L’astronave giunse in quella città denominata dai terrestri Kar Alis, città bianca della roccia. Un tempo in quel luogo c’erano delle colline, come il Monte Volpino ed il Viale del Buon Cammino,  dove tanti animali e tanti alberi li rendevano rigogliosi, vivibili e ristoratori di rinfresco e ricchi di ossigeno. Le famiglie portavano i loro bambini a giocare nei verdi parchi, a passeggiare tra i pini d’Aleppo ed osservare la creazione della natura e gli animali medesimi. Gli animi e le coscienze degli abitanti si nutrivano di pace ed armonia nei loro cuori e gioivano del colore verde che con la sua frequenza dava vitalità ai loro corpi. Sulla vetta del Monte Volpino dominava una statua di un terrestre vissuto in altra era che con la mano tesa verso il cielo ringraziava il grande Spirito Creatore che aveva divinamente organizzato la materia di quel mondo con geometrie fisiche e biologiche che quei terrestri ne cercavano di capire e carpire le leggi. Quel terrestre veniva chiamato San Francesco e scrisse dei Cantici e poesie che declamavano quell’ordine che il Gran Creatore e Architetto del Mondo aveva disegnato per quel pianeta e che in quella galassia denominavano Terra, Gaia, Gea, Madre, e altri nomi ancora quanti erano i popoli che l’abitavano. Tra gli abitanti di quel pianeta vivevano altri tipi di umani che avevano invece interesse solo per una loro creazione e idea che denominavano con il nome di danaro e profitto e potere. Non erano propensi al colore verde e tantomeno a respirare troppo ossigeno. Seguivano e strutturavano delle leggi che essi stessi denominavano protocolli Aslatici e non pensavano ai bambini che un domani avrebbero abitato il loro stesso pianeta e respirato meno aria pulita e giocato gioiosi in quei parchi e giardini. La città iniziò a vivere le stagioni del ciclo vitale con estati torride ed inverni caldi, perché quei protocolli avevano decretato le leggi del profitto e del danaro portando alla soluzione finale di eliminare gli animali e gli alberi perché troppo impegnativi e costosi nell’essere curati ed amati.  La città ed i bambini iniziarono a diventare tristi. Non pioveva più, e l’aria diventava irrespirabile. I canti degli uccelli e dei bambini erano svaniti per lasciare posto ai rumori del traffico delle automobili. Kar Alis, che viveva tra i colori del verde degli alberi e degli uccelli del Monte Volpino, che portavano la gioia ed il sorriso, lasciarono posto all’oscurità della tristezza ed al colore nero della signora Morte. L’astronave sostò per un momento in quella città, ma mancando il colore verde della vita, proseguì  il suo viaggio verso altri mondi perché il pianeta Terra piangeva di infinita tristezza.  Il comandante dell’astronave riferì ai suoi superiori che quel pianeta non meritava che quella specie animale denominata “umani” governasse e abitasse il suo suolo. Quella razza aveva depredato la natura per i concetti di danaro e profitto rendendo il Monte Volpino, una volta deposito di armi e scorie militari ed altre volte pseudo parco. Era diventato un cimitero per animali. Il Viale Buon Cammino nel mentre era diventato Viale del Pianto e dell’Anidride, perciò non vi era alcuna ragione per sostare in quella città e pianeta Terra che veniva devastato, bruciato e reso desertico dai suoi stessi abitanti.