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Carmen Salis mi dà l’impressione di essere una donna energica e sempre attiva, indubbiamente creativa. Una di quelle donne, e tante altre ne ho conosciuto in Sardegna, che amano talmente il bello e la cultura che non si costruiscono attorno a loro un mondo egotico ma si compiacciono del lavoro anche degli altri e lo pubblicizzano con passione. Un modo di vedere la cultura molto vicino al mio modo di pensare; scegliere sì la qualità e, quando la si è scoperta, non nasconderla agli altri ma contribuirla a diffonderla.


 

D – Che ne pensa di questa mia considerazione?
R – Penso che ne sono lusingata, è una considerazione alta che mi onora. Sì, ho la certezza che si può imparare respirando e condividendo ogni sapere, ogni emozione che l’arte in ogni sua forma ci può trasmettere. Dico sempre che non so fare bene nulla forse, ma che proprio per questo mi ostino a migliorarmi.

D – Una vita poliedrica, oltre che scrittrice e poetessa, grafica, costumista, giornalista, fotografa. Tutte attività creative. Pensa di avere realizzato un sogno?
R – Da bambina volevo fare la fotoreporter, dicevo. Nasco e cresco in una famiglia modesta, e poco incline a dar spazio alle femmine, che secondo mio padre, erano fortunate perché nella vita dovevano solo preoccuparsi di trovare un uomo che le sposasse. Ho realizzato tanti sogni che oggi sono un unico sogno: sono quello che desideravo diventare, anche se mi hanno ostacolata, scoraggiata e mai presa sul serio.

D- E’ autrice, scritto nel 2014 a quattro mani con Ivan Murgana, del romanzo “Sa levadora” (La maestra di parto sarda). La storia si aggiunge ad altre che negli ultimi anni sono state scritte da altri scrittori sardi e che contribuiscono a rivalutare e conservare modi, usi e costumi del nostro popolo sardo. Una domanda che rivolgo sempre in questo caso: è ancora attuale parlare di questa Sardegna? Quanto è importante per lei salvaguardare una memoria storico sociale?
R – Parlare della nostra Sardegna, di questa Sardegna, è indispensabile, obbligatorio. Non dobbiamo dimenticare il nostro passato, e soprattutto oggi, dobbiamo conservare la memoria che oramai sta scomparendo perché non si tiene più viva. Sono scomparse le narrazioni orali, nessuno ascolta più, perché nessuno ha da raccontare. Io appartengo ad una generazione che ancora aveva la possibilità di chiedere, di ricevere quelle informazioni, che anche se distorte nei racconti  celavano delle verità, ma in realtà non l’ho fatto, sbagliando. I miei figli non sanno nulla del nostro passato, perché io avevo poche storie da raccontare.pia3

D – Il romanzo “Sa levadora” è anche una storia di scelte etiche. La protagonista Pietrina Murtas, ancora quindicenne, decide di aiutare a far nascere un bambino che sarebbe stato indesiderato dalla società perchè concepito in circostanze non accettabili. Quanto è stato funzionale scegliere questa figura femminile per affrontare tematiche come l’accoglienza, la libertà, la lotta ai pregiudizi?
R – Tanto. Quando Ivan Murgana mi chiese di raccontare la storia di Pietrina Murtas, accettai con entusiasmo perché donne come lei ce ne son state e ce ne saranno. Così come ci son stati e ci saranno gli stessi pregiudizi, la stessa diffidenza, l’isolamento del diverso. Lei era una donna che per quei tempi ha avuto il coraggio di azzardarsi a vivere. Perché questo ha fatto: ha vissuto non curandosi dell’ignoranza che la circondava, ha avuto la forza di ricominciare senza mai piangersi addosso, ha dedicato gran parte della sua esistenza agli altri, ha dato ma ha anche preteso di vivere secondo i suoi desideri. Era una donna libera. Una donna qualsiasi. Una grande donna.

D – Può parlarci del progetto editoriale “AmicoLibro” di cui lei è uno degli assi fondanti?
R – Il 23 giugno 2013, io, Pippo Bellone e Roberto Sanna abbiamo dato vita all’Associazione Culturale AmicoLibro. Il nostro progetto in questo intricato mondo editoriale, vuole fornire una soluzione affidabile agli autori che vogliano una proposta trasparente, piena di contenuti ed entusiasmo, riunendo i servizi di un’agenzia letteraria, la competenza di una casa editrice e l’attività promozionale caratteristica di un’associazione culturale. Vengo da un’esperienza editoriale importante, sono stata il direttore culturale per molti anni di una casa editrice che nel 2013 ha appunto deciso di cessare la sua attività; non potevo abbandonare il mio sogno e i sogni degli autori che essendo sconosciuti hanno poca possibilità di emergere, in un panorama editoriale che non offre grandi possibilità, se non hai già percorso un bel tratto di strada dimostrando di saper scrivere. Cerchiamo di scoprire il talento, lo curiamo, perfezionadolo, e lo immettiamo nel mercato editoriale. Abbiamo una buona distribuzione sia regionale che nazionale. Per uno scrittore, è comunque un buon inizio. Il resto lo fa un bel po’ di fortuna…

D – Come mai una casa editrice in un momento così difficile per l’editoria? Può dirci qualcosa sulla situazione in Sardegna a tale proposito?
R – Bella domanda. Abbiamo deciso di provare a fare quello che amiamo pur sapendo che non diventeremo ricchi, ma sperando di riuscire a farne un lavoro che oltre a darci da vivere ci riempie di soddisfazioni. Un libro che nasce e che cresce, è sempre un po’ nostro, come è un po’nostra la gioia e l’emozione dell’autore. In Sardegna come nel resto della penisola la situazione editoriale è abbastanza difficile. In tanti scrivono e in tanti pubblicano, e a volte putroppo senza che ci sia una selezione o una cura dei testi. La crisi economica inoltre non ha risparmiato i libri che purtroppo devono lasciar spazio agli acquisti di beni di prima necessità. Ma noi di Amicolibro, vogliamo continuare a credere nel profumo della carta stampata…

D – Se ne avesse la possibilità cosa aggiungerebbe alla sua vita culturale?
R– Ho ancora qualche sogno. Mi sto cimentando nella composizione di qualche testo musicale, e mi piacerebbe scrivere per il teatro. Bisogna sempre avere un sogno da rincorrere…


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Per conoscere meglio Carmen Salis: http://www.carmensalis.it/

Carmen Salis, scrittrice e giornalista pubblicista sarda, moglie e madre di tre figli, è nata a Cagliari nel 1963 e attualmente vive a Capoterra. Al suo attivo molti racconti e romanzi come “Ex eros” (Davide Zedda Editore), ”Cose da condominio”( Davide Zedda Editore), ”Colloqui invisibili”( Davide Zedda Editore), “Ti regalo il mio cuore” (Davide Zedda Editore), “Senso, essenza di donne” (Davide Zedda Editore), “I racconti di Carmé” (Davide Zedda Editore), e ultimo, scritto con Ivan Murgana, “Sa levadora”(Amicolibro Editore).

 

Pia Deidda per Medasa.it