Ussassai. Su casteddu 'e joniLa Barbagia di Seùlo è una micro regione situata nella Sardegna centro orientale tra l’Ogliastra, il Sarcidano ed il Mandrolisài, composta dai paesi di Seùlo, Sàdali, Esterzìli, Seùi ed Ussàssai.
Dal punto di vista linguistico essa può essere inserita a ridosso di una di quelle aree che lo studioso tedesco Max Leopold Wagner definiva “zone grigie”, ovvero quelle aree di “confine” presenti tra una parlata e l’altra che conservano, in parte, caratteri, morfemi, tratti fonetici di entrambe le “zone” in cui sono collocate geograficamente.
Nel nostro caso, la Barbagia di Seulo si trova a ridosso della “linea di confine” tra le aree dialettali campidanese e nuorese. Il Wagner aveva tracciato questa zona grigia prendendo in esame le parlate dei paesi dell’Alta Ogliastra (Arzana, Villagrande Strisaili, Baunei, Talana, Urzulei, ecc…), proseguendo per Fonni, Mandrolisai e Alto Oristanese (Fordongianus, Busachi, Allai e Samugheo).
La Barbagia di Seulo rientra a tutti gli effetti, fonetici, morfologici e sintattici, nell’area linguistica campidanese e se ne differenzia soltanto per alcune particolari eccezioni, legate soprattutto al lessico e alla fonetica.


 

  • FONETICA

 Ortografia

In genere valgono le stesse regole della lingua italiana; i suoni vengono rappresentati con lo stesso alfabeto e con le stesse combinazioni di segni. Vanno, però, osservate alcune regole non presenti nella lingua italiana:

  • la x rappresenta il suono di g fiorentino, palatale sibilante (simile alla j francese): luxi = luce
  • il ch italiano risulta sempre duro (k): ekini = chi
  • il tz corrisponde alla s sorda italiana: pètza = carne
  • la s finale seguita da una fricativa labiodentale più rotativa (r) dà l’esito shr (non presente nell’ortografia italiana): is shròris(i) = i fiori

Le vocali finali mostrano l’uscita campidanese in a, u/i:

mèsa = tavolo   –  domu = casa  –  omini = uomo

l’accento grave ed acuto sulle vocali toniche (e, o) è particolarmente importante perché, oltre a costituire un tratto distintivo, serve ad evidenziare il tipico fenomeno della “metafonèsi” (ovvero l’influenza della vocale postonica , seppur variamente condizionata, sulla tonica. Questo fenomeno serve, spesso, a contraddistinguere il genere (maschile – femminile).
Es.:
picioké (ddu) = ragazzino  –  piciokè (dda) = ragazzina
seghéddu = taglialo  –  seghèdda = tagliala
in questi esempi possiamo vedere come il timbro chiuso della vocale finale (u)
Campidanesi u/i (domu/omini) e l’articolo su/sa. Ma con l’articolo plurale possiamo notare la prima “differenza”; mentre ad Esterzili, Sadali e Seulo si usa “is” a Seui e Ussassai esso muta in “ir” davanti a parole che iniziano con le lettere b, d, g, j, k, l, m, n, s, v, z. Così “i(s) domus” diventa “ir domus”.
Stessa differenza si ha con le parole che terminano in sibilante fricativa sorda (s), seguite da parole inizianti con una delle consonanti sopra elencate. In tal modo le “case delle fate” (domus de janas) da “I(s) domus de (i)s janas si muta in “Ir domur der janas”.

Seui e Ussassai si differenziano dagli altri tre paesi anche per l’evoluzione dell’occlusiva palatale sonora “g” seguita dalla consonante liquida “l” in posizione intervocalica “gl”. Così “figlio” è detto “figliu”, anziché “fillu”. Come possiamo notare a Seui e Ussassai si mantiene la pronuncia palatale sonora lunga, comune alle lingue neolatine italiana e spagnola, mentre negli altri tre centri si segue la pronuncia campidanese prepalatale sonora lunga. Ma Seui e Ussassai si discostano da Esterzili, Sadali e Seulo anche per la pronuncia della prepalatale sonora “j” U francese), palatalizzandola nella “g” sonora che in campidanese viene trascritta generalmente con il fonema “x”. Così i primi due il termine ”noce” lo dicono “nugi”, gli altri “nuxi”.

Un caso isolato e tipico solo di Seulo riguarda l’esito della velare sorda “k”, che viene trasformata in palatale sorda “c”; di modo che in tale centro “chi?” viene detto “ecini?”, mentre negli altri “ekini?”. A tal proposito è diventata classica la frase “chi è che dice di no?”, che nella parlata seulese sembra quasi uno scioglilingua “ecin’è ci nà ci nò?”. Questo fenomeno può essere spiegato con l’influsso che Seulo ha subìto da parte dei vicini centri delle Barbagie di Belvì e Mandrolisai.

