Appunti di storia sarda: La storia dell’uomo in Sardegna (2 Parte)
Appunti di storia sarda:
La storia dell’uomo in Sardegna
di Giovanni Idili
- Fenomeni naturali che hanno favorito l’arrivo dell’uomo in Sardegna.
L’arrivo dell’uomo in Sardegna nel Paleolitico Inferiore è stato certamente favorito da specifiche condizioni naturali.
Principalmente due fenomeni, almeno in parte correlati tra loro, hanno contribuito a modificare lo scenario geografico entro il quale questi primi ominidi si muovevano.
Parliamo delle glaciazioni e del cosiddetto eustatismo endogeno. La glaciazione è un periodo caratterizzato da un forte raffreddamento termico che ha come conseguenza la comparsa di spesse calotte di ghiaccio in aree normalmente libere. Il fenomeno, che si presenta su scala mondiale, ha effetti sul clima, abbassamento della temperatura, ma anche scarsa piovosità e temperature più miti in aree normalmente desertiche, e sui mari con un abbassamento del livello marino che in alcune località ha toccato una escursione in negativo rispetto alla quota attuale di oltre 100 m (eustatismo).
La scarsa piovosità e la presenza del ghiacco inaridiscono i fiumi impoverendo i mari. Il risultato, apprezzabile solo in migliaia di anni, e l’abbassamento di questo in favore di una maggiore quantità di terre emerse (lo spazio lasciato libero dal mare).
Nel Tirreno l’effetto si mostrò in tutta la sua evidenza in prossimità dell’Elba, al tempo unita alla Toscana, e del massiccio sardo-corso che rappresentavano un’unica isola. In queste condizioni un attraversamento secondo la direttrice Toscana/Elba –> Corsica/Sardegna dovette risultare agevole.
Carta dell’Italia durante l’ultima glaciazione. |
Schema dell’abbassamento e innalzamento marino durante una |
In questo modo giunsero nell’Isola molti animali dei quali ormai conserviamo solo i resti e che si sono estinti da tempo.
Piccoli elefanti come l’Elephas Melitensis, o l’unica tipologia di mammut indigeno del mediterraneo il Mammuthus Lamarmorae, alcuni tipi di scimmie come il Macacus Majori, o l’antilope conosciuta con il nome scientifico di Nemorhaedus melonii, ancora il Prolagus Sardus un roditore presente solo in Sardegna, il Cynoterium Sardous un canide selvatico simile alla iena, o un grosso cervide il Megaceros Cazioti.
Teschio di Macacus Majori. |
Teschio con corna di Megaceros Cazioti. |
Resti scheletrici di Prolagus Sardus. |
Ricostruzione dell’immagine di un Prolagus Sardus. |
Forse proprio al seguito di una migrazione di animali i primi gruppi umani di cacciatori si mossero dalla terra ferma affrontando il mare. La relativa vicinanza tra le terre consentiva comunque una navigazione a vista agevolando l’attraversata.
Ovviamente è impossibile stabilire il numero degli individui e i tempi in cui queste migrazioni sono avvenute, ne è ipotizzabile che il fenomeno sia avvenuto unicamente in un solo momento. Certo è che nel giro di qualche migliaio di anni anche le principali isole del mediterraneo risultavano colonizzate.
Oggi non sappiamo cosa sia successo a questi primi gruppi umani ne i motivi che li abbiano condotti all’estinzione, non possediamo infatti sufficienti testimonianze per affermare una continuità di vita, ne siamo informati sulla presenza di uomini e donne nell’Isola nel lungo periodo che va dal Paleolitico inferiore (circa 500 mila anni) alle scoperte della Grotta Corbeddu di Oliena (Nu) datate tra 13 mila e 10 anni (Paleolitico Superiore).