La fantastica giornata dei Crusaders che celebrano 30 anni di vita
Nel frattempo, sono diventati trentuno, ma meditare sulla cifra tonda è più d’impatto, visto che rappresenta una pietra miliare dai tanti significati. Infatti, si parte da un compleanno memorabile per dipanare una storia intenzionata a procedere con più vigore su sentieri diversificati, alcuni già battuti, altri in procinto di aprire scenari capaci di dare nuovi sensi ad una franchigia che finora ha dato tantissimo al movimento del Football Americano sardo.
Dalle parole del presidente Emanuele Garzia (vedere intervista in basso), crociato della primissima ora, si comprende che dietro la storia dei Crusaders sussistono rapporti fondati sull’indissolubilità dell’amicizia, andata a braccetto con lo sport. “Siamo una grande famiglia dove tantissimi atleti hanno trovato nel football uno sbocco ed anche una scelta di vita – ribadisce il presidente per antonomasia – e non esistono aggettivi che possano descrivere degnamente quei vincoli di fratellanza, tra loro costantemente intersecatisi in questo lungo periodo di esistenza”.
Basta scorrere l’oretta di immagini impeccabilmente assemblate dal noto documentarista Stefano Sernagiotto (vedere intervista in basso) per capire come dal 1990 ai giorni nostri si sono registrate delle evoluzioni epocali che hanno visto sempre e comunque le maglie nero-rosso-argento adeguarsi ai tempi col chiaro intento di restare un punto di riferimento per coloro che hanno sempre avuto un debole per la palla ovale.
Nella splendida cornice scenografica offerta dal Teatro Doglio la giornalista Mariangela Lampis si sente da subito parte della variegata famiglia crociata. E con tanta professionalità introduce i tanti nomi illustri che popolano la sala. Non passa inosservata l’apparizione di Leoluca Orlando, presidente della FIDAF (Federazione Italiana Di American Football). Un uomo determinato nel lasciare il segno: dalla lotta alla mafia, alla politica praticata nella sua più limpida essenza che è quella di venire incontro alle esigenze del cittadino. E di sicuro non è restato impassibile, in quanto uomo simbolo del Football italiano dal 2002, quando ha ricevuto la proposta di candidatura di Cagliari come sede dell’Italian Bowl 2022. Se accettata, confluiranno per la prima volta in Sardegna, le quattro squadre finaliste dei campionati di 1^ e 2^ divisione. Una grande scommessa giocata per tempo dai Crusaders e supportata dall’Assessorato Regionale al Turismo, che già nel 2021 impiegò importanti risorse per promuovere la destinazione Sardegna, utilizzando i grandi eventi sportivi come veicolo di comunicazione e diffusione della sua immagine.
Collegato in via telematica il sindaco di Palermo non ha lesinato complimenti alla franchigia isolana: “La storia del football americano nel nostro Paese passa inevitabilmente dalla Sardegna – afferma Leoluca Orlando – isola tanto amata da noi italiani ma non solo, ricca di storia e di tradizioni, custodite ed esaltate da un territorio che pochi eguali ha nel mondo. Qui, oltre 30 anni fa, la nostra disciplina ha trovato pionieri appassionati, capaci di dare voce ad un movimento cresciuto tra mille difficoltà, di rilanciare una sfida che a molti può sembrare impossibile, anno dopo anno, campionato dopo campionato. Voglio ringraziare i Crusaders Cagliari e il loro Presidente, Emanuele Garzia, per avermi invitato alle celebrazioni del 30° Anniversario di Fondazione: sono immensamente orgoglioso del percorso che avete fatto in seno alla Federazione che qui rappresento e sono certo che il futuro riserverà al football americano sardo grandi soddisfazioni”.
Quanto all’Italian Bowl: “La sua organizzazione presuppone il sostegno robusto da parte delle istituzioni – continua Orlando – perché il nostro è uno sport che ha molto entusiasmo ma poche risorse finanziarie. Speriamo di incontrarci al prossimo Italian Bowl, nella città che verrà decisa dal Consiglio sulla base delle proposte avanzate. Mi auguro che ci possa essere anche quella di Cagliari”.
