Suggestioni: La felicità a tappe
Suggestioni: La felicità a tappe.
Non lo vedevo da qualche tempo.
Un amico di vecchia data, funzionario della ASL, bravo, preparato e onesto. E
un ottimo negoziatore, con cui aveva incrociato più volte i ferri quando facevo
il sindacalista.
Una mosca bianca in questo mondo imperfetto, dove tutto
appare corrotto, irrimediabilmente.
Prendiamo un caffè, di fronte all’edicola
dove Tore ogni mattina mi dice…speriamo bene…e il giorno dopo…aspettiamo
domani…
Lo trovo stranito, questo vecchio amico, come se non ricordi
esattamente cosa deve fare.
Ci sediamo.
Piero ci prepara un caffè. Il mio
amico lo gira lentamente. Poi mi rivolge uno sguardo opaco, pensoso… ho visto
l’elezione di Mattarella, gran brava persona, ci voleva. Ho conosciuto tutti i
presidenti, no, De Nicola non lo ricordo, ma Einaudi, Gronchi, Segni, Saragat,
Leone, Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano…azz, te li ricordi tutti, anche
se salti Pertini…si dieci su undici! Pertini l’ho rimosso, non mi piaceva, un
arruffapopoli che veniva dopo un galantuomo come Leone, messo alla gogna da
delinquenti. Ma non vedrò il prossimo presidente; quando faranno lo scrutinio
dei voti, in un Parlamento molto diverso, non ci sarò più…e dai, smettila, non
sei così vecchio…ho settantotto anni e qualche acciacco, non credo che durerò
un altro settennato…e si mette a ridere, per la prima volta in quel mattino,
pensando a se stesso, Presidente, a vivere per sette anni tra i corazzieri, lui
che con l’età e’ diventato piccolo come un ragazzino delle elementari.
Gli ho
chiesto a bruciapelo…ma sei mai stato contento, se non felice?…contento
spesso, ma senza esagerare, felice quasi mai e comunque per pochi istanti, tanto
che ricordo la sensazione, ma non riesco a descriverla.
Quando va via, Piero si
avvicina per ritirare le tazzine sporche…becciu eh!
Sulla felicità hanno
scritto Haruki Murakami, Luis Sepulveda, Chris Gardner e il nostro Lorenzo
Marone, che delinea diversi tipi di felicità a seconda del passare degli
anni:
– fino ai dieci anni la felicità e’ inventarsi un gioco
– a vent’anni
e’ poter rincorrere la vita inconsapevoli
– a trenta e’ un progetto
– a
quaranta e’ qualcosa che resta
– a cinquanta e’ l’imprevisto che torna a
sorprenderti
– a sessanta e’ la certezza di quello che ti circonda
– a
settanta e’ sorridere davanti ad un album di ricordi
– a ottanta l felicità e’
l’accettazione di ciò che sei stato
Mah, potrei contestare ogni riga, e poi
non mi piacciono gli schemi per analizzare i sentimenti.
Oggi i bambini non si
inventano i giochi, li ricevono in regalo, forse troppi; i ventenni non
rincorrono la vita, ma devono sfuggirne le trappole e le illusioni; il progetto
ormai lo fai a quarant’anni, non a trenta, quando sei senza lavoro e vivi sulle
spalle dei genitori o dei nonni; a quaranta non resta nulla, se nulla hai ancora
avuto; a cinquanta sei troppo cinico per sorprenderti e se capita sei solo
fortunato; a sessanta ti rendi conto che le tue certezze sono state mal riposte
e a settanta ti accorgi che nell’album dei ricordi ci sono anche le attese
tradite e le parole non dette; a ottant’anni accetti ciò che sei stato perché
non puoi fare altro, ma ti secca andartene senza aver visto come andrà a finire
il mondo.
Chiedetevi cos’e’ la felicità e resterete senza parole.
Possiamo
intuirla, perché ognuno di noi e’ stato “felice”, ma non sappiamo descriverla.
Provate a descrivere il saettare di un lampo nelle volta del cielo, che illumina
il creato per poi lasciare che il buio ne riprenda il comando…o il verso
dell’usignolo che vi sorprende e vi incanta e poi tace…o una folata di vento
che modula il sussurro e la rabbia…o il rapido sorriso di chi amate e che vi
riempie il cuore e vi fa stare muti…no, non ci riuscite, ma vi resta
l’impressione di un momento di grazia fuori dal tempo e dal concetto di quantità
misurabili con le normali tecniche della nostra logica matematica.
