Appunti di storia sarda
La storia dell’uomo in Sardegna

di Giovanni Idili


  • La fine del Paleolitico

Contrariamente a quanto si può pensare è assai probabile che la Sardegna sia stata meta di molte ondate migratorie. Ciò fa ritenere che non esista in seno all’isola una evoluzione umana, dai primi ominidi del genere Erectus produttori dei litici di Perfugas al moderno Sapiens, ma piuttosto che si sia verificata una nuova colonizzazione.
Sono avvolte dal mistero, e forse lo saranno per sempre, le cause che portarono alla estinzione di quei coloni, così come siamo poco informati sulle vicende che successivamente hanno ricondotto l’uomo in Sardegna. E’ probabile che ancora una volta siano state cause alimentari, legate alla caccia e alla sussistenza, a spingere gruppi di sapiens ad attraversare il mare e occupare sedentariamente le due grandi isole al centro del Mediterraneo. 
Le più antiche testimonianze legate alla presenza umana nel Paleolitico Superiore (36 mila 10 mila anni) sono state identificate nella Grotta Corbeddu di Oliena. L’anfratto è divenuto famoso perchè ha ospitato il bandito Giovanni Corbeddu (1844 -1898). La grotta di origine carsica si trova nelle campagne di Oliena (Nu), è lunga circa 130 m. ed è composta da quattro sale.

File di Raccoglitore n. 1

Ingresso della Grotta Corbeddu a Oliena (Nu).


Foto da sardegnaturismo.it  
 Interno della Grotta Corbeddu a Oliena (Nu).


Foto da sardegnaturismo.it   

Scavi condotti a partire dal 1982 hanno permesso di recuperare una moltitudine di reperti alcuni riferibili alla fauna locale altri, dagli strati superiori, testimoniano la frequentazione umana della grotta a partire dal Paleolitico Superiore e fino all’Età del Bronzo.
Grazie ai ritrovamenti fu possibile ricostruire le vicende antropiche in seno alla valle del Lanaitho e stabilire con buona certezza che già nel periodo più antico l’uomo aveva esteso il suo habitat anche ai territori meno accessibili dell’interno. Oltre agli strumenti furono recuperati resti ossei umani. Uno di questi è stato datato con il C14 (tecnica del carbonio 14) a circa 20.000 anni.
In un primo momento l’analisi delle ossa pareva fornire informazioni attestanti una evoluzione umana interna all’Isola secondo modelli comuni a gruppi isolati (es. homo floresiensis in Indonesia), ma studi recenti hanno dimostrato come non esistano differenze sostanziali con altri gruppi umani coevi di altre regioni del Mediterraneo.
L’uomo della Grotta Corbeddu non è però un visitatore occasionale, infatti conosce il territorio e le possibilità che quello offre. Lo dimostrerebbero oltre i resti consistenti di pasto, anche l’uso metodico di una pietra locale che, associata alla più resistente selce, si trova diffusa tra lo strumentario litico recuperato durante gli scavi. Tra le ossa recuperate alcune erano state utilizzate come strumenti. Lo dimostrerebbero le fratture parzialmente levigate e tagli e abrasioni provocati volontariamente.
La tipologia della Grotta ubicata in un contesto così ricco di fauna hanno determinato un lungo utilizzo della stessa che è continuato anche nei millenni successivi.

Grotta Corbeddu area degli scavi


Foto da beniculturali.it  
 Museo Archeologico di Nuoro ricostruzione della valle di Lanaitho durante il Paleolitico Superiore.


Foto da archeossnu.beniculturali.it  

 

 

Grotta Corbeddu di Oliena resti di Megaceros Cazioti. Vetrina Museo archeologico di Nuoro.


Foto da flickr.com 
 Grotta Corbeddu veduta dei lavori di scavo.


Immagine da web.tiscali.it   

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  Giovanni Idili