Il campionato nazionale a nove giocatori incombe e il nuovo allenatore statunitense Tim Tobin (vedere intervista in basso), arrivato da una decina di giorni nell’isola, sta forgiando (assieme ai suoi stretti collaboratori Aldo Palmas e Nicola Polese) un nutrito gruppo con tanti giovani e qualche anziano sempre vogliosi di regalare nuovi sollazzamenti alla tifoseria anche perché l’ultimo titolo italiano risale al 2010 conquistato a Palermo, contro gli Islanders Venezia (che ha seguito lo storico successo del 2004 a Castiglione Della Pescaia contro i Red Jackets Sarzana).
E il primo appuntamento ufficiale è per sabato 22 gennaio, quando si celebrerà il memorial dedicato ad un padre fondatore dei Crusaders, Michele De Virgiliis, il Comandante, e durante il quale sarà ricordato anche Massimiliano Antonino prematuramente scomparso lo scorso 12 aprile 2021. A sfidare i sardi, ci saranno i Guerrieri francesi provenienti da Ajaccio, nell’ attigua Corsica.
Il match si disputerà a Sanluri e a fare gli onori di casa ci sarà anche il primo cittadino Alberto Urpi: “Sono molto orgoglioso che la nostra municipalità, particolarmente attenta alle esigenze dello sport, sia in grado di ospitare manifestazioni di livello come il memorial De Virgiliis. Il Football Americano è una disciplina che annovera tanti estimatori – continua il sindaco di Sanluri – e sarà emozionante vedere le due formazioni giocare in un impianto polivalente, il Campu Nou, dalle caratteristiche che gli consentono di fare davvero bella figura in contesti d’alto profilo agonistico, dal calcio al football, dal calcio a cinque al tennis. Ci complimentiamo con lo staff dei Crusaders per aver individuato Sanluri come sede ideale per organizzare l’evento e ne approfitto per invitare la popolazione a partecipare”.
LE BELLE PAROLE SERVONO PER ANDARE AVANTI
Fa piacere che tante personalità abbiano a cuore la storia della franchigia sarda che evidentemente ha lasciato il segno nel tempo. E infatti si sono ritrovate nell’accogliente Teatro Doglio in segno di riconoscenza del solco impresso nello sport fino a questo momento.
In rappresentanza della Regione Sardegna parla la vicepresidente della Giunta Regionale Sardegna e Assessora del Lavoro Alessandra Zedda. Conosce molto bene le vicissitudini crociate perché nel lontano 1994, quando coordinava la circoscrizione cagliaritana CEP-Fonsarda aveva fatto il possibile per venire incontro alle esigenze degli atleti che cercavano disperatamente un campo per gli allenamenti. “Mi attirai le ire di tutti i calciatori delle società sportive che usufruivano del campo di via Castiglione – ricorda – e decidemmo, andando contro alle situazioni ordinarie preesistenti, di far allenare i Crusaders in quell’impianto”.
Ora che si occupa di politica a vasto raggio non ha dimenticato l’essenza della società presieduta da Garzia: “Trasmetto la vicinanza della Regione Sardegna e del presidente Christian Solinas – continua Zedda – e ringrazio chi ha contribuito a scrivere queste bellissime pagine di vita sportiva e non solo. Il Football Americano dà tanto e riceve poco; i suoi valori fondanti sono la lealtà, il rispetto e di conseguenza i giocatori danno il massimo, l’uno per l’altro. Voi più di altri siete orfani di strutture che possano permettervi di esprimere al meglio la vostra attività. L’impiantistica sportiva deve essere a disposizione di tutti gli sport. E noi continueremo a batterci per questo, perché lo sport è vita e soprattutto famiglia”.
