Monumenti dimenticati: Il pozzo Sacro di “Su Presoni” a Cardedu.
Area archeologica di Cuguddàdas.
Nella regione collinare di Cuguddàdas alle pendici del Monte Arìsta e di Punta Cuguddàdas a ridosso della cresta da cui dominava l’ormai demolito nuraghe di Is Follas, sulla linea di frattura, sorge il pozzo sacro di Su presòni. Esso è ubicato a destra della strada che dall’area di San Paolo conduce alla spiaggia di Musèddu.
Unico, del suo genere nella piana ogliatrina, il pozzo sacro, nonostante gli scempi condotti da clandestini e tombaroli, è ancora in buono stato di conservazione. Nell’area adiacente al pozzo si sono individuate le tracce di due probabili insediamenti, uno a est l’altro a nordovest della linea di frattura su cui s’impianta l’edificio religioso. Ma è pure probabile che si trattasse di un unico insediamento articolato in due ambiti differenti di maggiore o minore pertinenza topografica e funzionale al pozzo. Questo non doveva avere solo un valore sacrale ma, con molta probabilità, anche pratico, di risorsa idrica cui attingere. Risale agli anni Cinquanta l’attestazione bibliografica di una tomba dei giganti in prossimità del villaggio e del pozzo, quasi a confermare ulteriormente un insediamento stabile e non finalizzato alla presenza del pozzo sacro.
Esso rispecchia lo schema costruttivo canonico di questi edifici cultuali, sia nella composizione che nello sviluppo delle parti compositive: atrio rettilineo, ingresso, scala con copertura scalare architravata, camera a tholos. Le murature residue, il cui punto più alto attualmente è rappresentato dalla lastra che chiude la tholos del vano camera, sono nascosti, all’esterno dal terreno di riporto e dalla vegetazione. Fa eccezione parte della zona prospettica che rimane sul piano d’interramento per un’altezza poco superiore ad un metro corrispondente all’altezza calcolata sull’architrave dell’ingresso. Qui si apre l’ingresso alla scala con apertura esposta a nord nordovest, a luce trapezoidale sormontato dall’architrave ben lavorato, quasi squadrato. Il vano scala, lungo quasi quattro metri, è coperto da una serie di nove lastroni, ben lavorati, i primi tre disposti a solaio piano, gli altri sei in ritiro scalare. Non c’è più alcuna traccia degli scalini che conducevano alla camera del pozzo. Con molta probabilità sono stati asportati da ignoti, a meno che non siano ancora in situ sotto il materiale terrigno che ingombra l’accesso all’interno dell’edifico sacro. La camera del pozzo ha una forma quasi circolare, le pareti sono realizzate da un paramento di blocchi in granito sbozzati sommariamente, disposti in opera poligonale. La copertura a tholos è conclusa con un unico blocco. Da notare che come materiale di rincalzo è stato usato il basalto (oltre al granito ed al porfido), materiale litico assente nel territorio di Cardèdu, presente solo nell’altopiano di Tèccu a Barisàrdo. Nell’architrave dell’ingresso al vano scala si notano alcune incisioni raffiguranti esseri antropomorfi stilizzati.
Il pozzo sacro Su Presoni è vincolato con decreto secondo la LN 1.089 del 1.6.1939. Nonostante ciò, il monumento oggi, purtroppo, versa in condizioni precarie; totalmente ignorato dall’amministrazione comunale, che sottovaluta l’importanza di questo gioiellino architettonico, un unicum in Ogliastra, meriterebbe di sicuro un trattamento più decoroso. Oggi, infatti, cercare di raggiungere il pozzo è un’impresa assai ardua, in quanto manca del tutto la segnaletica ed un sentiero per raggiungere l’area archeologica. Ci si può arrivare solo con una buona dose di fortuna intuitiva ed un “machete” per aprirsi la strada tra rovi ed arbusti…Un vero peccato.
Paolo Concu.