nebbia

Piazza del Campo era immersa in una sottile coltre di nebbia, che si agitava lentamente e ricopriva i palazzi intorno per poi mostrarli un attimo, al cambiare del vento. A fianco del Palazzo Pubblico, la Torre del Mangia si perdeva in alto, come spezzata d'un tratto da un sortilegio. Dove si correva il palio c'era solo silenzio...non nitriti di cavalli eccitati dalla sfida imminente, non sibili di frustini agitati da cavalieri impazienti, non urla di folle ostili ai rioni fraterni. Un silenzio strano per quella città allegra e vivace, ma l'autunno era particolarmente freddo quell'anno e le strade si coprivano spesso di un sottile strato di ghiaccio, che imponeva prudenza. E nessuno usciva di casa. Lui 45 anni, lei 22. Lui fisico nucleare, in giro per congressi; lei fresca di laurea in archeologia, in viaggio premio. Lui non bello, ma elegante e dal sorriso aperto e pulito e la risata contagiosa. Lei slanciata, i capelli nerissimi su un volto perfetto e gli occhi azzurri e ironici, le labbra da nobildonna del Rinascimento. Erano soli nella piazza, resa deserta da una pioggia sottile, che accarezzava il profilo degli edifici storici. Si videro mentre osservavano fonte Gaia, al centro della Piazza. E fu naturale che due persone sole, stranamente sole in una piazza famosa e sempre brulicante di gente, si sorridessero. Si ritrovarono nell'unico ristorante aperto, dietro la fontana, e anche li' si sorrisero...ma guarda un po', sembra che siamo gli unici sopravvissuti al mondo...e con naturalezza sedettero allo stesso tavolo affamati...e dopo un piatto di gnocchi ai quattro formaggi si divisero una gigantesca bistecca fiorentina morbida e saporitissima. Presero anche altro...forse un dolce, forse dell'ananas...non lo ricordarono mai, perché da un'ora parlavano fitto fitto di tutto, ridendo per ogni battuta, bevendo del Rosso di Montalcino da dio. In poche ore avevano colmato gli anni di reciproca assenza. E ne erano felici e piacevolmente sconvolti nello stesso tempo, perché sembrava che si conoscessero da sempre e che tra loro esistesse una complicità, che andava oltre il piacere di chiacchierare intorno ad un tavolo apparecchiato. Era inquietante anche la differenza di età...hai gli anni di mio padre...si ma non dirglielo...ma non le nascose che era sposato e che una delle figlie faceva l'università. Da subito scoprirono di essere entrambi sardi...due sardi soli in una Siena deserta...ma akkandu mai...eppure era così e ne risero insieme come due ragazzi spensierati. Ma scoppiarono a ridere senza ritegno, col cameriere che li guardava sconcertato, quando venne fuori che alloggiavano a Firenze nello stesso albergo, in via dei Calzaioli. Lui scherzo'... ma non e' che abbiamo la stessa agenzia...dimmi la verità, ti ho colpito col mio fascino e mi hai seguita fin dall'arrivo all'aeroporto di Pisa... A Firenze si fermarono al Giubbe Rosse per un te' verde...camelia sinensis, noto' lui con un sorriso...infatti, medicina per gli anziani e antiossidanti per le giovani donne, scherzo' lei. Si separarono solo per andare nelle loro stanze...ti vengo a prendere tra un'ora e andiamo a cena vicino a Ponte Vecchio...certo...sembrava la cosa più naturale del mondo, come tutto in quella giornata strana. Le batteva il cuore come impazzito mentre lo aspettava seduta sul letto. Aveva ritoccato il trucco delle labbra, messe due gocce di profumo e aveva indossato un vestito leggero...avrebbe preso il cappotto prima di uscire. Quando senti' bussare gli volo' tra le braccia...bella be' e se fosse stato il cameriere...risero come matti mentre si abbracciavano; poi non uscirono più. La filodiffusione trasmetteva in sottofondo una compilation di vecchie canzoni...e lei ricordo' per sempre le parole che accompagnavano la magia dei primi istanti trascorsi con l'uomo che sentiva, stupita ma felice, di amare da sempre... Io non so parlar d'amore l'emozione non ha voce E mi manca un po' il respiro se ci sei c'è troppa luce La mia anima si spande come musica d'estate poi la voglia sai mi prende e mi accende con i baci tuoi Si sveglio' disturbata dalle prime luci dell'alba. Allungo' la mano per cercarlo ma Lui non c'era. Si sedette impaurita sul letto...e lo vide in piedi, stagliato contro la finestra, che guardava la cupola del Brunelleschi, brillante nella nebbia. Poté ammirarlo...le spalle larghe ed eleganti, la schiena dritta e ben modellata, i glutei scolpiti e le gambe robuste e snelle...si accorse di essere osservato...buon giorno cara, solo tu potevi farmi capire la