L’Assessore regionale della Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport Andrea Biancareddu, pur non essendo presente, plaude all’iniziativa di un eventuale Italian Bowl in Sardegna anche perché è un’ulteriore iniziativa per propagandare le peculiarità nostrane oltre Tirreno e nel mondo. Del suo stesso avviso è anche il collega di giunta Gianni Chessa, Assessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio, pure lui assente ma promotore dell’iniziativa atta a portare l’Italian Bowl 2022 a Cagliari, considerato che ha sempre visto nello sport e nel turismo un binomio perfetto per attirare i vacanzieri.
Tra gli ospiti presenti al Teatro Doglio c’è Renato Serra, Direttore generale dei beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Il suo breve intervento si traduce in una lieta notizia rivolta alla dirigenza perché grazie al provvedimento adottato dal Consiglio regionale, atto ad aiutare le società che militano nella massima serie dei campionati nazionali, i Crusaders sono beneficiari di un ristoro di circa ventimila euro. Anche lui è ottimista sulla maggiore incidenza che il suo assessorato, in futuro, riserverà all’ impiantistica sportiva.
GRANDE MOBILITAZIONE DA PALAZZO BACAREDDA
Dalla municipalità cagliaritana giungono i complimenti del primo cittadino Paolo Truzzu per la tradizionale missione sportiva e sociale svolta. Momenti di grande commozione si sono avuti quando ha consegnato una targa ricordo del trentennale al presidente Garzia. “Quando quotidianamente cerchi di fare quello che ti sembra giusto, nel dare il meglio a tutti – rimarca Truzzu – si ottengono i risultati. Emanuele e il gruppo dei Crusaders hanno lavorato duramente per avere una casa. Sull’argomento ci siamo incontrati e scontrati, ma oltre ai percorsi politici ci sono quelli amministrativi che a volte si azzeccano, a volte no. Con i cambi dell’assessore comunale allo sport, e successivamente del dirigente, sono convinto che si troverà la soluzione per far sì che quella passione possa continuare a crescere coinvolgendo tanti altri giovani. Ringrazio tutti voi per quello che avete fatto in questi anni senza dimenticare i risultati prestigiosi collezionati”.
Il tema riguardante l’impianto di Terramaini è affrontato velocemente anche dall’assessora comunale ai Lavori pubblici Gabriella Deidda: “Il Comune ha investito un milione di euro, speriamo di terminare entro giugno del 2022, condizioni meteo e Covid permettendo. L’area aveva bisogno di lavori vigorosi, tra cui il “pacchetto del campo”, necessario per venire incontro alle esigenze del Football Americano”.
Insomma, ormai è quasi fatta, come confermato anche dall’assessore comunale allo sport Andrea Floris: “Dentro e fuori dal campo avete dimostrato di essere un gruppo coeso che crede nel progetto; con queste caratteristiche si può arrivare al successo. Presto il campo sarà ultimato e ci ritroveremo per l’inaugurazione”.
Non parla ma dà il suo apporto morale anche il vicesindaco di Cagliari Giorgio Angius.
Si intravede anche il Tenente Alberto Conte del Comando Regionale Sardegna della Guardia di Finanza; il Vice Comandante Regione Militare Sardegna Alberto Scafella e il vicario del Prefetto di Cagliari Dott. Pio Russo.
IL LATO SPORTIVO DELLA MATTINATA
Con tante informazioni da sedimentare, anche le altre personalità coinvolte si mostrano interessate ai nuovi progetti dei Crusaders. Il presidente regionale del CONI Bruno Perra gioisce con gli interessati: “Faccio i complimenti ai Crusaders, oggi ho sentito bellissime notizie relative all’imminente accasamento, ma è una conseguenza dei miracoli fatti in questi trent’anni e che si sono realizzati grazie a due fattori fondamentali: amore e passione, conditi sapientemente dal vulcanico presidente Garzia”. Poi dice la sua sul passaggio della FIDAF da Disciplina Sportiva Associata a Federazione a tutti gli effetti: “E’ solo una questione di numeri, mi auguro che in Sardegna possano nascere altre squadre”. E poi approfitta della presenza delle alte cariche istituzionali isolane per ringraziarle: “Corpi Militari, istituzioni comunali e regionali hanno la mia profonda stima per la grande sensibilità e attenzione al mondo sportivo. Stiamo attraversando un periodo critico in cui i giovani soffrono a scuola, nello sport e fanno fatica a socializzare, ma senza l’aiuto di queste realtà la situazione sarebbe ancor più peggiore”.
