Un convegno a Cagliari per illustrare le nuove strategie del Comitato Italiano Paralimpico
PARTECIPERÁ ANCHE LUCA PANCALLI
È in atto una trasformazione molto importante all’interno del Comitato Italiano Paralimpico. Soprattutto da quando agisce in qualità di Confederazione delle Federazioni e Discipline Sportive Paralimpiche, monitorata attentamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La nuova natura giuridica del CIP verrà analizzata in tutte le sue sfaccettature nel corso del Convegno che si terrà a Cagliari giovedì 3 dicembre presso l’Hotel Holiday Inn in viale Ticca.
Dal titolo “Il CIP Cresce”, l’incontro è stato fortemente voluto dal Comitato Sardo Paralimpico, presieduto da Paolo Poddighe (vedere intervista in basso) in carica da neanche un semestre. La sua attività si sta contraddistinguendo nel propagandare in tutti i modi il nuovo corso paralimpico. L’obiettivo primario da perseguire in questa fase di rilancio, è avviare alla pratica sportiva il maggior numero di persone disabili, in stretta sintonia con il Comitato Olimpico Nazionale Italiano e gli enti decentrati.
La volontà di non trascurare nessun dettaglio si evince dalla qualità degli interventi: un mix ben calibrato di contributi istituzionali e di più prettamente tecnici.
L’organizzazione è molto onorata per la presenza del presidente nazionale del CIP Luca Pancalli. Nella sua relazione svilupperà una panoramica esaustiva su come il diritto di partecipazione all’attività sportiva in condizioni di uguaglianza e pari opportunità sarà il nodo cruciale di questa nuova scommessa.
Sono previsti i saluti del primo cittadino cagliaritano Massimo Zedda, dell’Assessore allo Sport del capoluogo sardo Yuri Marcialis e del presidente del Coni Sardegna Gianfranco Fara. Prenderà la parola anche Alessandro Barletta, direttore regionale dell’Inail Sardegna e l’Assessore allo Sport della Regione Sardegna Claudia Firino che si soffermerà su i rapporti tra l’istituzione da lei rappresentata e il CIP. “L’importanza dello sport nell’educazione dei disabili” è il titolo della dissertazione curata dal presidente regionale dell’Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani Laura Pinna. Di seguito prenderà la parola anche Oscar De Pellegrin che dall’alto dei suoi successi internazionali nel Tiro con l’Arco farà una disamina sul futuro dello Sport paralimpico in Italia dal titolo “# Sport per tutti”. Non mancherà di dire la sua Paolo Poddighe che incentrerà il suo contributo sui l’attività paralimpica in Sardegna. Si comincia alle 10 fino alle 13,00.
PARLA PAOLO PODDIGHE, IL PRESIDENTE DI TUTTI
Se il Presidente del Coni Gianni Petrucci gli ha conferito prima la Stella al merito sportivo di bronzo, e dopo quattro anni quella d’argento, significa che dietro quel riconoscimento c’è tanta passione e dedizione. E se poi dal Comitato Paralimpico Nazionale l’hanno esortato a candidarsi come presidente della nuova giunta regionale CIP, allora è chiaro che il sassarese Paolo Poddighe sappia il fatto suo in materia di gestione delle organizzazioni sportive. “Quando prendo impegni mi preme portarli a compimento nel miglior modo possibile” – dice il neo n. 1 del CIP Sardegna. E l’esempio più calzante è dell’anno scorso quando il vice presidente vicario nazionale della Fitarco riesce a coronare un sogno ultraventennale: realizzare un impianto fisso di Tiro con l’Arco a Sassari; l’unico in Sardegna dotato di palestra, campo all’aperto, ubicato all’interno dello stadio Acquedotto. Tutto merito anche dell’invidiabile palmares collezionato dalla società Arcieri Torres Sassari, da lui fondata nel 1987 e che da allora ha centrato 23 titoli italiani, 32 argenti, 28 bronzi. Niente male davvero per un atleta/dirigente che prima di innamorarsi del bersaglio aveva praticato con entusiasmo il judo, arrivando a conquistare la cintura nera primo dan nel 1982. E chi si dimentica poi dell’importante Torneo Internazionale Guido Sieni, dove Paolo Poddighe affiancava nell’organizzazione il patron Franco Sieni?
Da lì una escalation inarrestabile di cariche sportive ma anche politiche (all’interno del consiglio comunale sassarese). Dopo aver ottenuto il patentino come allenatore e nazionale dalla Fitarco, il presidente regionale del CIP scala le gerarchie della federazione ricoprendo per due quadrienni olimpici l’incarico di vice Presidente e per gli altri due successivi quello di vice Presidente Vicario.
Grazie al Tiro con l’Arco l’unico lago naturale della Sardegna, il Baratz, vicino ad Alghero, è diventato location ideale per gli arcieri di fama internazionale.
