche ci vogliono, altrimenti gli distruggiamo pure il loro bel mondo! Credo che basti e avanzi!