Antonio Lotta artista rinomato nel panorama della scena musicale ed artistica della Sardegna pubblica il suo primo libro di fantasia che rievoca le favole e leggende sarde. Abbiamo voluto conversare con il Maestro per avventurarci nel suo mondo creativo

Puoi farci una breve narrazione della tua biografia?

 Sono nato a Milis nel 1953, ma ho sempre vissuto a Seneghe. Ho iniziato a suonare a sedici anni. Nel 1975 sono entrato a far parte della band dei “Salis”, con loro ho registrato due CD, all’interno dei quali ci sono cinque brani miei. Gli anni seguenti sono stato in giro per il mondo, quattro anni in Germania e sei anni a Milano. Nel 1992, al mio rientro in Sardegna, ho formato il gruppo Janas. Insieme abbiamo realizzato sei CD, tutti i brani sono miei, a parte alcuni che sono popolari. Ho lasciato i Janas nel 2007. Negli anni successivi ho diretto il coro polifonico maschile Monteferru di Seneghe, il coro maschile Su Milesu di Milis, il coro femminile Armonie di Samugheo, il coro femminile Su Nennere di Busachi e il coro maschile di Abbasanta con il quale ho registrato un CD con sei brani miei. Ho pubblicato nel 2004 un libro di partiture corali. Nel 2022 ho  pubblicato il mio primo libro “Pratta e il viaggio con lo stregone”, è un racconto fantasy, chi vuole può ordinarlo da Amazon. Attualmente vivo a Seneghe con mia moglie Eva. Compongo brani per orchestra, canzoni con testi, brani per coro, Musical, scrivo racconti che poi pubblico. Fino a oggi ho composto più di 300 brani.  

Antonio tu sei un compositore, direttore di coro e adesso scrittore. Quando è stato il tuo approccio con la musica?

La mia carriera artistica inizia nel 1969 con i primi gruppi musicali (allora si chiamavano complessini). Nel 1975 entro a far parte della band (famosa in quel periodo) dei “Salis”, dove milito per sei anni. Dopo dodici anni di lavoro e studio musicale in Germania e Milano, rientro in Sardegna e costituisco il gruppo etno/rock i “Janas”. Nei quindici anni di permanenza nel gruppo, ho composto tante canzoni, molte di queste sono canzoni/fiaba.

Nei tuoi brani le leggende e tradizioni sarde hanno sempre avuto un ruolo importante nelle tue composizioni. Da dove nasce ciò?

Da bambino ho sempre sentito raccontare, dai miei genitori o dalle persone anziane che prendevano il fresco le sere d’estate, storie o leggende fantastiche. Tutto ciò non l’ho scordato. Quando ho costituito il gruppo Janas (Fate), mi è venuto quasi spontaneo scrivere e comporre canzoni che parlavano di esseri fantastici.

A un momento della tua vita hai lasciato che i Janas percorressero da soli la loro strada. Ti manca il palco e calcare le scene?

Quindici anni sono per me un periodo abbastanza lungo. Ho insegnato ai Janas tutto ciò di cui avevano bisogno: riscaldare la voce, diverse tecniche di canto, esercizi per l’intonazione della voce, come stare su un palco (molto importante) e portare avanti un programma di due ore con il pubblico davanti (sembra una cosa facile, ma non lo è). Io, dal canto mio, avevo il bisogno di proseguire il percorso artistico da solo, per questo motivo ho lasciato che i Janas procedessero da soli. Il palco e stare sulle scene non è una cosa molto importante per me. Se mi capita l’occasione salgo volentieri sul palco per fare uno spettacolo musicale e mostrare al pubblico ciò che ho composto. Tutto ciò va bene per un artista, ma non è essenziale. È molto più importante che le tue musiche piacciano, diano gioia alle persone che le ascoltano. Più che altro mi piace stare fuori dalle scene, comporre musiche e brani che altri artisti suoneranno o canteranno.

Da dove nasce “Pratta” questo libro che ripercorre alcuni personaggi delle tue canzoni? Perché l’esigenza di scrivere narrativa?

Quando ho costituito il gruppo Janas, trenta’anni fa, nel 1992, ho composto per loro tantissime canzoni, molte di queste avevano testi da fiaba. È da queste canzoni appunto, che circa vent’anni fa, nasceva l’idea del libro. Volevo riunire in un unica storia tutti i personaggi che animano queste canzoni. L’impresa non era per niente facile, per me alle prime armi come scrittore di romanzi. Da quel momento lentamente ho iniziato a intessere la trama. Ho voluto iniziare facendo fare al protagonista, un giovane musicista/compositore, un viaggio. Durante il suo percorso Pratta, il protagonista, incontra tutti i personaggi. Da quel momento ho iniziato a prendere appunti, gli ingredienti c’erano tutti, bisognava solo fare ordine per costruire la storia.

La fantasia aiuta l’uomo a rifugiarsi dai momenti brutti dell’esistenza?

La cattiveria è sempre stata presente nel mondo. Forse oggi, attraverso i media e i social,  la possiamo notare di più. Io artista della musica e ora anche della scrittura cerco con le mie opere, di rendere il mondo meno cattivo, di dare valore ai sentimenti belli. Le persone hanno bisogno di tranquillità, non di brutalità. 

C’è un sogno di Antonio Lotta?

Vorrei che le persone del mondo intero vivessero in pace e armonia. Che le guerre (purtroppo ancora tante) diventassero, finalmente, un brutto ricordo.

Se dovessi incontrare gli extraterrestri come comunicheresti con loro? Con la musica o altro tipo di genere comunicativo?

La musica è senza dubbio il linguaggio più usato e più conosciuto nel mondo. Quello che tutti capiscono. La si ascolta con il cuore. Credo che la musica sia cosmica. È nella terra, è nello spazio, quindi penso che anche gli extraterrestri capirebbero questo linguaggio universale.