bellezza di questa chiesa perché tu sei la bellezza, al di la di ogni cosa... Liliana si alzo' e lo abbraccio', mentre la Città si svegliava ai primi rintocchi delle campane. Lo senti' mentre telefonava alla moglie...si tesoro, certo..mi dispiace, non posso tornare stasera, ma devo trattenermi fino a domenica...bacia Serena e Luisa, ciao amore... Si accorse che era dietro di lui, la guardo' per un attimo senza sorridere, poi l'abbraccio' stretta fino a toglierle il respiro. Lei non si sottrasse. Gli mormorò...siamo nei guai fino al collo, amore mio...lui la bacio' con forza, come se fosse l'ultimo bacio di un condannato a morte. Si regalarono sei giorni. Di felicità e di sogno...perché lei ricordava solo emozioni. Venezia, il Floriana e la sua cioccolata e piazza san Marco addormentata...Bergamo alta, con le taverne odorose di lardo speziato e l'ampia volta dalle trifore gotiche del Palazzo della Ragione e la vicina cappella Colleoni...e le passeggiate nei campielli e sotto le mura...e la dolcezza delle notti. Liliana si senti' morire quando l'aereo atterrò a Elmas. Si erano stretti le mani sotto il cappotto per quell'ora di volo, che era finita in un attimo, e adesso dovevano lasciarsi. Cominciarono a farlo appena ritirarono i bagagli. Oltre la porta automatica lui avrebbe incontrato la moglie e le figlie e se ne sarebbe andato senza guardarla. Fu così. Liliana visse gli anni tumultuosi di inizio carriera. Scavi alle Baleari per trovare eventuali contatti con la Sardegna nuragica...stage in Israele e in Siria...e poi l'Iraq, l'Iran...sempre in giro per il mondo a rintracciare la storia sepolta nei deserti. E la sabbia gialla le serviva a seppellire la nostalgia, la cruda realtà della lontananza e un volto che non invecchiava. Neppure un giorno lo dimentico'. Ne' un'ora o un secondo. Era una presenza benigna, e lei sapeva che poteva materializzarlo se ne avesse avuto bisogno...era una donna vera, un'amante fedele all'uomo di quelle notti veloci ed eterne, alla bellezza dell'incontro tra due anime alte, al suo potere divino di governare la felicità. Dieci anni dopo, visitando Firenze col marito e i due figli, le sarebbe sembrato di scorgerlo in ogni angolo della Città di Dante...ecco gli Uffizi dove lo aveva abbracciato e baciato suscitando gli sguardi scandalizzato di due vecchie americane...she's so fylly...e Ponte Vecchio, dove avevano passeggiato come due coniugi normali sfiorando gli anelli d'oro...e san Lorenzo, le Cappelle Medicee, Orsanmichele...dove lo rivide assorto a contemplare il tabernacolo di Andrea Orcagna, con i mosaici illuminati dalla luce tremolante delle candele ...e piazza della Signoria, dove avevano giocato a pallone con dei bambini che uscivano da scuola rincorrendosi in via dei Calzaioli fino al Duomo...e ne riconobbe il corpo nudo, perfetto, nel Davide di Michelangelo pronto a sfidare Golia...lei avrebbe sfidato il mondo pur di stare con lui, ma lui non aveva voluto. Si sentivano spesso e talvolta si vedevano in qualche caffè riservato. Era ancora bello, nonostante gli anni trascorsi. Ed era bello quando le parlava fitto fitto sfiorandole le mani...o quando la salutava con un bacio lieve sulle labbra, come un marito, senza l'eco delle notti che ancora la incantavano. Aveva vissuto attimi di grazia, di felicità completa. Gli aveva regalato senza pensarci la sua forza di giovane donna e la voglia di ridere e di correre tra le vie deserte in una Firenze avvolta nella nebbia...e di scendere lentamente lungo le mura di Bergamo difendendosi con la sua giacca dal gelo notturno. Gli aveva regalato la sua anima e non se n'era mai pentita. E lo aveva accolto nella sua fresca bellezza per sempre...come la mattina dopo la loro prima notte, quando in ascensore l'aveva guardata intensamente e si era perso nei suoi occhi prima di mormorarle, bloccando per un attimo l'apriporte...non ho mai visto una donna così bella...e le aveva sfiorato le labbra perfette timidamente, come di fronte ad una dea. Sarebbe stato sempre così, lo sapeva. E nulla sarebbe stato mai così bello come quella vita non vissuta, eppure presente come la luce accecante dell'alba nel deserto. Aveva letto che l'infedeltà non nasce dall'infelicita', ma dal desiderio di essere più felici. Forse era stato così per lui, non per lei che aveva conosciuto la felicità per la prima volta in quella sera d'autunno a Siena. E da allora era stata sempre felice; non aveva avuto bisogno di esserlo di più, aspettandolo e ricordando...era così la vita e non aveva mai voluto cambiarla.