Bisogna fare uno sforzo immane per traslare sorrisi angelici e movenze fatate dal lato rabbioso e aggressivo che a quanto pare rappresenta il fulcro di un quinto posto olimpico ribadito dalle nuotatrici sincronizzate italiane dopo quello ottenuto cinque anni prima a Rio de Janeiro.

Eppure basta riflettere un pochino su privazioni e sofferenze patite da chi si dedica ad una disciplina richiedente cure maniacali su un’infinita lista di attitudini tale da far desistere il più temerario degli agenti segreti, per intuire che in era Covid i travasi di bile rappresentano una costante ancor più marcata.

Durante finale squadre free in Giappone (Foto Giorgio Scala DBM)

Nonostante un quotidiano vissuto in assetto guardingo per evitare insidie e trabocchetti, il team azzurro è rientrato appagato dall’Estremo Oriente dopo aver interpretato al meglio coreografie e musiche della seconda prova, meglio definita routine libera, che gli ha permesso di scavalcare il Canada.

Tra le magnifiche otto capaci di modellare sopra e sotto il livello dell’acqua figure d’alto impatto emozionale c’era anche una vigorosa rappresentante della comunità sarda, l’impavida Francesca Deidda, dal vissuto campidanese arricchito di sangue ogliastrino. L’atleta della Promogest Cagliari, in forza anche alle Fiamme Oro, vanta un curriculum invidiabile con l’argento a squadre conquistato nel 2019 ai mondiali di Gwangju. In precedenza altro argento di squadra colto agli Europei 2016 a Londra e nello stesso anno si registra anche la sua prima partecipazione ad una manifestazione olimpica. Ma nel carniere personale, Francesca può andare fiera anche dei due bronzi continentali nel combinato a squadre conquistati agli Europei di Eindhoven 2012 e Berlino 2014. Senza contare altri traguardi giovanili di un’attività internazionale cominciata nel 2008.

In posa a Tokyo

L’allenatrice della Promogest Anna Abate si mostra particolarmente felice della seconda olimpiade vissuta da Francesca: “Ha passato due anni estremamente difficili – dice – lontano dalla casa e dagli affetti, costretta in una “bolla” protettiva nella totale precarietà con continui cambi di programma e tante incertezze sino all’ultimo. Sono molto felice e orgogliosa di lei che ancora una volta ha dato dimostrazione della sua tenacia e delle sue capacità”.

FRANCESCA DEIDDA: “LO SPIRITO MAGICO DEI GIOCHI NON È STATO INTACCATO”

Si chiama “routine”, ma ad onor del vero la seconda prova olimpica sciorinata da Francesca e le sue compagne Beatrice Callegari, Linda Cerruti, Costanza Ferro, Domiziana Cavanna, Costanza di Camillo, Gemma Galli, Enrica Piccoli, ha incarnato qualità straordinarie che hanno convinto i componenti della giuria formato cinque cerchi a confermare l’Italia come quinta potenza olimpica. Certo, le colleghe russe, cinesi, ucraine e giapponesi sembrano per ora inattaccabili, ma non è mai detta l’ultima parola, perché quest’ultima iniezione di fiducia potrebbe sortire effetti incredibili. E l’atleta sarda è pronta a rimettersi in discussione: “La gara in sé è stata “complicata” dopo l’esercizio libero in cui inaspettatamente il Canada ci è passato davanti – commenta Francesca Deidda – e per l’ennesima volta ci siamo rimboccate le maniche; il giorno dopo siamo entrate in acqua con la giusta cattiveria per prenderci il posto che ci spettava. Non possiamo che essere soddisfatte”.

Seconda partecipazione olimpica per la sardissima Francesca Deidda

Vi chiamano il Ringhio Team..

Non è stato per niente facile, ma alla fine siamo arrivate fino a lì, abbiamo combattuto come le Guerriere che rappresentiamo nella routine libera olimpica.

Complice il Covid-19

Come per tutti, sono stati due anni difficili a causa della pandemia che ha creato continue incertezze durante il cammino che ci ha portato a Tokyo.

Qual è stato l’impatto con la manifestazione nipponica?

Temevo che sarebbe stata un’olimpiade totalmente diversa da quella vissuta a Rio, proprio a causa del covid, ma in realtà l’organizzazione è stata talmente efficiente da far vivere comunque lo spirito magico dei Giochi.

Routine tecnica per le sincronette italiane (Foto Giorgio Scala DBM)

E’ stato davvero tutto perfetto?

L’unica grande mancanza è stata l’assenza di pubblico: entrare in piscina, alzare lo sguardo e vedere gli spalti totalmente vuoti è stato davvero strano. Per fortuna abbiamo sentito il tifo e l’affetto di chi ci vuole bene anche da lontano, dall’Italia e nel mio caso dalla Sardegna.

La potenza del collettivo

E ora?

Ora spero solo che la situazione covid nel mondo migliori per poter tornare a vivere con più serenità. Nel frattempo mi godo vacanze e riposo e poi si vedrà.