Esce il primo cd di Donatella Mannis “Terra est Anima” una produzione che racchiude 10 brani tra i più conosciuti in lingua sarda. La produzione discografica, che ha visto la luce allo “Green Studio”, di Quartu Sant’Elena, si è avvalsa dell’apporto di Ignazio Marcia come ingegnere del suono e nella direzione artistica e di  Marco Cossu per l’ Artwork. È un disco che raccoglie il canto della Sardegna, le speranze, le gioie e il dolore dell’emigrazione con la nostalgia del ritorno e che la cantante ed interprete Donatella Mannis ha saputo eseguire con accurato studio e profondo sentimento umano ed artistico. È un canto che vola e come tale viene raccolto dall’ascoltatore più sensibile perché riscalda il cuore e ne nutre l’anima. È un canto della nostra isola che con costanza e forza va avanti tra le intemperie di questo pianeta per lasciare spazio alle emozioni e al cuore i veri motori del nostro vivere.

Donatella una tua piccola biografia e il perché dell’avere inciso questa produzione discografica “Terra est Anima” in Germania. Sei nata in Sardegna e vivi in Germania?

Sono nata in Germania ad Duisburg e mio padre, che è sardo di Guamaggiore, mi ha trasmesso l’amore per la cultura, il canto e la musica sarda.

Come è nato il progetto di fare con Ignazio del Green Studio a Quartu questo bellissimo disco che ci offre una gamma tra i brani più belli del canto sardo?

Faccio presente che manco dalla Sardegna da più di venti anni. Ignazio lo conosco da quando ero ragazzina. Con lui ho collaborato anche insieme in altri progetti. Dopo il mio matrimonio e il trasferimento in Piemonte ho proseguito sempre a cantare e a ricercare. In Piemonte cantavo sempre canti della tradizione sarda e gli emigrati sardi mi invitavano a cantare sia per i matrimoni che le feste di ricorrenza.

Perché hai intitolato il cd “Terra est Anima”? Cosa vuoi esprimere con questa titolazione?

La nostra terra è un qualcosa, un sentimento che non si può spiegare da far capire a chi non è vissuto in Sardegna. Per me Terra est Anima significa che nonostante l’emigrazione,o visitiamo altri luoghi o ci allontaniamo dalla nostra terra, ci portiamo sempre dentro il nostro cuore un senso di appartenenza a questa isola. “Terra est Anima” lo ho titolato così perché quando canto le canzoni della mia tradizione e della mia terra, io ci metto l’anima. L’anima sono io che mi sento appartenere a questo legame profondo. L’anima è il mio canto.

Pensi che questo sia un sentimento che provano tutti quelli che sono costretti a lasciare la propria terra in cerca di lavoro ed esistenza migliore? E che tutti gli uomini abbiano un legame con essa, posto che stiamo vivendo un periodo di grandi migrazioni e spostamenti di popolazioni?

Per tutti quelli che ho conosciuto io, si. È proprio un dolore lasciare la propria terra per dovere costruire un qualcosa altrove. Il fatto di non potere, in qualche modo, vivere in quel posto che ci da quell’accoglienza dalla nascita ed anche libertà, anche se non sembra, come la libertà di pensiero, io penso, in relazione a tutti quelli che ho incontrato e conosciuto, si ha una sorta di nostalgia per il luogo natio. Si affermo di avere visto tante “lacrimucce”.

Nella tua produzione discografica hai fatto una scelta di brani sardi. Perché li hai scelti?

Ho scelto “Ballende in tundu” perche mi ricorda i miei esordi quando ritornando dalla Germania partecipavo alle sagre del paese Guamaggiore dove tutta la comunità era intenta alla preparazione della festa e del santo patrono, che è San Sebastiano. Questo brano è la festa, è la tradizione comunitaria del paese in festa. “S’aneddu” è un’altra canzone che per me ha un significato profondo anche del mio vissuto. È un ricordo del mio matrimonio e non solo. Rappresenta una consacrazione a Dio. Dio nella nostra vita presente nel bene e nel male.

Tu sei credente cattolica?

Io sono credente cattolica e la fede è quella forza che mi fa andare avanti. Ma questo è un mio punto di vista esistenziale.

Il brano “Sardos” invece cosa rappresenta per te?

Sardos sono gli emigrati e tutti quelli che nonostante la loro lontananza dalla terra natia, e il doverla lasciare per lavoro, la portano e custodiscono nel profondo del loro cuore. È il canto della nostalgia. Certamente c’è chi è più fortunato e può viverla questa terra, assaporandone la gioia e l’accoglienza durante le vacanze.

Nel cd “Non Potho Reposare” non poteva mancare. Non pensi che come inno della Sardegna sia altamente rappresentativo?

Concordo. Lo ritengo proprio un inno. È un brano che Maria Carta, Andrea Parodi con Noa, Mango con Maria Giovanna Cherchi, e tanti altri artisti sardi, hanno saputo interpretare sempre con grande talento e spessore e rappresentare questa isola nel suo amore e sofferenza d’amore, proprio come canto d’amore. È un canto che è stato portato ed eseguito in tutto il mondo e non potevo non interpretarlo. “Chimeras” invece è un altro brano che mi raffigura . Mi rappresenta come donna nella sua passione per la musica e nel non essere mai scesa a compromessi per essere libera di potere essere quella che sono adesso. Questo è molto importante.