Credo che la
felicita’ sia fatta di piccoli atomi di emozioni fulminee, di infinitesimali
emissioni di energia positiva…ecco, come nella teoria dei “quanti”…una sorta
di effetto fotoelettrico, cioè l’emissione di elettroni da parte di un metallo
la cui superficie sia esposta alla radiazione ultravioletta…sono i fotoni di
felicità emessi dalla nostra mente quando e’ investita da un’esperienza
esaltante, che ci fa sentire unici a provare la sensazione di totale abbandono
ad una dimensione senza dolore, quasi mistica.
A volte penso che la felicità
piena la si senta solo nei sogni belli, quando riprendi contatto con un te
stesso nascosto nei ricordi privi di dolore. Forse la felicità e’ questo: non
aggiungere qualcosa alla vita, ma rimuovere da essa i pensieri, la tristezza, le
preoccupazioni di ogni giorno…una vita senza il fardello del cuore che batte
più in fretta perché sei insicuro e incapace di affrontarla…la leggerezza che
soppianta la cruda realtà dell’esistenza.
Nell’immaginario poetico, la
felicità forse e’ la sensazione della realizzazione delle occasioni coltivate,
desiderate e mancate…come il triplice abbraccio di Dante all’amico fraterno
Casella, di Tancredi a Clorinda nel duello mortale, di Enea a Creusa che
scompare nella fuga…e di Ulisse alla madre Anticlea, che vedendolo nell’Ade
piange perché pensa che sia morto:
Io, pensando tra me, l’estinta madre
Volea
stringermi al sen: tre volte corsi,
Quale il mio cor mi sospingea, ver lei,
E
tre volte m’usci’ fuor delle braccia
Pensate alla felicità di
quell’abbraccio, se non fosse stato negato.
Un lampo di benessere totale, che
poi ricordi e che ti salva ogni giorno.
Anche la pioggia dura poco, ma lascia
la valle pronta a riempirsi di erba e di messi.
La felicità e’ anche la
dolcezza del ricordo, che non sempre e’ tristezza.
Il ricordo che ti fa
apparire perfetto, capace di donare affetto, di rendere felici gli altri.
E se
allora la felicità fosse il semplice dono di se stessi? Se fosse il grazie che
vedi nel povero che soccorri, nel malato che ti guarda con speranza? Se fosse
questo scambio umano di sensazioni positive, immediate…che trovi anche negli
animali che ci sono cari, se ne allievi le sofferenze e ne vieni ripagato con
uno sguardo sconvolgente di sensibilità divina.
O forse felicità e’ sinonimo
di serenità, chissà.
La serenità che provi quando torni a casa stanco e triste
e ti avvolgono gli affetti…o quando hai fatto bene il tuo lavoro e sai che
questo vivrà oltre la tua vita.
O forse e’ semplicemente la curiosità
appagata, un problema risolto, un mondo chiuso che improvvisamente si apre alla
tua intelligenza.
Oppure accettare il tuo cambiamento, che non sta negli anni,
ma nella tua mente di uomo vigile e pronto a imparare. Come chi vaga in una
montagna e trova fonti diverse nel suo andare, capaci di ristorarlo e di
spingerlo ancora più avanti.
Ho scoperto, alle soglie dei settanta, che non
siamo frutto semplicemente dei geni, del DNA, che non siamo un Genoma inchiodato
passivamente alla nostra eredità paterna…no, siamo frutto di milioni di
mutazioni legate al mondo esterno, oggi inserite nell’Epigenetica, che
tramandiamo ai nostri figli e influenzeranno la vita dei nostri nipoti. Siamo il
mosaico di tempi primordiali, rimodellato ogni giorno per essere consegnato alle
generazioni future.
La natura non si accontenta solo di prendere atto della
selezione naturale, ma ci muta, ci plasma ogni secondo, ci arricchisce con
codici di comportamento scolpiti nella biochimica che erediteranno i nostri
discendenti. Lamark che supera Darwin, Jung che cancella Freud…il sedimento
dei ricordi ancestrali che si rigenera nel tempo.
Ecco, sono felice di essere
un fiume di cellule unite dallo spirito, in continuo cambiamento, capace però di
aspettare l’incontro con un atomo di totale perdita di ogni logica e sede di
emozioni, di sentimenti…in una pagina di un libro, in un verso pescato a caso
da un libro chiuso da tempo, in una foto su fb che ricorda un volto amico…che
sia questa la felicità…le piccole sensazioni, che ci distaccano dal mondo
esterno per farci entrare nel nostro universo interiore, infinito e reso caldo,
vivo da lampi di luce?
Tonino Serra