Suggestioni: I colori del grigio .
Suggestioni: I colori del grigio .
Come i gatti cercano d'inverno il punto più caldo della casa o quello più
nascosto e sicuro di fronte ad una visita improvvisa o al trillo prolungato e
impaziente del campanello, così mi ritrovo a cercare in casa mia l'angolo più
adatto a sentire il battere della pioggia o il fischio del vento, che mi sono
impediti dalle finestre con vetrocamera o dalle pareti isolanti.
Nella casa dove abitavo da studente, il vento fischiava con tanta forza da
buttare giù i coperchi degli avvolgibili che, essendo di latta pesante, uno
giorno rischiarono di decapitarmi. Eppure era bello essere svegliati la notte
dal sibilare del vento o dalla pioggia.
Per questo, mi piace tornare a Ierzu nel tardo autunno o in inverno…per
assaporare il linguaggio della natura che ha i suoi ritmi, i suoi colori,
immutabili nel tempo.
Ieri notte, ospite di Gianfranco, dopo una cena ricca di buoni sapori e
dell'affetto di una vecchia amicizia…fino all'una abbiamo guardato fotografie
della gente del paese e dei luoghi dell'anima…zio Peppino Basoccu, Albino
Piroddi, la prima Topolino, la guerra d'Africa, i Balilla…e le Balille, come
diceva un centurione…le feste, le chiese, le case ormai scomparse.
Quando sono uscito mi ha accolto un vero e proprio diluvio, come quelli che
piacciono a me, quando la natura si scatena ignorando le paure dell'uomo e forse
divertendosi della sua improvvisa insicurezza. Una pioggia continua e battente,
che a volte bussava sui vetri tenendomi sveglio…mentre un vento non troppo
forte la spingeva sull'edera che ormai avvolge il vecchio ingresso della casa in
rovina di siu Peppinu.
E' piovuto fino alle sette e le strette strade del paese erano torrenti in
piena.
I campi vicini rilucevano, gli alberi levavano in alto braccia spoglie. I gatti
meravigliosi e selvatici di siu Paulu, avevano occhi luminosi sotto il forno di
sia Marianna.
Il cielo era di piombo, carico di nuvole colorate di tutte le anime del grigio.
Se noi umani vogliamo definire la mancanza di colore parliamo del bianco o del
nero, se intendiamo parlare di un colore impreciso, oscillante tra la linea
dell'afasia del cielo e il suo trionfale linguaggio colorato, ci rifugiamo nel
grigio…una dimensione sfuggente, la negazione degli antichi concetti del si o
del no, una sorta di insicurezza cromatica che diventa mondo soffuso, sfumato.
Una realtà dell'indeciso, dell'attesa, dell'inquietudine.
E invece il grigio esiste solo in letteratura, nella psicologia, nel linguaggio
inadeguato dei politici, ormai incapaci di affermare con sicurezza le loro
convinzioni.
Una sorta di sfumatura dannata, un si che non e' più tale ed un no, subito
smentito.
Il dubbio dal sapore bizantino dopo il trionfo delle certezze della civiltà
romana.
Furono i Romani, nel 451, a scrivere su Dodici Tavole le regole indiscutibili di
diritto privato e pubblico, non interpretabili in modo arbitrario…quod lex
voluit dixit…questo si, questo no…poi venne: "il si, sia si e il no sia no"
del Nazareno…che non e' il patto tra Matteo e Silvio. Dopo queste
codificazioni scritte del diritto romano, le prime dopo quelle di Hammurabi, ci
si mise Giustiniano con leggi non più così chiare…dove il si e il no furono
sconfitti dal "forse".
Una civiltà antica sopravvissuta ai barbari e sconfitta da un cavillo.
Il grigio che vedo oggi nel cielo di Ierzu, e' pieno di colori.
Mi accompagna lungo la vecchia orientale, che continuo a percorrere andando a
Lanusei per non infilarmi nel tunnel di Cuaddazzoni. Mille volte meglio le curve
di Bage Niedda e di Carcu, tra i colori dell'autunno che assumono le tinte del
sonno invernale e il fiume che compare a tratti nel suo letto di sabbia, bianca,
non ancora ravvivata dalla pioggia recente.
E mi viene incontro, questo grigio colorato, nel rettilineo che porta a San
Paolo, con lo sfondo di un alto pilone dell'alta tensione, una ragnatela
d'argento sul cielo.
Il grigio e' più bianco se le nubi si sfilacciano all'invasione del sole lontano
e nascosto; e' più scuro…ardesia…se si addensa in promesse di pioggia o se
copre lo sfondo delle foreste o sorge delle cime di roccia come dai coni
vulcanici…e' scintillante se un vento invisibile ne assottiglia la minaccia di
tempesta, e' opaco come il te' verde o pieno, caldo se assume il colore della
cenere del camino…e, come uno specchio rovesciato, riflette in un colore rosso
chiaro i tetti alti.
Trovo il grigio silenzioso e discreto, educato, pronto a farsi da parte senza
offendersi ai primi raggi di sole, facendo da sfondo teatrale all'arcobaleno,
che ricorda all'uomo l'eterna alleanza e la speranza dopo la tempesta.
Come al solito la psicoanalisi le spara grosse. Dice che "chi predilige il
Grigio ha un carattere che poco si adatta alle circostanze, con il rischio di
essere messo in disparte, accrescendo così quella sensazione di inadeguatezza
che lo porta a comportarsi in modo disinteressato verso tutto ciò che fa". Poi,
questi scienziati di contraddicono clamorosamente: "Chi rifiuta il Grigio è in
un perenne stato di tensione e ha paura di tutto ciò che non è tangibile o
ignoto". Insomma, mettetevi d'accordo, cari colleghi…
Secondo me sono tutte stupidaggini.
Io sto bene con i colori autunnali e non ho nostalgia della calda estate.
Il grigio, con le sue sedici tonalità, dal grigio ardesia all'argento al platino
al te' verde, mi carica, mi rinfranca, mi fa amare di più la Terra.
Forse era così Anteo, re di Libia, un gigante figlio di Poseidone e di Gea. Egli
era praticamente invincibile finché rimaneva a contatto con sua madre, la Terra,
che gli restituiva le forze ogni volta che la toccava. Fu sconfitto da Ercole,
che riuscì a strangolarlo tenendolo sollevato dalla Terra…lo stacco' dalla
madre e solo così poté ucciderlo.
Il mito, che forse esprime l'insopprimibile legame con la Natura.
Tonino Serra