Perché cantare anche “Le Memorie della Musica”?

Reputo che sia l’eredità più bella che ci ha lasciato Maria Carta prima di andarsene.

Anche lei è una donna che è dovuta emigrare e che ha sofferto

È la donna sarda per eccellenza perché rappresenta la donna sarda in tutto. Dalla sofferenza per la povertà ad essere la forza. La forza del continuare ad andare avanti e portare avanti ciò che per lei rappresentava la Sardegna nonostante i tantissimi ostacoli e che di sicuro non erano così pochi. Trasferirsi a Roma per lavorare continuando a cantare e ricercare. Questa canzone rappresenta per me il significato della musica vera. È un canto che viene dall’anima e arriva direttamente al cuore delle persone che l’ascoltano. È emozione che nasce ed emoziona l’altro. Maria Carta è questo , è emozione dell’anima.

Vedo che hai anche inciso “Biskisende” di Antonio Lotta dei Janas

Si. Biskisende, che significa sorriso, l’ ho voluta dedicare a mio marito. È un sorriso ed un camminare con lui sorridendo per questa vita con la gioia nel cuore.

Antonio Lotta scrisse appunto questo brano dedicandolo alla moglie

Non lo sapevo. Che bello. Io invece la ho cantata per mio marito. È proprio un bellissimo brano d’amore. “Roccas” invece è una canzone dedicata ai pastori, al loro lavoro e ai loro sacrifici, la loro solitudine . è una poesia per il loro sudore ed impegno. Mi sono innamorata di questo brano perché nel suo testo vedo bene rappresentata la nostra terra. Una realtà isolana che molti non rispettano o deridono ma che è fondamentale per la nostra sopravvivenza sia economica che primaria. La pastorizia e l’agricoltura sono fondamentali per la Sardegna e vanno rispettate. “Anghelos” invece è un brano dedicato proprio a coloro che vengono dimenticati.

Cuore e Vento come l’ultima canzone che chiude il tuo cd?

Si cuore e vento. Una Sardegna che va amata. Una Sardegna che è un ballo che non a tutti concede di primo acchito. Lo devi conquistare con il cuore come l’affetto di una madre terra che va rispettato e coltivato. Nonostante io sia nata in Germania da genitori sardi, la Sardegna è una madre per me. È un forte richiamo che mi abbraccia con la sua natura, con le sue tradizioni, con i suoi paesaggi, con il suo mare, i suoi colori e il sole che mi nutre della sua energia.

Siamo in periodi in cui questo pianeta sta soffrendo, ed anche la nostra terra sarda soffre con lei chiaramente. Questo tuo lavoro “Terra est Anima” potrebbe essere anche un canto dedicato al nostro pianeta?

Si. È un pianeta che certamente sta soffrendo per il nostro egoismo perché basterebbe veramente poco affinché le persone in qualche modo possano essere più sensibili ed unite nel fare un qualcosa ognuno di noi nel nostro piccolo. Soprattutto nel rispetto della natura perché siamo sempre i primi a lamentarci ed i primi a non rispettarla. Si questo mio cd può essere ed è anche questo.

Lavorare con Ignazio Marcia del Green Studio, uno studio di registrazione sardo, come ti sei trovata? E come stanno vengono accolte le canzoni che presenti in Germania?

Molto bene. Ignazio è un amico che rispetto con profondo affetto. Le mie serate, invece, stanno avendo un discreto successo e non me lo sarei mai aspettato. Non so se perché questo lavoro è proprio nato dal cuore o perché quando canto in sardo in Germania noto tra il pubblico una profonda attenzione all’ascolto.

Presenti al pubblico queste canzoni?

Si, le presento in tedesco spiegando la loro provenienza e parlo anche della mia terra, la Sardegna. Ogni brano che canto viene rappresentato nel loro significato e per il valore che ha anche per la mia gente. Alcuni credono che la lingua sia spagnolo per la sua sonorità linguistica, ma io ne racconto la storia.

Una domanda che in genere faccio a tutti gli artisti che intervisto. Arriva un’astronave con esseri di altri mondi e devi spiegargli che cosa è il canto della tua terra, o la musica della tua terra. Cosa gli dici o cosa gli spieghi a questi nuovi abitanti che vengono a visitare il nostro pianeta?

Il canto della mia terra è un qualcosa di radicato dentro il nostro cuore. Per me è emozione da trasmettere . è quello che meglio so fare perché io mi emoziono nel cantare e mi piacerebbe che anch’essi provassero le mie emozioni e per potere capire che cosa rappresenta per me la Sardegna. Quest’ isola è gioia ed emozione. Il canto e la musica sono emozione e ringrazio chi ascolta perché altrimenti non ci sarebbe una relazione di sentimento reciproco in questa legame sonoro.

C’è un sogno di Donatella Mannis?

Di continuare a cantare e di continuare ad emozionarmi e migliorare sempre di più.