Sul fronte crociato prende la parola il team manager Giuseppe Marongiu, già head coach della squadra che vinse il suo primo scudetto: “Siamo sempre andati avanti con coraggio, riuscendo a superare tutti assieme gli inevitabili periodi di crisi e ripartendoci le incommensurabili gioie che il campo, e non solo, ci ha regalato in questo trentennio. Ringrazio tutti coloro che hanno condiviso con noi questi importanti momenti esperienziali augurandomi che ce ne possano essere tanti altri ancora nel trentennio successivo”.
La platea è gremita grazie alla presenza di gran parte degli atleti che sono stati presentati singolarmente grazie anche alle grafiche di Battista Battino mandate in onda attraverso lo schermo gigante. Tra le vecchie glorie si scorgono le facce di Aldo Luchi, Raffaele Crudele e dellla prima addetta stampa Stefania Cotza.
E attualmente, un ruolo importante lo riveste lo sponsor principale del club campidanese, il Gruppo di cliniche odontoiatriche Dental Più che dal 2017 opera tra Roma, Sassari e Sanluri. A rappresentarlo c’era l’amministratore delegato Francesc Javier Fuentes Bolivar. “Per me è un onore essere parte di voi – ha dichiarato – e trovo bello sostenervi e supportarvi anche perché rappresentate degnamente l’identità sarda. E poi perché praticate una disciplina pregna di valori come lo spirito di sacrificio, la perseveranza, l’altruismo e il terzo tempo. Il nostro scopo è di garantire la salute dentale di tutti gli sportivi. Vi siamo vicini affinché il raggiungimento dei play off si concretizzi già da questa stagione”.
EMANUELE GARZIA: “I CRUSADERS MI HANNO AIUTATO NEI MOMENTI PIU’ TRISTI DELLA VITA”
Una squadra nata quasi per caso. Figlia di una idea, seguita da una proposta che senza la voglia di crederci si sarebbe fermata alla base teorica. E invece la ferma volontà di vivere e condividere un’esperienza unica nel suo genere ha fatto il resto. Come può Emanuele Garzia dimenticarsi quei giorni lontani, quando faceva parte di un gruppetto, a suo dire di giovani scalpitanti, voglioso di emulare le gesta dei valorosi atleti americani irradiate nei primi anni Ottanta dalle reti contrassegnate da un biscione? Da allora la vita del presidente è stata fortemente condizionata dalla grande venerazione per il Football Americano. “Ho sempre detto che quella dei Crusaders è come una seconda famiglia – rileva Garzia – e in diverse circostanze mi ha aiutato a superare momenti particolarmente difficili della mia vita”
Un grande amore..
Si, aiuta ad andare avanti, fa superare tanti ostacoli e difficoltà, perché poi c’è il gruppo che ti supporta, dà una mano nella stessa maniera in cui ci si aiuta in campo. In quel caso tutti si prodigano affinché l’azione venga compiuta nel migliore dei modi.
E il documentario realizzato da Stefano Sernagiotto serve proprio a rendere indelebili tanti momenti a forma di casco e palla ovale.
Sentivamo la necessità di documentare come il football americano sia cresciuto assieme a tutti noi. D’altronde all’epoca avevo 25 anni ed ora ne ho 55. In fondo racconta la nostra vita. Prima come giocatori, e poi in qualità di dirigenti e tecnici. Una bellissima storia da vedere e da condividere con chi ha fatto parte come noi di questa grande famiglia.
