frSuggestioni : La Francia

 

I miei primi ricordi sono nonno Contu e siu Tomaseddu, di parte materna, e siu
Tomasu, di parte paterna, che erano partiti e tornati da una terra lontana…la
Francia…terra di rifugio e di salvezza dove si erano guadagnati il pane nelle
miniere di carbone vicino a Lille.
Per questo, nei miei frequentissimi viaggi oltralpe, visitavo questa terra di
emigrazione con lo stesso sentimento raccolto e rispettoso con cui si entra in
una Chiesa, in un santuario o ci si avvicina ad un monumento che ricorda pagine
di storia scritte col sacrificio e con la fatica.
Vivono ancora, in terra francese, molti ierzesi. Nelle città e nei paesi più
lontani. Molti parlano il sardo con comiche inflessioni, usando parole per noi
ormai desuete, ma che ricordano come parlavamo mezzo secolo fa, col linguaggio
dei nostri nonni.
Questa e’ la Francia che amo, con ammirazione e gratitudine. Per questo mi piace
parlare il francese e sentirlo parlare al telefono, veloce e quasi
incomprensibile, da mia figlia che si e’ formata come medico tra Parigi e Lione
e dove andavo a trovarla spesso.
Per me era bello riabbracciare mia figlia e, nel contempo, riannodare il
rapporto affettuoso con la terra che aveva consentito a persone care di trovare
pane e cultura.

La Francia, Parigi, oggi e’ la capitale dell’angoscia e della speranza di un
mondo ferito; ed e’ in piazza, lungo le strade che conosco a memoria, per
difendere la libertà sua e di tutti, colpita dalla strage di giornalisti
colpevoli solo di esercitare il diritto alla satira e dal massacro di cittadini
innocenti, che avevano l’unica colpa di essere ebrei. Un cerchio infernale che
ha saldato tra loro due sentimenti basati sull’odio: contro la cultura
occidentale e contro un popolo disperso.
La Francia ha circa 4 milioni di cittadini di origine araba e 600 mila di
origine ebraica, la più grande comunità israelita in terra europea. Due comunità
che sono vissute sempre senza problemi, senza odio, a fianco a fianco in
quartieri illuminati dallo spirito della pacifica convivenza.
In questo guardino pacifico e’ penetrato il serpente dell’odio razziale,
dell’avversione religiosa che ha scavato un solco profondo di diffidenza, di
insofferenza, di scontro aperto tra i franco-arabi, i francesi e i
franco-israeliti.

Perché ? Abbiamo difficoltà a capirlo.
Contro il nostro mondo si e’ scatenata una crociata alla rovescia che, secondo i
proclami deliranti del nuovo Califfato, vorrebbe impadronirsi delle nostre
antiche nazioni, imporre la Sharia, tramutare le chiese in moschee, tenere le
donne soggiogate e ghettizzate.
Leggo interpretazioni nuove, e non so se vere.
E’ possibile che l’Islam voglia allargare il Califfato dei tagliagole in tutto
il mondo, in una Umma totalizzante, mentre noi occidentali indulgiamo nella
visione arretrata di un universo di nazioni separate e in contrasto tra loro?
E’ possibile che in realtà la vera guerra in atto e’ quella tra fazioni
dell’Islam e che con gli attacchi all’occidente si vorrebbe punire chi si
schiera alternativamente a fianco di uno dei contendenti in base agli interessi
e agli intrighi della geopolitica?
E’ credibile che la fazione estremista dell’Islam sia equiparabile alle nostre
Brigate Rosse e che possa essere sconfitta solo quando una Rossana Rossanda
islamica avrà il coraggio si dire che gli “islamisti che sbagliano” non sono
sconosciuti, ma appartengono all’album di famiglia ben nota della grande
famiglia islamica?
Ha ragione il filosofo Severino quando afferma che la crisi tra la cultura
islamica medievale e quella cristiana nasce dalla nascita della modernità, che
impone la visione critica del mondo, che l’Islam non ha mai accettato? E che
sarà la tecnologia a imporre la svolta moderna decisiva al mondo islamico,
ingessato in un sistema di valori immutabile? Ma potrà sopravvivere alla scossa
modernista questa società teocratica?
Mi convince di più la tesi che il terrorismo contro il proprio paese sia solo un
modo per immergersi in un’identità che colma l’assenza di valori…ecco perché
alcuni ragazzi passano dal rap all’Islam radicale, dalla passività sociale alla
politica intrisa di fanatismo. Un nuovo nazismo che nasce non dalla povertà
delle periferie urbane, ma dalla mancata integrazione…anche il nazismo e il
fascismo nacquero e attecchirono in una civilissima Europa devastata dalla
grande guerra.

