Mister Gaetano Bracciale e il suo Calcio.
Ogni qualvolta che incontro mister Bracciale non posso far altro che ricordare Come i suoi occhi si illuminano quando gli nomini Maradona, che tutto lascia intendere…… Un Uomo prima di un Mister ecco forse svelato il vero segreto di come Gaetano Bracciale riesca con semplicità e serenità a Spiegare ” il come e il cosa” del gioco del calcio alle nuove giovani leve. |
Cosa è il Calcio?
- Il calcio rappresenta per me, la parodia della vita, nel gioco c’è tutto, è la rappresentazione della vita di tutti i giorni, è episodico, dipende da tanti fattori, non basta la bravura, la passione, l’abnegazione, crea entusiasmi ed è molto democratico, tutti lo possono giocare e tutti ne possono parlare, in realtà pochi lo sanno giocare e ancora meno lo capiscono.
Quali sono stati i migliori momenti della sua carriera di calciatore?
- Ho avuto la fortuna di essere cresciuto in contesto di grande tradizione calcistica, il settore giovanile della Turris ha sempre creato talenti, con me giocavano Gautieri, Matrecano, Matrone che hanno giocato in serie A, Acampora, Coppola in serie C per tanti anni, l’emozione piu’ grande è stata debuttare nel derby contro la Nocerina in casa loro davanti a tantissime persone, ma soprattutto per me torrese con la maglia per cui la mia famiglia ha sempre tifato, ripercorrendo la strada di mio zio Enzo che non c’è piu’.
Che cosa lo ha spinto ad intraprendere l’ avventura del mister?
- Fare il mister è un lavoro atipico ed estremamente empirico e per fare bene in una squadra si può partire da angolazioni diverse e poi non è altro che la continuazione dell’attività di giocatore ma da una posizione diversa, personalmente mi è sempre piaciuto anche quando giocavo di sapere di tattica, conoscere l’evoluzione storica che ha avuto il gioco, per me in tutto il mondo si gioca alla fine come un popolo è, anche se il calcio ha sempre anticipato quei cambiamenti sociali che poi nel corso della storia si sono verificati.
Perché proprio nel settore giovanile?
- Perchè i ragazzi sono come un foglio di carta bianco, sei tu che scrivi o fai scrivere il tema di calciatore, con i grandi gli altri hanno scritto al posto tuo ed incidere e convincere gli altri sulle tue idee è complicato, ma nella vita non si può mai sapere, anche se dal principio detto prima non mi piacerebbe rinunziare.
Questa stagione porta a termine un ciclo iniziato tre anni or sono con i giovanissimi elite crede di aver fatto bene e perché?
- Tre anni fa dopo la finale regionale raggiunta mi hanno chiesto di partire da capo con ragazzi che avevano fatto i giovanissimi provinciali, con quel nucleo abbiamo lavorato con grande determinazione e passione e credo che abbiamo raggiunto grandi obiettivi che non sono solo quelli numerici o di
classifica, abbiamo creato una mentalità, una cultura del lavoro che non è solo calcistica, poi alla fine il lavoro non deve essere giudicato per i traguardi raggiunti, ma soprattutto da quanto si è fatto migliorare il ragazzo sotto tutti i punti di vista.
A distanza di quasi un anno cosa si rimprovera o rimprovera ai ragazzi di quella partita contro il Lanusei?
- Nel calcio ci sono corsi e ricorsi storici, quella partita fu condizionata da quello che accadde al piccolo luca, la grande attesa per quella gara ci prosciugo’, arrivammo all’evento dopo aver speso tante energie nervose, mi auguro che quella lezione i ragazzi l’abbiano imparata, speriamo di qualificarci per le fasi finali, quell’esperienza sarà utile.
Quest’anno allena negli elite , ci sono differenze con i regionali della passata stagione e con gli stessi giovanissimi elite di tre anni fa?
- Il campionato elite, ti consuma, le trasferte sono lunghissime, contro avversari di grande valore, la differenza con il campionato giovanissimi elite c’è, oggi negli allievi le dquadre sono piu’ smaliziate tatticamente e fisicamente si gioca un altro calcio.
Gli obbiettivi di questo anno?
- Quest’anno sin dall’inizio il nostro obiettivo è stato quello di qualificarci tra le prime tre in modo da disputare le fasi finali, per adesso siamo in linea con i programmi speriamo di raggiungere l’obiettivo e poi giocarci le nostre possibilità, inoltre alla fine di un ciclo vorremmo vedere qualche nostro ragazzo pronto per prosceni di alto livello.