I ricordi si fondono col presente, avete appena accolto l’head coach americano Tim Tobin
Il nostro intento è fare un salto di qualità. Il supporto di un coach americano può garantirci quella spinta che diventa una rampa di lancio verso risultati eclatanti. È vero che in passato si sono alternati allenatori a stelle e strisce più o meno performanti, ma tutti quanti, venendo dalla patria del football, hanno avuto sempre e comunque una marcia in più rispetto a qualsiasi altro allenatore italiano. Perché hanno esperienza e vivono la disciplina sin da quando sono ragazzini. Non c’è cosa migliore che farsi guidare da un allenatore che vive di Football Americano e hamburger, come del resto la gran parte degli italiani si ciba di calcio e spaghetti.
Che squadra sarà quella della stagione 2022?
Ci sono parecchi prospetti nuovi, prevalentemente di tenera età, ai quali si aggiungono i giovani che giocarono lo scorso anno. Alcuni di loro si stanno ulteriormente formando grazie all’esperienza nel campionato CSI con gli Steel Bucks Caserta.
Con l’arrivo di Tim Tobin l’entusiasmo accrescerà
È superfluo rilevare come ci sia un grande affiatamento sebbene attualmente si contino diverse assenze per infortunio o dovute a motivi di studio per alcuni giocatori attualmente fuori sede. Importante sarà il ruolo di leader da parte del quarterback Michele Meloni: è sempre presente agli allenamenti. Mi fa piacere che abbia preso coscienza del suo carisma e di quanto è importante per tenere compatta la squadra. Come del resto è preziosissima l’assidua partecipazione dei coach Aldo Palmas, Nicola Polese, del runningback e interprete Riccardo Pili.
Tutto comincia a Sanluri fra una settimana..
È la grande occasione per ricordare Michelone De Virgiliis e gli altri crociati persi per strada come Massimiliano Antonino, Paolo Bruni, Paolo Murgia ed Eros Palmas. La recente scomparsa di Massimiliano è stata una grande perdita per tutti noi, non solo perché è stato il più forte linebacker della storia dei Crusaders. Era un ragazzo d’oro, un grande amico, un fratello. Michele De Virgiliis è costantemente nei nostri pensieri eal termine di ogni partita lo ricordiamo sempre. Mi ha fatto estremamente piacere che nel documentario abbia dato un importante contributo la sua mamma Eleonora con i due figli Alessandra e Guido.
E a Cagliari sperate di organizzare l’Italian Bowl
La vicinanza di Leoluca Orlando mi conforta. Il Consiglio Federale FIDAF, ha già preso in esame la nostra proposta e la Regione Sardegna, con l’Assessorato al Turismo, è disposta a contribuire in maniera decisiva e importante.
Riuscirete finalmente a prendere possesso del campo e della foresteria di Terramaini?
Leoluca Orlando sarà determinante anche per perorare quella causa, per noi importantissima. Esiste una delibera dirigenziale di affidamento. Sono stati risolti i problemi della doppia tracciatura e quelli relativi ai costi legati al fondo del campo, non compatibile con il nuovo manto sintetico. L’assessore comunale allo sport Andrea Floris ha fatto sì che i lavori riprendessero il prima possibile, però le condizioni meteo avverse non ci stanno aiutando.
TIM TOBIN: “DALLE COSE SEMPLICI NASCONO I CAMPIONI”
Si era fatto conoscere nel 2016 quando in piena primavera, ma solo per qualche settimana, diede una mano d’aiuto all’allora head coach Giuseppe Fiorito nel campionato nazionale di II divisione. A distanza di quasi sei anni il californiano Tim Tobin prende il posto di Aldo Palmas che però rimane più che mai in sella come offensive coordinator, assieme al responsabile della difesa Nicola polese. Prima di lui i Crusaders avevano avuto a che fare con i suoi connazionali e compianti Kirk Mastromatteo (2012) e Mark Garza (2014). In mezzo alle due esperienze, nel 2013, anche quella di Tony Simmons che sostituì l’artefice dei due Nine Bowl 2010 e 2011 Giacomo Clarkson. L’ultimo che approdò in città fu Jarvis McGarrah, nel 2018.
