Per i sardi fedeltà al patrimonio dei propri avi
La tradizione è per i sardi fedeltà al patrimonio dei propri avi, sos mannos, il legame tra la vita di ieri e quella di oggi, il sentimento di identità. Il passato rivive evocato dalle leggende del mondo agropastorale e dalle feste che, numerose, si svolgono in tutta l’ Isola.
Rappresentative di culture differenti, originate dalle diversità ambientali ed economiche, esse costituiscono la sintesi più felice della vita popolare isolana.
In una società rurale come quella dell’ Oristanese calendario delle feste coincide con quello dei campi.
Al ciclo invernale appartengono le feste di sant’ Antonio che accendono di falò le piazze di quasi tutti i paesi della provincia ed introducono il Carnevale. La sera del 16 gennaio vengono accesi dei giganteschi fuochi in onore di S. Antonio Abate (Santu Antoni de su fogu), il santo eremita che, secondo quanto narra la leggenda, avrebbe rapito il fuoco all’ inferno per donarlo agli uomini.
Al ciclo primaverile appartengono i rituali pasquali. Processioni e rappresentazioni sacre di probabile origine spagnola, si svolgono in molti centri dell’ oristanese. il venerdì santoviene celebrato su Eiscravamentu, ossiala deposizione di Gesù Cristo dalla croce, che si può seguire immersi nella melodia di canti gregoriani del ‘400, fedelmente interpretati da giovani coristi.
Il 24 giugno, i festeggiamenti in onore di S. Giovanni Battista segnano l’ avvento del solstizio d’ Estate. Antichi riti, legati al mondo nuragico, come l’offerta santo dei nenniris (chicchi di grano o di altri cereali che, deposti in una ciotola vengono fatti germogliare al buio, per propiziare la fecondità e fertilità degli uomini, delle piante e degli animali) o la raccolta di erbe e di acqua a scopo magico-terapeutico, costituiscono l’ ennesiva prova del sincretismo del mondo popolare sardo.
Al ciclo estivo, infine, appartengono le grandi feste campestri che sanno di vino, di arrosto, di gare poetiche. Sui palchi si intrecciano danze antiche, rituali, come su ballu tundu, accompagnate dal suono delle launeddas o della fisarmonica. Si intonano canti in onore del santo che viene festeggiato (gosos) o strofe improvvisate il cui tema varia a seconda dell’ occasione mutettus).
La feste si accendono così dei colori dei costumi tradizionali e del luccichio della filigrana d’ oro, delle musiche tradizionali e moderne, mentre i bicchierini di vino che si svuotano continuamente garantiscono un’accoglienza piena senza riserve.
Redazione Medasa per Medasa.it
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