Nella Barbagia di Seulo resiste ancora il nesso “bb” e “mb” derivante dal passaggio di “q/g”+ “u”, “qu”, “gu”, tipico del logudorese e del campidanese settentrionale. Così i sostantivi “acqua”, “cavalla”, “sangue” a Ussassai vengono detti “abba”, “ebba”, “sambini”, mentre negli altri paesi convivono “acua”,”egua”, “sanguni”, chiaro esempio di contaminazione linguistica proveniente dall’area limitrofa e utilizzate soprattutto dalle nuove generazioni.Seui. Nuraghe Cercèssa
Tipica di Seui, Ussassai e in parte anche Seulo è inoltre la palatalizzazione sorda della labiodentale “f’, preceduta da parola terminante per sibilante sorda “s”, seguita da rotativa “r”. Così “i fiori” diventa “is shroris”, mentre a Esterzili e Sadali si dice “i(s) froris”, anche se spesso i giovani seuesi e ussassesi usano “i(s) froris” e ad Ussassai addirittura “ir froris”, variante appresa al contatto con coetanei del centro ogliastrino di Barisardo.

Queste sono, in sintesi, le principali particolarità fonetiche che differenziano i cinque paesi della nostra Barbagia e dimostrano quanto a volte, in un’area ristretta come la nostra, l’identità, la provenienza del singolo, passi anche attraverso le diverse discordanze fonetiche. Ma accanto a queste labili differenze, che non impediscono certo di capirsi, quando si parla in sardo, ve ne sono altre, lessicali, che mettono in evidenza le diverse realtà dialettologiche dovute a diversa storia linguistica e all’evoluzione nel tempo del modo di parlare. È una storia spesso legata ad influssi ed influenze provenienti dall’esterno, dalle zone limitrofe con le quali erano maggiori i contatti, sia economici che socio-culturali. Solo prendendo in considerazione questi fattori si potrà giustificare l’esito della parlata sorda “c” di Seulo, rispetto alla velare sorda “k” degli altri paesi, dovuta, all’ influsso delle Barbagie di Belvì e Mandrolisai.

 Agli stessi fattori ci conducono le altre particolarità fonetiche che differenziano nettamente Esterzili, Sadali e Seulo da Seui e Ussassai: la prepalatale sorda “ll”, l’articolo”is”, la prepalatale sonora “j/x” sono comuni alle parlate del Sarcidano e della Trexenta.

Nella tabella che segue sono state riportate, a titolo esemplificativo alcune parole appartenenti al mondo agricolo, animale, domestico e anatomico, dalle quali si evidenziano le diversità dovute sia ad influssi esterni, cui abbiamo accennato prima, che a influssi interni, dovuti ad un dinamismo e ad una creazione terminologica “nata in loco” e caratteristica solo di un determinato paese.

 

 

ESTERZILI

SADALI

SEUI

SEULO

USSASSAI

Pergolato

Parra Triga Triga Lu’ Parra

Coccinella

(Ma)maiola Mamaiola Mandiola Babbiola Mundiòla

Lucertola

Calargèta Calaxèrta Cargilèta Alixèrta Ligèstra

Pettirosso

Kiriu Kiriu Kirisu Ghilisu Kiriddòlu

Pipistrello

Retepinnàtu Nappanappòni o Tzurrundèddu Repitennàtu Fericònca Arratapinnàtu

Crocchia

Pitotu Kikiriddòi o Kikìrikiu Cukèdda Còkuru Mumusòni

Cerambice

Coipìra Coipìra Sei-sei Poni-poni Coipìra

Mantide religiosa

Cuaddu ‘e Santa Maria Cuaddu ‘e Santa Maria Cuaddu ‘e ìngia Cuaddu ‘e Santu Franciscu Cuaddu ‘e ìngia

Senza rielencare quelle che sono le cause storiche (cause esterne) che hanno portato a questa situazione, si può constatare che la situazione di diglossia presente ad Ussàssai, ma in generale in tutta l’isola ha relegato l’uso del sardo a contesti sociali sempre più ristretti e meno prestigiosi. Addirittura, il sardo viene ormai escluso anche dall’ambito familiare.

ardasai..seuiI giovani sono cresciuti in un ambiente che da maggior peso All’italiano come lingua di cultura, di lavoro, di più ampi rapporti con il Mondo esterno; che nell’italiano vede anche il superamento delle vecchie strutture agricole e pastorali rifiutate in nome di un’integrazione con il mondo moderno e la società dei consumi. […] Problema di generazioni, ma anche di sesso. Il rifiuto del sardo appare, spesso, più dichiarato nelle donne, come rifiuto di un certo tipo di società, come volontà di fuga da un mondo chiuso, come tentativo di promozione sociale».

Il regresso del sardo è quindi dovuto all’instaurarsi in un circolo vizioso: il rifiuto del sardo da parte di chi vuole autopromuoversi socialmente e si considera «moderno» ne restringe l’uso a persone e contesti «tradizionali» (cioè socialmente poco competitivi), confermando e rafforzando i motivi del rifiuto per mezzo del proprio giudizio sui sardo parlanti. Vincenzo Porru nell’introduzione al suo Saggio di Grammatica del 1810 aveva già colto l’essenza del problema: «Noi Sardi però sembriamo guardare con indifferenza, e quasi con occhio spregevole a quel linguaggio,che dal seno materno traemmo col proprio sangue, e per cui ognuno esser dee naturalmente appassionato».

Paolo Concu per Medasa.it