DANIELA DUCATO: L’ECONOMIA DEL FUTURO . UNA SPERANZA PER IL PIANETA TERRA
Radio Alter on the Road Communications ha voluto incontrare Daniela Ducato al festiva della Scienza a Cagliari all’EXMA. Donna di grande sensibilità e profonda cultura scientifica è stato con rispetto e riverenza che ci siamo approcciati a questa bioimprenditrice pluripremiata nel mondo del lavoro e Cavaliere della Repubblica Italiana da parte del Presidente Sergio Mattarella, perché “campionessa mondiale di innovazione”. La sua azienda, la “Edizero”, produce biomateriali realizzati esclusivamente con scarti e residui vegetali, animali e minerali, ed è stata eletta tra le venti aziende per le eccellenze tecnologiche mondiali per l’architettura della pace al WEF, il forum mondiale dell’economia tenuto in India nel 2016 a New Delhi. Donna affabile e cortese ci rallegra il cuore e ci trasmette con il suo sorriso speranza e voglia di cambiamento nel cuore e nella vita.
Daniela se dovesse giungere un’astronave con gli extraterrestri come gli descriveresti il nostro pianeta?
Gli direi che sono atterrati in un pianeta dove vi è tutto ciò che di straordinario si potrebbe descrivere, e quanto più è prezioso e straordinario, più va custodito e protetto, curato, amato, rigenerato, ricucito. Gli chiederei di aiutarci ad amarlo e preservarlo sempre più. Li farei diventare parte della squadra, perché chi più di un marziano con una visione completamente diversa può sostenerci a trovare delle soluzioni. Farei uno scambio con i marziani.
Tu sai che troppo spesso il “troppo amore” può anche rovinare o può creare dei problemi?
Forse il “troppo amore” non esiste. Esiste il possesso che noi definiamo troppo amore. Se si chiama amore è una cosa bella. Ciò che è troppo storpia. Se è troppo è possesso e non lo dobbiamo definire amore. Avere il possesso delle persone e delle cose, con la scusa di amarle, è un mascheramento. Bisogna smascherare. Per me amore è rispetto. È bellezza, mentre il possesso può avere delle accezioni negative a seconda di come lo si esercita.
In questo tempo abbiamo raggiunto delle conoscenze scientifiche da potere affermare che stiamo consumando le risorse del pianeta. Il pianeta è un dono e noi umani ne pensiamo di usufruirne come essere gli unici abitanti. Ci sono speranze?
Secondo me si. La speranza è la nostra consapevolezza. Il fatto stesso che stiamo cambiando un poco tutti. Sia nel nostro modo di guardare ed osservare. Ieri nessuno controllava un’etichetta di uno yogurt, mentre oggi si è molto più attenti. C’è più educazione ed attenzione. Oggi, che siamo al “Festival della Scienza” , è un insegnare in modo ludico ed appropriato e con profondo rigore scientifico la scienza medesima. Queste voci di bambini e ragazzi che ci circondano qui all’EXMA sono la dimostrazione di un’educazione al presente ed al futuro strutturato con razionalità e ponderatezza, facendo partecipi tutti anche con la propria emotività.
Lavori nel campo della “bioedilizia” e con prodotti e scarti che non devono contribuire a creare un certo inquinamento, ma che possono essere valutati e creare un valore dove la parola scarto viene a perdere il proprio significato. È come il corpo umano quando è un cadavere può essere utilizzato come fertilizzante per la terra. Già gli indiani d’America avevano queste concezioni di vita in armonia con il creato e l’ambiente circostante. Per queste concezioni che abbiamo perso, quanto l’industria moderna e la scienza ci può aiutare a riacquistare e ad acquisire queste conoscenze?
La scienza è il cuore di tutto. È il cuore pulsante di ogni innovazione. Necessita prima di tutto di rigore scientifico anche quando si ha un’idea o si sperimenta un qualcosa, alla fine si passa sempre verso tutto ciò che può provare, quindi va ad analizzare, monitorare e studiare. La scienza è la parola chiave ed è anche una bellissima parola perché dentro “scienza” c’è la parola “conoscenza”, “relazione”, il guardare attraverso la curiosità. Quindi è la parola fondamentale. Perciò sono contenta di trovarmi oggi al Festiva della Scienza, di avere fatto questo incontro e chiacchierata.
Un Festival della Scienza dove si parla di ecologia e del pianeta
Si, del pianeta e del custodire il creato, che mette insieme visioni molto diverse. Di persone molto diverse tra loro. Questa è un’iniziativa molto importante che spero si mantenga negli anni. Sarebbe bello organizzare il Festiva della Scienza in più stagioni, perché credo che la parola scienza sia la parola chiave.
Quando è nata in te questa coscienza?
