Tradizione: bellezza da conservare.
Tradizione: bellezza da conservare
di e dal Blog: caffealvetriolo
Non è una recensione #2
Tramandare significa trasmettere nel tempo, attraverso le generazioni. È derivato di mandare, col pref. tra-. Ricostruiamone l’etimo: mandare viene dalla forma omografa latina e significa affidare, tra- significa al di là, e arricchito dalle forme affini italiane di ‘oltre’ (fonte: Devoto-Oli 2015). Letteralmente, quindi, mandare al di là, oltre.
Qualche tempo fa una cara amica, durante una delle nostre conversazioni telefoniche, mi ha fatto una richiesta e mi ha posto una precisa domanda. Questa è la mia risposta.
In un’isola adagiata nel Mediterraneo, apparentemente tranquilla e rigogliosa, vengono tramandate di padre in figlio una cultura e una tradizione millenarie.
Un’isola dove Madre Natura si presenta all’uomo nella sua prodigalità ma anche nella durezza più estrema, con terreni aridi, boschi fitti, percorsi impervi, cui l’uomo, solo con il suo ingegno e la fiducia negli dei, riesce a far fronte e a superare le sfide quotidiane.
In questa cornice, contemporaneamente benevola e selvaggia, vive da millenni un popolo fiero, dedito al sacrificio, al lavoro duro e a mantenere fede alla promessa ereditata dai padri di conservare nella memoria di chi verrà dopo la tradizione.
E in questa cornice si muove Airam, sacerdotessa e custode di un antico culto lunare. Airam officia i riti alla Luna davanti alla sua gente, allevia le sofferenze fisiche e dell’anima ma non riesce a placare il suo di dolore: la vita le ha dato in dono figli maschi belli e forti, cui ha tramandato la liturgia del culto e che ha educato nella consapevolezza del loro ruolo ma cui non ha trasmesso i proprio poteri, di cui potrà essere depositaria solo una figlia femmina.
E mai come in questo momento l’urgenza diventa pressante perché l’isola, e con lei la cultura di un intero popolo, è minacciata dall’invasore romano, giunto per depredare, schiavizzare e soddisfare la propria fame di conquista.
Chi salverà la cultura e il popolo sardo? Chi la consegnerà ai posteri? Chi rimarrà a testimoniare lo scempio che si sta perpetrando?
La chiaroveggenza di Airam la rende consapevole che tempi duri arriveranno per la sua gente e che i romani non saranno gli unici a volerla sottomettere. Ma è anche consapevole della fierezza e della forza di questa gente, che difenderà fino all’ultimo la propria storia.
La parte descrittiva è il punto forte della prosa di Pia Deidda e traspare anche in E cantavamo alla luna, suo terzo romanzo, pubblicato nel 2011. Caratteristica probabilmente dovuta a una “deformazione professionale” (laureata in Architettura, è insegnante di Storia dell’Arte), la rende dotata di occhio e attenzione per la composizione dell’immagine di cui riesce a cogliere i dettagli, a immagazzinarli e farli propri e a concretizzarli sulla carta a beneficio dei lettori.
Lo stile scorrevole e originale denota che, prima di essere scrittrice, Pia è avida e selettiva lettrice e questo le ha permesso di giungere preparata alla prova.
Emergono un linguaggio studiato e un uso appropriato e ricercato dell’artificio retorico, cuciti su misura sulle puntuali descrizioni della liturgia, degli ambienti, dei personaggi.
Pia padroneggia la tecnica narrativa e imbastisce la sua prosa con innesti di poesia. I dialoghi sono poesia. È poesia in prosa!
Complimenti Pia, novella Airam.
Il titolo del post è una citazione da Ezra Pound: The tradition is a beauty which we preserve and not a set of fetters to bind us.
© Monica Arianna Zanetti 2015
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Blog di Gilda Lomonte attualmente traduttrice e giornalista a Barcellona e Monica Arianna Zanetti traduttrice, entrambi di Torino.
Il blog si occupa di interviste e recensioni di letteratura, soprattutto in lingua italiana, spagnola e tedesca.
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