Tim Tobin ha scelto nuovamente Cagliari perché non si dimenticherà mai la disponibilità dei giocatori e della dirigenza quando sbarcò per la prima volta. “La squadra ha una grande parte del mio cuore. Mi ha aiutato in un momento difficile della mia vita e i giocatori mi hanno mostrato di essere duri”.
Prova a descriverti come allenatore
Insegno i fondamentali e la tecnica. Mi assicuro che chi mi ascolta capisca e conseguentemente migliori ad ogni allenamento. Quest’anno il mio obiettivo principale sarà insegnare agli allenatori del coaching staff a costruire il successo futuro.
Da cosa comincerai?
Dal ripasso di schemi semplici; se non li capiscono subito, troverò la maniera per renderli ancor più immediati da assimilare. I giocatori non devono pensare troppo mentre giocano. Inoltre, dovremo costruire la linea offensiva e reclutare più atleti per giocare in quella posizione. Poi devo vedere in che condizioni è la difesa. Nel 2016 ricordo tanti buoni placcatori, spero che la situazione non sia mutata nel frattempo.
Come nasce la tua passione per il Football?
Da un genitore preoccupato che disse a mia madre: “Tim ha bisogno di giocare a Football”. Avevo otto anni e mi stavo cacciando in un sacco di guai. Nel mio primo anno di gioco ero il peggiore della squadra.
Da lì comincia l’ascesa
Ero bloccato in un gruppo di principianti. Giocavo come defensive lineman per una squadra della categoria Pop Warner chiamata Los Altos Spartans. Il mio numero era il 3. Disputai una sola partita per tutto l’anno. Ma nel successivo sono migliorato tantissimo. Il segreto sta nel non aver mai mollato. Sono stato premiato indossando un vero numero di linea difensiva, il 70. Ho giocato solo in quel ruolo constatando che ero abbastanza bravo.
Poi sei passato ai Mountain View Marauders
I Los Altos Spartans smisero di essere una squadra perché i genitori iniziarono a far giocare i loro figli a calcio. Ricordo che gli allenatori videro qualcosa di buono in me e prestarono molta attenzione a farmelo tirare fuori. Ho giocato in entrambe le direzioni, come guardia offensiva e difensore. Ho fatto molto bene e ho iniziato ad amare il gioco. L’anno successivo replicai con i Mountain View, miglioravo a vista d’occhio e diventai il capitano della squadra. Le scuole superiori cominciarono a notarmi e a mettere in giro voci su un loro probabile reclutamento.
Cosa accadde?
Continuai a giocare in Pop Warner, questa volta accasandomi con i Sunnyvale Vikings, squadra più grande e attrezzata che metteva davvero in mostra il mio talento. Mi hanno fatto diventare linebacker running back. Questo mi ha permesso di andare in una delle migliori squadre liceali della California e del paese, la Saint Francis High School.
Quindi inizia la tua esperienza con i College
Ho giocato nella Varsity per tre anni facendo entrambe le cose come centro e linebacker. Cosa che non molti hanno fatto in questo liceo. Nel 1982 giocammo 14 gare e risultammo l’unica squadra imbattuta dello stato. Ho ricevuto molti premi perché figurammo come la seconda squadra più forte di tutto lo stato. Alcuni college mi hanno reclutato pensando che fossi molto più grande. I visionatori dicevano: “Non avevamo idea che tu fossi solo 1,70 e 200 libbre. Durante il mio quarto anno di permanenza ho iniziato ad allenare le scuole superiori.
Perché sei diventato allenatore?
