Intervista di Katia Debora Melis alla poetessa Enrica Meloni.
Enrica Meloni è una poetessa di Siliqua (CA) dal raffinato e riconoscibilissimo linguaggio, dallo stile compositivo dai tratti musicali e dal ritmo cadenzato di parole e figure, in armonia e simbiosi totale col nucleo contenutistico dei testi. Partecipa a manifestazioni culturali e reading dove non si risparmia, divenendo lei stessa Musa e cantatrice, interpretando con grazia e passione la sublimità dell’arte poetica. Ha pubblicato finora: Eventi in versi, La Rondine edizioni 2012; Innato lemma erotico, Leonida 2013.
K.D.M.: Iniziamo questa intervista, che gentilmente ci hai concesso, ringraziandoti per avere accolto la nostra richiesta. Per prima cosa voglio farti una domanda che ci servirà a conoscerti meglio: quando e come nasce il connubio tra Enrica Meloni e la poesia?
Enrica Meloni: La scrittura ha da sempre rappresentato un mezzo d’espressione degno di nota che, fin dai primordi della mia infanzia, si è manifestato come un obiettivo primario. L’unione delle singole lettere e le parole da esse derivanti, ai miei occhi, non è stata altro, se non fascino puro. Ambire ad apprendere un gesto così naturale, ossia quello dello scrivere, a mio avviso avrebbe significato tutt’altro: nascita e creatività. Nello stesso momento in cui appresi la capacità di utilizzare la penna, iniziai a far si che questa non restasse mai ovvia e banale. Ogni emozione era destinata ad esser un foglio variegato di dettagli interiori, in un primo momento, dettati dalla semplicità di una bambina; cresciuti poi nel percorso esistenziale di una giovane donna alla ricerca dell’anima nelle cose. Nel tempo, il linguaggio è mutato parallelamente ai contenuti trattati. La padronanza del lessico ha preso forma attraverso un iter graduale di studio personale. I vocaboli sono grazia ed arricchimento; far si che tra questi e le sensazioni potesse nascere un sodalizio, è stato un lavoro instancabile ed assai stimolante. Sono pienamente cosciente del fatto che il mio incontro con la poesia non abbia una particolare età da ricordare; in realtà il desiderio poetico è stato un valore del tutto spontaneo ed innato, concretizzato poi nel periodo scolare. Come scritto poc’anzi, abbandonato l’analfabetismo d’infanzia, ho plasmato su carta il mio istinto, ovvero l’amore per l’espressione interiore e la valorizzazione del rapporto tra me e l’esteriorità circostante. A nove anni decisi di pormi in discussione: ricevetti il mio primo riconoscimento letterario. Continuai il mio percorso nella massima meditazione personale, spesso silenziosa ma felicemente attenta a migliorare nel tempo. In realtà imparai ad amare la poesia sentendola e concependola per via diretta. Questo dettaglio mi ha resa maggiormente consapevole -nel tempo- di una grande responsabilità: riuscire a donare emozioni reali a chiunque volesse approcciarsi ad ogni mio verso. Spesso la poesia non sta nei libri, bensì in noi. Il nostro stupore per la metamorfosi dei giorni o per gli eventi, diventa parola costruttiva solamente nel momento stesso in cui, a narrarlo è chi li ha colti realmente; unito ciò alla finezza di un metodo espressivo affine, costruito anche su regole che, sarebbe opportuno non lasciare nel dimenticatoio, ecco che tra anima e lettere, affiora la Mater Poesia. La vostra, la mia.
K.D.M.: Sei ancora giovane, ma hai maturato una personalissima espressione poetica, finora esemplificata al pubblico da due libri: Eventi in versi, del 2012, e Innato Lemma erotico, del 2013. Essi manifestano un differente orizzonte tematico, diversa ispirazione. Ci diresti quali sono, a tuo avviso, invece, i punti di contatto, se esistono, tra le due sillogi?
Enrica Meloni: Le due opere rappresentano alcuni elementi portanti del mio essere: l’allontanamento da qualsiasi tipo di conformazione commercial-letteraria e la libertà narrativa. Seppur i due testi siano totalmente differenti tra loro, -dati i contenuti trattati- gli stessi sono uniti dalla stessa costante: il rifiuto dell’ovvio. Entrambe le sillogi si ergono s’una ricerca individuale dell’essenza nei contenuti; ciascuna espressa nel profondo intento di sviscerarne i lati più intimi dei momenti narrati. Non essendo amante della scontatezza, ho la propensione a voler dar una lettura della realtà, ben oltre ciò che essa tende a mostrare a primo impatto. Dato che la poesia, oltre che Arte, è anche seria disciplina, m’invita senza sosta, a ricercare anche le parole giuste per ogni dettaglio subliminale degli eventi espressi. Nulla è ripetitivo, giacché mai qualcosa accade allo stesso modo. Questo richiede attenzione e sensibilità verso gli attimi da collocare nel giusto tassello narrativo. Un processo che richiede tempo. Spesso contestato, ma ben apprezzato da chi, come me, vuol esser naturalmente se stesso senza omologarsi alla banalità.