Dall’agonismo alla politica sportiva il passo è stato breve..
Nel momento in cui ho formato gli Arcieri Torres, di fatto qualcuno si doveva sacrificare. Diventata una delle società più importanti d’Italia per quanto riguarda l’attività giovanile e avendo tante conoscenze nel territorio, la candidatura è arrivata quasi automatica
Fino a quando non è arrivata la proposta per il CIP sardo..
Non è stato semplice accettare perché oltre a ricoprire il ruolo di vice presidente vicario della Federazione, seguo l’attività giovanile di tutte le squadre nazionali. Impegni non indifferenti considerato che ho da seguire pure il mio lavoro vero e proprio.
Come si è fatto conoscere dai vertici del Cip Nazionale?
Nel 2011 ho presieduto il comitato organizzatore del Campionato Europeo Para Archery di classe ed assoluto, disputato a Sassari. Fu una gran bella competizione sportiva e in quell’occasione conobbi Luca Pancalli. E poi la nostra è stata una delle prime sei federazioni che ha integrato l’attività paralimpica. E quindi siamo arrivati a triplicare l’attività. All’interno della Fitarco abbiamo sempre riservato ampio spazio ai disabili.
Dopo l’elezione del 21 giugno, si è messo subito a lavoro. Che situazione ha trovato?
Disordinata e confusa. Con tante persone competenti e di buona volontà che svolgono attività sportiva a tutti i livelli nelle federazioni. Ma mancava una figura che li coordinasse.
E poi?
Ho ereditato una situazione contabile disordinata soprattutto nel rapporto con le istituzioni, con cui il Cip ha a che fare di continuo. Dall’Unità spinale, all’Inail, alle associazioni di volontariato, alla parte delle invalidità civili, la regione, i comuni etc. Questo era il panorama con tanto da costruire, senza neanche un briciolo di materiale pubblicitario. E la fase di cambiamento del CIP in ente pubblico era già cominciata.
Come è riuscito a venirne a capo?
Essendo fuori dal gioco delle parti, e non avendo rapporti con questo mondo, ho ricostruito un rapporto con tutti, considerato che all’interno si era creata una serie di problemi in cui predominavano gli asti personali. Ho cercato di rimettere in gioco tutti, ognuno per la sua competenza, cercando di costruire ciò che effettivamente serviva al movimento sportivo che ovviamente aveva solo da perdere con queste beghe dirigenziali.
Si sono visti risultati immediati?
In un mese sono riuscito a ricostruire i rapporti, specie con la Regione. Ho fatto recuperare le risorse in sospeso per l’attività già svolta. Abbiamo dato corso alla liquidazione dei debiti verso quelle persone che avevano svolto attività nel 2013 – 2014.
E poi abbiamo impostato la programmazione dell’attività 2015: secondo semestre e quella del prossimo anno, fino al rinnovo del prossimo consiglio.
Nei programmi immediati cosa bolle in pentola?
È importante dar corso alle giornate paralimpiche che ci consentiranno di consolidare il rapporto con il territorio. Ci stiamo muovendo su una serie di protocolli d’intesa con le associazioni di volontariato e con gli istituti sportivi. E poi in questo momento era importante chiudere la partita con un convegno che servisse a far capire a tutti quale è la nuova natura giuridica del Cip.
E nel 2016 cosa succederà?
Stiamo mettendo in campo una programmazione che permetta l’organizzazione di una serie di convegni conoscitivi. La giunta CIP è nata infatti con un presupposto: allargare la presenza e le competenze su tutto il territorio regionale. Stiamo redigendo un progetto con la Fondazione Banco di Sardegna sulla disabilità nelle scuole, con la partecipazione dell’Inail e delle federazioni. Ci piacerebbe organizzare in tutte le province dei corsi di formazione su come il mondo della scuola si può rapportare con l’attività sportiva per disabili.
Paralimpici e normodotati possono finalmente costituire un blocco compatto?
La nuova legislazione prevede che lo sport sia diviso tra attività paralimpica e olimpica. La prima sarà quella che seguiremo noi, in stretta sinergia con il Coni che seguirà quella olimpica. Sono convinto che lo sport paralimpico non possa viaggiare da solo, perché non è solo assistenzialismo, ma si deve integrare con lo sport dei normodotati. E insieme fare un percorso di crescita culturale e sportiva.
Cosa dire agli scettici?
Mi rivolgo soprattutto a coloro che hanno un background impostato sul vecchio corso. Una volta eletto sono diventato il presidente di tutte le federazioni, di tutti gli enti di promozione e di tutto quello che è il movimento che comunque è di supporto allo sport paralimpico disabili. Non escluderò nessuno, vorrei che anche i più dubbiosi lo capissero.