Mi piaceva molto il gioco e le emozioni mi davano dipendenza. Ho iniziato in una scuola superiore e qualcuno mi ha detto che avrei dovuto provare ad allenare a livello universitario. L’anno dopo ero all’Arizona State University: un giovane allenatore di 23 anni che lavorava con i migliori allenatori della nazione. Quell’anno vincemmo il Freedom Bowl e imparammo molto. In quella stagione allenai i linebacker e alcuni special team.
Il tuo curriculum dice che sei stato alla University of California Santa Barbara.
Lì ho allenato i defensive backs, gli special team e strength coach. Siamo andati molto bene e abbiamo imparato molto. Durante la stagione una grande squadra in Inghilterra mi ha voluto come capo allenatore: a 24 anni! Era troppo presto, ma l’ho fatto. Ha così inizio il divertimento come allenatore internazionale. Sono stato in Inghilterra, Australia, Germania, Romania, Austria, Polonia, Svizzera e Italia. Mi vanto di essere tra i primi allenatori ad insegnare ai giocatori di football australiano la tecnica del punting. Ora è diventata un grande business.
La tua storia si fa sempre di più interessante
Altri college in cui ho allenato sono stati la Shippensburg University 1999-2000. Siamo finiti al dodicesimo posto nella nazione. Poi la Kutztown University tra il 2006 e il 2011: il programma di Divisione 2 è stato nettamente migliorato nei libri dei record del football universitario. La Millersville University è stato il mio ultimo anno e sono stato assunto per aiutare con il reclutamento in città.
In definitiva quali sono i successi che ricordi maggiormente?
Come giocatore l’esperienza all’High School All Northern California 1982. Squadra 14-0 MVP. Come allenatore, la NCAA Division 2 Strength dove fui nominato coach dell’anno (2011).
Che idea ti sei fatto del Football Americano europeo?
È diventato un enorme bacino per il reclutamento del college e della NFL. Abbiamo la percezione che gli atleti in Europa non si mettano nei guai. Noi in America abbiamo un problema con i giocatori e i terribili effetti collaterali delle scelte che fanno.
E lo scorso anno l’Italia ha conquistato il titolo continentale
L’Italia mi ha davvero sorpreso. So che è uno dei paesi più importanti, ma pensavo che Germania e Austria avrebbero assunto un ruolo preminente. Ma non dimentichiamoci che l’Italia, alla fine degli anni ’80, era il paese di punta del Football europeo.
STEFANO SERNAGIOTTO: TRAVOLTO E RAPITO DA UN MONDO LARGAMENTE DOCUMENTATO
Le coincidenze fanno sempre pensare. Come quella capitata al mago dell’editing Stefano Sernagiotto quando, dopo aver accettato la proposta del presidente Emanuele Garzia per la realizzazione di un docufilm sui Cru, setacciando circa cinquanta ore di testimonianze filmate da asciugare e assemblare, si è imbattuto nelle gesta atletiche del mai dimenticato Michele De Virgiliis.
“Il mio primo contatto con il mondo del broadcast – ricorda Stefano – è stato con Infochannel Tv Sardinia. Se ho messo il primo piede nella realizzazione dei documentari è proprio grazie al regista Federico De Virgiliis, cugino di primo grado del mitico comandante. E visto che l’opera appena realizzata è dedicata anche a lui, penso sempre che la vita riservi a volte incredibili sincronismi”.
Come sei stato coinvolto in questa iniziativa?
Nel novembre del 2020 mi contattò lo staff crociato. Ho voluto accettare questa sfida anche perché trattasi del mio primo documentario sul Football Americano. E spero che il risultato finale possa piacere innanzitutto ai Crusaders e poi a tutti quelli che lo vedranno.
Un lavoro che ha richiesto tempo e pazienza..
Ho studiato a fondo la storia della squadra. E a tal proposito ringrazio la dirigenza che mi ha messo a disposizione dati, schede tecniche, contenuti del sito internet e soprattutto la vasta produzione di immagini, anche in vhs, che ho interamente digitalizzato in modo da preservarla dai rischi di deterioramento del supporto analogico.
