Cip Sardegna: Sorso e Agitamus
Oltre all’essenziale confronto tra atleti paralimpici e studenti, il progetto Agitamus 2019 contempla un modulo particolare che anima le discussioni in classe, apre il cuore, facilita la comunicazione, dando un particolare impulso all’esternazione dei pensieri più intimi che in altre situazioni non sarebbe stato possibile. Un esperimento contemplato in quel contenitore chiamato “Conoscersi diversamente” dove in poche ore la centrifugazione di tanti stati d’animo porta alla liberazione totale con il plateale lancio del paracadute colorato.
E in questo caso la diagnosi medica c’entra ben poco perché tutti, nessuno escluso, si portano dietro situazioni di specificità che in un modo o nell’altro segnano l’esistenza. Saper riflettere anche sulle proprie debolezze porta sicuramente ad una lettura più agevole dell’altrui condizione: rispettarla e soprattutto comprenderla in tutte le sue estrinsecazioni.
Il ruolo di insegnanti, psicologi e atleti paralimpici che movimenta gli altri quattro moduli completa la funzionalità del progetto presentato da Manolo Cattari, recepito in pieno due anni fa dal CIP Sardegna (allora coordinato dall’attuale vice presidente vicario Paolo Poddighe) e plaudito dalla Regione Sardegna che lo ha supportato con un congruo contributo.
Di sicuro un bel po’ di bambini che abitano nell’antica sub regione chiamata Romangia diventeranno portatori sani del messaggio paralimpico. Assieme a quello di Sennori, anche l’Istituto comprensivo di Sorso sta portando a termine il lavoro grazie alle iniziative del dirigente scolastico Gianni Esu che si è avvalso della collaborazione di un pool di docenti affiatato composto da Barbara Sechi (referente del progetto), Marco Cuccureddu (referente scuola primaria) e Claudio Gazzano (referente scuola secondaria). A fare da collante tra alunni, corpo docente e atleti paralimpici ci ha pensato come sempre la coordinatrice territoriale di Agitamus Monica Pirina assieme alla psicologa Bernardetta Zizi.
Nell’ambito degli incontri con i testimonial sportivi i bambini di quarta elementare e seconda media hanno avuto modo di approfondire sacrifici, peripezie, sogni e aspirazioni dei protagonisti.
A rappresentare la disabilità sensoriale c’era l’affabile cestista della FSSI (Federazione Sport Sordi Italia) Marco Salaris, già convocato diverse volte nella nazionale.
Accompagnato dal tecnico Antonello Fadda, il giovane atleta originario di Porto Torres si è mostrato molto attento alle dinamiche di Agitamus: “L’esperienza condivisa a Sorso fa pensare ad un futuro più roseo per tutti – ha dichiarato – e questo grazie agli studenti che mi hanno fatto capire come possiamo diventare migliori col semplice ascolto dei pensieri altrui. Ringrazio l’organizzazione per avermi chiamato e spero che sia l’inizio di una lunga strada”.
Non sono mancati i rappresentanti della FIPIC (Federazione Italiana Pallacanestro in Carrozzina) con Fabio Raimondi e il suo compagno Claudio Spanu, anch’egli spesso e volentieri nel giro della Nazionale. “I bambini sorsesi sono stati eccezionali – ha sottolineato Claudio – perché c’è sempre tanto da imparare da loro. Hanno dimostrato di stare dalla nostra parte. In futuro spero che continuino a seguire le nostre vicende sportive, spero, e mi auguro altresì di rivederli presto”. Si aggiunge la riflessione del suo coach: “Lo ritengo un esperimento bellissimo e da ripetere, sperando di aver lasciato qualcosa di profondo nell’animo degli studenti. Da parte mia lo terrò molto in considerazione perché molto valorizzante. Questi bambini rappresentano il futuro, occorre continuare a trattare certi temi sin dalla tenera età così, in seguito, i problemi legati alla nostra condizione saranno molti di meno”.
I nuotatori Alessandro Roggia ed Enrico Postiglione, con il solito enorme bagaglio di simpatia e leggerezza, hanno esportato il verbo della ASD Progetto AlbatroSS, società affiliata anche alla FISDIR (Federazione italiana sport paralimpici degli intellettivo relazionali): “Ci siamo fatti conoscere e abbiamo detto ai nostri nuovi amici quanto è importante fare sport per crescere sani e divertirsi con chi ti sta vicino. Poi abbiamo condiviso con tutti – concludono – gli esercizi sulla fiducia e il sempre suggestivo lancio del paracadute. E’ stato un grande divertimento”.
L’ultima parola, a conferma di quanto sia stata arricchente anche la lezione della scuola sorsese, spetta alla psicologa Bernardetta Zizi: “Agitamus può definirsi un’esperienza unica. Mi ha dato la possibilità di osservare la curiosità dei ragazzi mentre ascoltavano le storie degli atleti; di vedere l’interesse e l’ammirazione per ciò che sono riusciti a realizzare nella loro vita, al massimo delle proprie possibilità. L’ iniziativa dà l’opportunità di scrutare, sentire e provare le difficoltà legate ad una disabilità e sviluppa nei ragazzi una grande sensibilità rispetto ai temi trattati. Questo progetto, a parer mio, favorisce l’espressione delle emozioni e nel contempo sviluppa accoglienza e ascolto attivo verso l’altro. Agitamus ha un potere prezioso: porre l’attenzione su come lo sport può essere un’occasione di crescita individuale e sociale”.