Parliamo di Francesco Melis è cresciuto con lei ……
- Francesco Melis è arrivato tre anni fa alla San Francesco, insieme al direttore Claudio Cordeddu abbiamo fatto di tutto per far allenare il ragazzo che abita a Tuili, sin dal primo momento abbiamo sempre creduto nelle qualità del ragazzo, ci ha dato tante soddisfazioni non solo in campo, è migliorato e cresciuto come uomo, la sua convocazione in Nazionale è il giusto premio per il nostro lavoro e dei compagni di squadra che lo hanno sostenuto sia al san Francesco che alla sigma, ora speriamo che continui e ci dia il vanto di vederlo giocare in grandi palcoscenici.
Che cosa si sente di consigliare a Francesco?
- Gli consiglio che nel calcio nessuno ti regala nulla, il giusto giudice è sempre il campo, se ha la possibilità è meglio che vada via dalla Sardegna, altrove avrà piu’ visibilità e confronto, ma tutto dipende da lui, dalla sua voglia di sacrificarsi me lo auguro, ma ripeto la testa è tutto, per far bene, bisogna essere sempre sul pezzo e non sottovalutare nulla, facendo grandi sacrifici, le qualità tecniche e fisiche per far bene li ha, per me se riuscisse, sarebbe una grande soddisfazione.
Ci parla di tutta la squadra ?
- La squadra allievi della Sigma ha grandi individualità, ragazzi che hanno capacità fisiche e tecniche, quest’anno piu’ di una volta non siamo riusciti ad esprimerci secondo il nostro potenziale, ma siamo in linea con i programmi e possiamo fare ancora molto bene, non mi sembra giusto fare nomi, ma ci sono giocatori sicuramente di prospettiva.
Finito un ciclo , prospettive future?
- Per il mio futuro in questo momento veramente non so, qui alla Sigma è cambiata la proprietà, quindi inevitabilmente siamo un po’ tutti sotto osservazione, vedremo per adesso sono concentrato per il finale di campionato, una volta terminate le partite mi confronterò con i responsabili della società e serenamente vedremo il da farsi.
Dopo la raffica di domande mister Bracciale parla a ruota libera sul calcio e ci confida il suo pensiero : <<Per finire penso che il calcio ancora mi regala grandi emozioni, ma vedo sempre meno passione e questo mi fa male, sarò anche un romantico ma sono innamorato del calcio di una volta, oggi è troppo televisivo, inoltre nel mondo dilettantistico ci sono delle criticità che andrebbero affrontate duramente, non si tutela più il giovane calciatore, ognuno pensa solo ai propri interessi personali, questo modo di fare senza etica ci rende tutti pessimi esempi per le nuove leve.>>
A questo punto guardiamo l’orologio e ci accorgiamo solo allora del tempo passato in modo piacevole con un Grande Mister e sopratutto di un Grande uomo nella vita come nello sport. Un “Attore” che non può mancare nel grande “Film” del calcio giovanile Sardo. Grazie Gaetano e alla tua passione immensa per il gioco più bello al mondo : Il Football!!!!
Chi è Mister Gaetano Bracciale:
Nato e cresciuto a Torre del Greco. Dopo aver iniziato nell’Aura sport, a 12 anni pur avendo richieste da squadre blasonate lontane, i miei genitori decidono di firmare per la Turris di cui sono stati sempre tifosi, allora in C. Dopo la trafila nel settore giovanile ricco di soddisfazioni, tra cui il titolo nazionale Otto Barassi, nel 1987 debutto in C nel derby contro la Nocerina (con allenatore Amarildo campione del mondo con il Brasile). Nel 1990 pur giocando a quel livello vinco il concorso in Guardia di Finanza e, nonostante le mie resistenze, mio padre gradisce che parta nel corpo nelle fiamme gialle: divento campione nazionale interforze e sono trasferito ad Oristano, dove dopo una piccola parentesi con la Tharros, sono inviato a Cagliari, dove gioco con l’Atletico Selargius, dove inizio anche la carriera da allenatore di settore giovanile. Dopo vado al Selargius 91 dove vinco due titoli provinciali, poi all’Orione 96 ancora campione provinciale. Dopo due anni sabbatici a causa di un brutto male, ricomincio dal Quartu 2000, dove sono anche responsabile del settore giovanile, poi ecco il San Francesco, e ora Sigma.
Adriano Micheli per Medasa.it