CLAUDIA CRABUZZA : GRAZIA LA MADRE
Claudia Crabuzza artista rinomata nel campo del cantautorato sardo e algherese, storica voce dei Chichimeca ed unica voce femminile dei Tazenda, si presenta sulla scena nazionale e sarda con un progetto discografico di profondo spessore poetico: “Grazia la Madre”, un omaggio in musica a Grazia Deledda.
Il tuo primo incontro con la musica?
Ho iniziato a cantare a sette anni. Ho fatto un percorso in un coro per dieci anni. Un’esperienza importantissima sia per la capacità di sapere cantare insieme agli altri sia per educare anche all’ascolto, ma soprattutto per la disciplina, perché facevamo tre prove alla settimana e questo ci ha educato alquanto in tutto.
Tutto questo nella tua città ad Alghero?
Sì. Cantavamo in algherese e in italiano.
Anche Paolo Fresu affermò che fu molto importante per la sua educazione musicale suonare nella banda del suo paese
Si sono momenti che ti insegnano a stare non solo con gli altri, ma anche a stare su un palco. È stata una bella scuola perché il nostro maestro ci diceva che qualsiasi cosa accadesse dovevamo essere sempre attenti e concentrati su ciò che stavamo eseguendo. Sono stati dieci anni di vera gavetta costruttiva.
Manca questo tipo di esperienza ai ragazzi in questi tempi?
Purtroppo esiste una cultura equivoca su questo campo, specialmente sulle costruzioni di carriere in pochissimo tempo. Esistono questi passaggi televisivi con i talent che non solo non educano alla professione e all’arte, ma danno delle illusioni pericolosissime ai ragazzi che non sono strutturati per sopportarle e perciò tutto diventa un solito tritacarne dove non si salva quasi nessuno e non si apprende niente. Il lavoro si impara nel tempo con tanto studio e tantissima dedizione. Oggi assistiamo a tantissimi cantanti che stanno su palchi importantissimi e non riescono a sostenerlo; non lo reggono né sul piano tecnico che emotivo. Questo è un mestiere durissimo a qualsiasi livello, sia nei piccoli che grandi palchi. Più si ha un successo di pubblico, maggiore diventa la gestione emozionale che organizzativa strutturale in sé, e ciò richiede fermezza e stabilità. Perciò per un ragazzino senza alcun tipo di percorso e sostegno emozionale ciò può essere alquanto pericoloso e dannoso per la sua integrità psicologica e fisica.
Dopo la tua esperienza corale quando ti sei avvicinata al professionismo?
Ho iniziato da giovanissima a lavorare nei locali come corista in un gruppo e in seguito da solista. Intorno agli anni duemila con il mio gruppo i “Chichimeca” abbiamo portato avanti tanti progetti ed ancora oggi siamo presenti sulla scena artistica da ventitré anni. Anche con i Tazenda, in contemporanea, è stato un bel percorso.
Come è stata questa esperienza con i Tazenda posto la posizione ingombrante di occupare il ruolo di Andrea Parodi?
Io all’epoca ero molto incosciente e quindi questa inconsapevolezza mi ha aiutato. Non ho mai pensato ad un confronto con il grande Andrea Parodi, ma ho pensato alla bellissima esperienza e di poter dare il mio contributo con la mia voce, che fu una novità, e presenza.
Lavorare con Gigi Camedda e Gino Marielli come è stato?
Una bellissima esperienza. Bella e formativa soprattutto perché ho fatto delle cose importanti con tantissimo pubblico e questo mi ha fatto capire che era quello che non volevo fare. Cioè, il fatto di trovarmi davanti ad un pubblico gigantesco non è la mia situazione. Sì è bello ed emozionante, ma reggere tanta energia e tanto pubblico non è la mia dimensione. Amo più il club e la situazione teatrale dove il pubblico è più contenuto. Il mio ideale è il concerto privato con trenta persone. Un rapporto più diretto ed un contatto più ravvicinato con le persone. Ho necessità di sentire più vicino l’energia della gente e del palco più vicino, sia per quello che do che per quello che ricevo. Ho necessità di vivere questo interagire diretto con il pubblico altrimenti per me è una sofferenza troppo grande. Perciò più la situazione è piccola e più raccolta, più mi permette di entrare in contatto diretto.
Questo bellissimo lavoro su Grazia Deledda che attualmente sta ottenendo un successo della critica nazionale come è nato?
È un disco che ho appena pubblicato , “Grazia la madre”, con “Squilibri editore di Roma”, che è completamente dedicato ai romanzi di Grazia Deledda. Sono dieci canzoni ispirate ai romanzi più una con un testo bellissimo di Paolo Pillonca che abbiamo voluto utilizzare come omaggio nostro alla donna Grazia Deledda. I testi sono di Stefano Starace che ho adattato e le musiche di Fabio Manconi e Andrea Rubino che sono i miei compagni dei Chichimeca. Tante le personalità e i musicisti che vi hanno partecipato, dai quadri di Narcisa Monni, scritti di Dino Manca, Neria De Giovanni, Michele Pio Ledda che ha adattato in sardo alcune canzoni, insomma una partecipazione ricchissima.
Grazia Deledda che è una madre della Sardegna, una donna che ha lottato nella sua vita studiando di nascosto, nonostante la cultura fosse privilegio dei maschi, è giunta ad imporsi con i suoi scritti nel mondo letterario mondiale conseguendo il Premio Nobel. Prima donna in Italia, eppure a scuola non la si studia.
Infatti lo scopo di questo lavoro è quello di dare un piccolo contributo alla diffusione di Grazia Deledda e del suo lavoro. Negli ultimi due anni posso affermare che qualcosa si è fatto. Per i festeggiamenti dei cento cinquantanni della nascita in Sardegna ed in Italia si sono svolte moltissime manifestazioni come quelle dell’Università di Sassari con Dino Manca che si impegna nel valorizzare la figura e i lavori della scrittrice sarda, non solo a livello filologico e linguistico, ma anche sul modello di donna che stravolse i canoni del tempo.
Le canzoni sono cantate sia in italiano che sardo?
Sono in italiano con due canzoni adattate in sardo da Michele Pio Ledda, più una in originale in sardo di Paolo Pillonca.
Perché scegliere un testo di Paolo Pillonca?
È stato un po’ un caso perché era una canzone che Fabio Manconi aveva già musicato per lui e che non era stata pubblicata, così quando stavamo lavorando al progetto ci siamo resi conto che sembrava scritta appositamente per Grazia Deledda, posto che parla della forza e della bellezza di questa donna che anche matura con i suoi “filos de prata” , con i suoi capelli in argento, è un omaggio anche a tutte le donne che nella loro maturità hanno tantissimo da dare e che ancora oggi anche questo è un tema da sostenere.
Dove si può acquistare il CD?
Il disco si trova in vendita alle Messaggerie a Sassari, in alcuni negozi di Alghero e nelle librerie, e nel sito dell’editore.
C’è un sogno di Claudia Crabuzza?
Sono tanti ma uno in particolare è di fare un concerto con Manu Chao.
Un’ultima domanda che faccio a tutti i miei intervistati. Arrivano gli extraterrestri. Come comunichi con loro?
Con gli alieni e con tutti gli altri sicuramente cantando. Intanto perché è ciò che so fare e il canto può giungere al cuore di tutti. La voce tocca del corde più del cuore e non c’è bisogno neanche delle parole.