Di sicuro non ti sono mancati i reperti fotografici
Li hanno messi a disposizione due super appassionati, a dir poco eccezionali, che non finirò mai di ringraziare per il supporto: Giulia Congia e Battista Battino. Persone con cui sono in continuo contatto anche per avere informazioni e immagini aggiornate per le necessità del montaggio. Battista l’ho conosciuto nel corso delle dirette streaming che hanno consentito ai tifosi, la scorsa stagione, di seguire i Crusaders. Oltre ad essere il responsabile del sito ufficiale, ha curato tutte le grafiche del documentario.
E poi ci sono le testimonianze dirette ed indirette dei protagonisti
Era indispensabile sviluppare una conoscenza approfondita delle persone che avrebbero caratterizzato il film. Ho dovuto intervistare venti persone.
Che tipo di impostazione hai dato al lavoro?
Una volta che ho preso visione di tutto il materiale archivistico in possesso di atleti e dirigenti, ho provveduto a fare uno storyboard, grazie alle grafiche curate da Battista Battino, con la cronologia delle tappe più importanti. Viene descritta l’evoluzione del team che attecchisce in una città monopolizzata soprattutto dal calcio e altri sport molto gettonati.
Cosa hai capito del fenomeno Crusaders?
Ciò che contraddistingue la squadra è questo grande entusiasmo nel raggiungimento di risultati importanti, come i due titoli nazionali. Il DNA di questo club è costituito dal senso di appartenenza ad una grande famiglia.
In realtà questa disciplina la conosci molto bene
Ho iniziato a seguirla quando stavo in New Jersey, nel 1998- 1999, ed ero appassionato dei Giants. Questo perché ovunque andassi trasmettevano partite di football dai ristoranti, ai bar e nei negozi di qualsiasi tipo.
Gli States sono stati importanti nella tua vita professionale
Coltivo questa passione da quando giocavo a pallacanestro, nell’Esperia Cagliari. Avevo una gran quantità di filmati e la mia idea era quella di imparare a montarli. Quando ho vissuto negli States un carissimo amico mi svelò i segreti dell’editing e quello che inizialmente era un diletto si è trasformato in lavoro. Ciò mi ha consentito di entrare in contatto con il mondo del broadcast subito dopo la mia tesi di laurea in Storia della Sardegna (Scienze Politiche) incentrata sui “Racconti di storie vissute in miniera”.
Dopo l’esperienza con Infochannel Sardinia tv ti sei tolto tantissime soddisfazioni
Dal 2007 lavoro presso il Consorzio del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna. Curo un progetto dedicato al recupero della memoria storica dei minatori sardi e mi occupo dei video promozionali dell’Ente. Tra i documentari più importanti degli ultimi anni di cui ho curato la regia, fotografia e editing c’è stato Deci – La base aerea di Decimomannu , vertente sulla storia e le attività che si svolgono all’interno della base aerea di Decimomannu, una delle più importanti in Europa. È la scuola dei Top Gun italiani. Poi nel 2015 ho realizzato, insieme a Giampaolo Salice, il documentario Cagliari 1943: memorie di uno sfollamento. Racconta la vicenda dello sfollamento dei cagliaritani in seguito ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Ripercorro i rapporti che si instaurarono tra i cagliaritani e i paesani che li ospitarono.”
Resterai nell’orbita del Football Americano?
Credo proprio di sì. Intanto ringrazio la società per la fiducia accordatami con la speranza di aver confezionato qualcosa che rimanga nel tempo. La realizzazione di questo lavoro mi ha fatto venire voglia di provare a giocare a football, cosa che non ho mai avuto modo di fare e di cui mi devo pure pentire perché per problemi fisici ora non posso assolutamente cimentarmi con gli sport di collisione.
E’ possibile seguire i Crusaders su Twitter, Facebook e nella pagina web www.crusaders-cagliari.it