Vivo le stragi di Parigi come una profanazione del tempio della libertà, come se
fosse scoppiata una bomba a Notre Dame, o a san Pietro o a Westminster.
E questa sensazione la leggo nel volto degli uomini di stato accorsi a Parigi.
Hollande riceve i capi di stato del mondo in piedi, in cima alla scalinata
dell’Eliseo.
Riceve gli amici che lo incoraggiano. Li abbraccia con affetto, per un attimo il
suo viso si fonde con quello di Angela Merkel, abbraccia il presidente della
martoriata Nigeria, parla fitto fitto con Renzi….decine di capi di Stato
giunti da tutti i continenti…tra questi re Abdullah di Giordania, un
discendente diretto del Profeta che gli assassini pensavano stupidamente di
difendere…da chi, se non dalla loro stessa follia di fanatici sanguinari.
Eccoli.
Un milione di persone che sfilano fianco a fianco senza fucili, con l’idea di
un’Europa civilissima…seguono i rappresentanti del mondo, stretti tra loro,
sottobraccio come i nostri partigiani nelle città liberate. Ricordo altre
sfilate a Parigi…come quella negli Champs Elysees guidata da Charles de
Gaulle dopo la sconfitta del Nazismo, ma allora si celebrava una guerra vinta
mentre oggi se ne inizia un’altra, più lunga, contro un altro nazismo.
Vinceremo anche stavolta e ne siamo consapevoli, perché la barbarie non può
fermare la civiltà, la ricerca della dignità, della libertà, dell’uguaglianza,
della convivenza.
Sfilano insieme i nemici di una vita, condannati comunque a fare la pace:
Netanyahu e Abbu Mazen…mi dicono che anche Hamas ha condannato la strage, ma
non ci credo e neppure trovo la notizia sui tre quotidiani più letti
d’Italia…troppe volte questi fanatici hanno ballato quando le bombe colpivano
le comunità ebree.
Ma gli ebrei assassinati nel market kasher non riposeranno in Francia, li
seppelliranno sul Monte degli Ulivi, a Gerusalemme …un gesto dettato
dall’amarezza verso una patria, oggi ferita, che non ama e protegge nello stesso
modo tutti i suoi figli.
Migliaia di cartelli…tra questi “Meme pas peur”…nessuna paura…e lo ripete
una bimba bionda che sprigiona gioia e dopo di lei una signora che si sforza di
parlare in un buffo italiano. Li’ accanto, due cartelli vicinissimi, ieri
impensabili…je suis juif Charlie…e….w l’Islam…belli, commoventi…il
mondo deve vivere nelle differenze che arricchiscono e uniscono.

Passerà l’angoscia di questi giorni e tornerà la vita a Parigi.
E noi non torneremo indietro.
Un pugno di assassini non ci costringerà a rientrare nella foresta della
barbarie.
Non ci priveremo delle nostre libertà, non chiuderemo le frontiere, non
impediremo la stampa di libri irriverenti o di disegni blasfemi. Siamo figli di
una cultura che pone al centro la persona, ci siamo formati alla luce dei
principi dell’Illuminismo, non possiamo e non vogliamo tornare indietro. Solo,
vigileremo meglio per evitare altre tragedie.
Uno dei due cortei percorre il Boulevard Voltaire e nella statua di Marianne a
Republique campeggia il cartello…Je pense, donc Je suis…cogito ergo
sum…Cartesio, il filosofo che salda la matematica alla geometria, che incontra
idealmente il principe del secolo dei Lumi.
Questa e’ Parigi, oggi, questo il mondo che si oppone alle forze cupe della
ferocia ideologica. E qui si respira la consapevolezza di vivere una pagina
storica in difesa della libertà. Oggi, e’ una bella data per gli uomini.

Tonino Serra