Rita Fais

Le interviste di Pia: Rita Fais

Questa intervista all’artista Rita Fais è fatta nei giorni che precedono la sua partenza per Trezzo sull’Adda dove esporrà due sue opere nello spazio di International Contemporary Art, mostra di oltre 1000 opere di artisti provenienti da vari paesi. Questo evento è stato organizzato da Giorgio Grasso e Bosmat Niron e fa parte di una serie di iniziative culturali che ruoteranno attorno all’EXPO 2015 di Milano (http://international-contemporary-art.eu/) da maggio a ottobre.


 

11159544_10205240437283438_7851579195701949900_nD. Come si sente prima della partenza?
R. Emozionata e felice. Hai presente Cenerentola prima del ballo?

D. Porterà due opere. Ce ne vuole parlare?
R. Due opere informali e materiche; sono opere che al tatto ricordano la pietra e la mia terra.

D. Il suo linguaggio artistico è orientato verso la sintesi e l’astrazione, anche quando è figurativo. Come è nata questa scelta stilistica?
R. La mia non è stata una scelta stilistica; il mio modo di rappresentare la realtà è nato con me. Conservo ancora dei disegni di quando frequentavo le elementari e le figure femminili che rappresentavo, avevano tutte questo collo lunghissimo, tanto che Edmea Gramsci, la mia maestra della scuola elementare (nipote di tanto zio ) un giorno, alludendo a Modigliani, mi disse che c’era qualcun altro che i colli li disegnava uguali ai miei, e io con aria innocente le risposi che lui sicuramente mi aveva copiato.

D. Oltre che pittrice anche scrittrice. Al centro del suo mondo la Sardegna. Come riesce a conciliare sardità e modernità?
R. Chi ha detto che non si possano conciliare le due cose? Basta ricordare Eleonora D’Arborea con la carta de logu, oppure Maria Lai. La nostra storia parla; e bisognerebbe ricordare a chi ci considera ancora dei selvaggi che quando altri uomini abitavano nelle palafitte noi sardi costruivamo i nuraghi.

10171732_10205240435843402_8772597779998871021_nD. Come vive una donna in Sardegna la condizione artistica? Parliamo di spazi espositivi nell’isola: esistono?
R. I tempi cambiano, la società pure; tante oggi le artiste sarde, donne che ottengono dei riconoscimenti, vedi Michela Murgia, Savina Dolores Massa, tante siamo… Mi chiede come siamo messi a spazi espositivi, allora diciamo che qualcosa comincia a muoversi e a funzionare, vedi il MAN di Nuoro. Le provincie sarde come Cagliari e Sassari qualcosa offrono, a Oristano da qualche anno la pinacoteca comunale curata dal critico d’arte Ivo Serafino Fenu ha ospitato mostre d’arte contemporanea di elevato livello culturale.

D. Progetti per il futuro?
R. Sì, nel 2016 sono stata invitata in Francia, di nuovo a Milano con una personale, questo per quanto riguarda la pittura, per quanto riguarda la scrittura invece dovrei decidermi a pubblicare il mio primo libro di poesie.

 

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D. Ma chi è Rita Fais?
R. Parlare di Rita Fais come pittrice è un po’ riduttivo. Provo a farmi delle domande e chiedermi chi sono veramente? O a cosa mi sento più portata. Mi sembra un modo giusto per parlare di me stessa. Credo e ritengo di essere piuttosto poliedrica nella mia espressione artistica, se posso permettermi di considerare arte quello che per me è un tornare bambina e con lo stesso entusiasmo imbrattarmi di colori. Sdraiata sul pavimento usando le mani al posto dei pennelli e la terra per sentirmi partecipe alla realizzazione di quello che alla fine del gioco può essere un quadro o anche una scultura che prende il posto dei giochi di un infanzia non troppo giocosa .
Amo l’informale, il materico, l’astratto, ma non disdegno il figurativo. Sin da piccola i miei giochi preferiti erano sporcarmi le mani con la terra delle pozzanghere e modellare con l’argilla dei piccoli vasi che nutrivano la mia fantasia. Avrei voluto iscrivermi all’Accademia delle Belle Arti, purtroppo osteggiata dai miei ho dovuto iniziare presto a lavorare. Questo non mi impedì ugualmente di continuare a dipingere e scrivere da autodidatta con grande passione. Non avendo frequentato nessuna scuola a indirizzo artistico le mie opere sono frutto di sperimentazioni personali senza un’impronta didattica. Per dipingere ogni supporto è buono, dalla tela, alla carta, al legno, al ferro.
Il fatto di non aver studiato mi ha spinto a confrontarmi con artisti che di arte vivevano e insegnavano. Partecipare alle estemporanee di pittura mi hanno dato quella sicurezza che mi mancava e soprattutto mi permetteva di esprimere il mio essere informale gratificandomi.
Il critico Paolo Sirena presentò la mia prima personale al museo di Paulilatino e da allora sono andata avanti da sola con diverse collettive e con mostre personali in Sardegna e fuori dall’isola. Nel 2014 la mostra a Lanciano in Abruzzo mi ha fatto conoscere, durante la mia permanenza, diverse persone interessate alla mia arte, con inviti a diverse esposizioni, come in Francia nel 2016. Mi ha aperto nuove prospettive. Partecipando a un concorso internazionale ho avuto il piacere di conoscere Giorgio Grasso curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, il quale mi chiese di poter vedere altre opere oltre quella che partecipava al concorso “L’arte uccide la mafia”. Raggiunsi Grasso a Porto Rotondo in occasione di una collettiva che lui curava. Vide le mie opere e mi ha invitato a proporle in esposizione a Milano.

Pia Deidda per Medasa.it