Se ne è andato con grande discrezione e in silenzio, senza tanto rumore, lasciando sgomenti tutti i suoi amici ed i suoi estimatori. Lui, il grande esempio dell’arte musicale della chitarra unico nel suo genere. Non potrà essere sostituito da nessuno perché Massimo Ferra con la sua grazia, passione e grandezza era il talento ed orgoglio di quella generazione di chitarristi che sanno essere unici sia nell’esecuzione che nella composizione. Il suo carattere schivo, umile e discreto, che compete ai grandi, lo faceva amare e stimare da tutti. Nel mondo della musica tutti possono essere chitarristi, pianisti, etc. Ma alcuni si distinguono per possedere ed essere in sé quello che in spagnolo viene definito “el no sé que” , “il non so che”, quella luce ed energia che quando li senti suonare non vedi la persona fisica, ma l’anima, la metafisica dell’assoluto armonico. Massimo Ferra era un cavaliere dell’arte della chitarra e della composizione, e le sue improvvisazioni portavano l’ascoltatore a viaggiare verso altri mondi lontani, qualità che solo i grandi possiedono. La Sardegna e l’Italia ha perso un gioiello il cui disegno ha ispirato molti allievi del Maestro. Conobbi Massimo Ferra nei primi anni settanta durante il mio girovagare da quindicenne nei bugigattoli dove si poteva ascoltare musica. La Cagliari dell’epoca era priva di luoghi di incontro per i giovani e per i musicisti degli esordi e le piazze erano i luoghi deputati all’incontrarsi. Il nome di Massimo Ferra già circolava nella radio dove trasmettevo, Radio Alter, e veniva rispettato già all’epoca da tutti per la sua bravura e serietà. Quando mi è giunta la notizia della sua dipartita, in una conversazione telefonica con Checco Loche, abbiamo ricordato quegli anni degli esordi. Il bugigattolo dove conobbi Massimo Ferra era l’UMI, un localino sito davanti al Teatro Massimo, dove Dario Corda, batterista, Billy Sechi ed Ignazio Sechi, batteristi, Daniele Piga, pianista, Alberto Susnik, chitarrista, Paolo Cocco, bassista, Checco Loche, batterista e Gianni Loi Antico, chitarrista,  suonavano perché non vi erano altri posti per esercitarsi. L’UMI era il localino dismesso dell’Unione Monarchica Italiana e quella musica non aveva niente di che monarchico, ma era l’unico locale di qualche lontano parente di qualcuno dove poter suonare. Il problema era che quando passavano le manifestazioni nel Corso e nella viale Trento, gli extraparlamentari di sinistra bussavano a quella porta con colpi e calci e pugni urlando “fuori bastardi monarchici”, ignari che all’interno c’erano dei giovanissimi studenti con l’amore per la musica. Di Massimo Ferra non solo rimarrà nel mio cuore la sua musica, ma anche le risate e l’assenza della perfidia umana nel suo essere. Persona di grandi valori umani ed artistici Massimo Ferra ci ha lasciato un’eredità musicale che può essere solo annoverata nella storia della musica della Sardegna.  

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