Forse la ho da sempre. “Co-scienza”, siamo sempre nell’ambito della parola. Mi sono sempre occupata di conoscenza e di scienza. Di guardare le cose in un certo modo. Forse è un’indole. Inoltre mi piace molto coltivare l’aggregazione, perché la solitudine va bene per le persone più complete, più risolte, che da sole sanno riuscire a creare e a portare a termine un progetto. Poi ci sono un altro tipo di persone, ed io rientro tra queste, che invece si sentono molto incomplete e necessitano di trovarsi delle tribù con cui portare avanti pensieri e progetti.
Ma l’uomo è un animale sociale?
L’uomo è un animale sociale, ma vi sono società più chiuse, o più aperte o organizzate in modo differente. Io mi trovo in una dimensione dove la parte corale è più forte rispetto a quella “solista”. Io da sola mi sentirei persa.
Sei credente?
Si.
Con chi parli? Cosa vorresti dire a questo Creatore?
Non lo so cosa gli vorrei dire e perché ho la fede.
Nella scienza ritrovi questa perfezione?
Assolutamente si. Ho la dimensione della forza del creato e rafforza la mia fede. La scienza rafforza la mia fede e il mio credere in Dio.
Hai dei sogni? Oggi hai parlato anche dei sogni durante la conferenza.
Si. Avere più equilibrio per una risoluzione delle disuguaglianze.
Tu hai viaggiato molto ed hai visitato e visto molte realtà e tanta sofferenza.
Si tanta sofferenza, tanto dolore e tanta disuguaglianza.
In quali paesi in particolare?
In tutto il mondo. Forse il paese che più mi ha colpito, e forse più dell’Africa, è l’India. L’India mi ha provato. È il primo paese al mondo per morti infantili per gastroenterite. Ricordo questi bambini di due anni o tre in mezzo alla strada dove chiunque può prenderli , può fare quello che vuole. C’è un abbandono e un degrado profondo. Però vi è, da un’altra, parte un’India spinta verso il progresso e con le tecnologie avanzate. Vi è questa scelleratezza da una parte e grandezza dall’altra. Però l’India è anche il luogo dove tutti vanno per ritrovare sé stessi, per la meditazione e spiritualità. Questi luoghi di forti opposti, sono i luoghi che più mi provano in generale perché sentirsi impotenti dispiace. È più facile aiutare una tartaruga piuttosto che un bambino in India. Siamo fatti così noi uomini, non perché siamo insensibili, ma perché abbiamo una necessità umana di dare delle risposte sempre. Non possiamo essere impegnati su più fronti e quindi troviamo le vie che ci fanno sentire a posto con la nostra coscienza.
È una involuzione dei poteri?
Non credo che ci sia un’involuzione. Credo che ci siano delle fasi di evoluzione. Oggi facciamo cose che un tempo non si facevano. Ci stiamo evolvendo. Fa parte di un percorso. Io in questa vita non riuscirò a vedere tutto e il mio compito non è vedere tutto, vedere solo io. Il mio compito è che gli altri possano vedere dopo di me. Quindi gli si lascia la tavola ben apparecchiata. Ecco perché sono sensibile nel non creare rifiuti per chi verrà dopo di me perché un dopo ci penserà a riciclare. No. Iniziamo a progettare perché questi rifiuti diventino materiale di fecondazione della terra, e non che la distruggano e la inquinino. Iniziamo a progettare il nuovo in questo modo. Così non creiamo problemi ad altri. Sarebbe come lasciare dei debiti ai miei figli perché tanto poi ci pensano loro a risolvere con la loro intelligenza e bravura. No. Io debiti non ne voglio lasciare. Questa è la mentalità di chi fa impresa, di chi fa produzione. Bisogna occuparsi non solo del fine vita, ma anche dell’inizio vita. Questa produzione dove inizia? Che problemi ha procurato? Ne ha procurato o non ne ha procurato? Ha lasciato il paesaggio come era? Ha tolto acqua? Ha tolto cibo? Ha tolto vita? Ha tolto salute? Ha tolto il sorriso? Quando si progetta un materiale bisogna occuparsi di che cosa ha procurato prima, che cosa dovrà procurare durante il suo uso e che cosa succederà alla fine. Spesso questo non si fa. Spesso uno prende le cose come se non fossero appartenute a nessuno, e poi fa qualcosa e dice che poi dopo qualcun altro le risolverà. Io invece credo che la nostra intelligenza è un dono, un potere enorme e va speso in questo senso.
Perciò possiamo dire che a questi extraterrestri gli abbiamo dato delle buone informazioni?
Questi extraterrestri ci potrebbero anche aiutare, no? Con una collaborazione reciproca possiamo acquisire visione diverse. Abbiamo molto bisogno di tutto ciò che è molto diverso da noi e che incontriamo tutti i giorni.
L’unità nella diversità?
L’unità nella diversità e nella multi etnicità e quindi ben venga tutto ciò che è grande, aperto e diverso.