K.D.M.: Con Innato lemma erotico hai offerto a un più vasto pubblico una raccolta di poesia erotica espressa in un linguaggio colto, aulico, raffinato e delicato che, comunque, non può non richiamare alla memoria la poesia erotica classica greca e latina. Col tempo sono mutati nella società linguaggio e gusti, ma il filone della poesia erotica, in varia misura, ha attraversato i secoli. Tra gli autori di tale genere, di età moderna e contemporanea, chi riscuote i tuoi apprezzamenti e perché?
Enrica Meloni: Onestamente, affermo di non percepire reali appagamenti culturali dalla poetica erotica odierna. Il processo di banalizzazione della sessualità tende a denigrare quest’ultima, riducendola ad un mero argomento di scarso livello. Gli stessi autori contemporanei, probabilmente sedotti dall’obiettivo commerciale, sono sempre più propensi ad offrire una poesia, tristemente denudata dalla matrice spirituale che, in realtà ogni componimento dovrebbe inderogabilmente avere. Purtroppo ci si ritrova ad assistere a maldestri tentativi di produzioni, impropriamente stravaganti, attraverso le quali, in verità, non vi è altro se non il racconto prosaico di atti sessuali: meccanici, volgari e ben lontani dall’idillio emozionale, radice massima invece dell’essenza umana. La parte ancora salva della poiesis contemporanea si percepisce in autori non noti e proprio per questo dettaglio -da non sottovalutare- essi permangono ben lontani dalla sua uccisione. La contemporaneità ha subìto un’inversione letteraria allarmante: l’arsura di successi seduce la penna, inaridendo l’arte. Vorrei ben distanziarmi da iter di questo tipo, rifiutando l’omologazione dei miei testi ai canoni di uno spietato mercato della frivolezza. Far l’amore è sacralità. Decantar ciò con superficialità è sacrilegio, ed io non amo la profanazione della sua natura.
K.D.M.: Se la letteratura erotica di tipo narrativo, racconti e romanzi, sembra spopolare, sostenuta anche da case editrice di rilievo, la poesia, in generale, e quella erotica in particolare, sembra restare più marginale e essere guardata addirittura con un certo distacco o disprezzo o malinteso senso del pudore. Quali credi ne siano i motivi?
Enrica Meloni: L’avversione verso l’erotismo letterario è una costante paradossalmente diffusa proprio tra chi afferma d’esser poeta o pseudo tale. La causa di questa ambigua chiusura è da ricercarsi nel livello di onestà intellettuale degli individui. Tanto questo è basso, quanto n’è l’operato della mente di chi lo manifesta. Il vero Artista tende a denudarsi da ogni forma d’ inibizione espressiva, conducendo così un percorso letterario, lungi da qualsiasi giogo mentale ma costruttivamente improntato verso la crescita culturale collettiva -Un uomo istruito e consapevole è una ricchezza per il bene comune, oltreché una guida diretta alla crescita umana, positivamente riversabile nella società- Tale elemento rapporta il poeta ad un confronto tra sé e l’arretratezza dei tempi. Esso sceglie chi essere e cosa dare al mondo. Nel momento in cui “lo scrivano” diviene capace di andar assai oltre la comune induzione alla censura, scoprendo così la vera veste della normalità, ecco che la società s’arricchisce di una nuova e costruttiva consapevolezza. Il passaggio appena citato, purtroppo -con notevole frequenza direi- incontra numerosi ostacoli, essenzialmente causati da una latente e nociva ipocrisia tra le genti. La mancanza di apertura verso la riflessione sulla propria natura genera oscurantismi e nella fattispecie della materia erotica, ecco che, quelle che dovrebbero rappresentare le menti istruite di un processo di crescita comune, van mostrandosi in realtà per quelle che in realtà sono: personalità ancora troppo lontane dal coraggio di ragionare sui meccanismi del proprio essere. Ogni impulso è domanda o richiesta di un’azione. La sessualità non è altro che parte di questo importantissimo meccanismo umano, tanto naturale, quanto inevitabile. La stessa vita è causa ed effetto dell’Eros; tramite quest’ultimo avviene il nostro concepimento. Grazie ad esso la nostra maturità si compie, rendendoci esseri nobilitati alla generazione di altrettanta vita. Contestare e sentenziare la vitalità dell’umanità non è altro che una grave infamia verso se stessi. Seppur con rammarico, è doveroso riconoscere che la società moderna tenda a mostrare profonde fratture tra arretratezza e progresso: falsi puritanesimi, turiboli di nociva decrescita si presentano ovunque, cercando di recidere lo sviluppo di oneste e fiere letture esistenziali. Personalmente, mi sento in dovere di donar qualcosa di culturalmente ed intellettualmente tangibile ai lettori. Guardare lo sfacelo è atto saggio, affinché ci si ritrovi a superarlo con consapevole coerenza e crescita, riuscendo così a difendere quel dono di libertà espressiva per il quale grandi Maestri hanno tenacemente lottato. Per tali motivi, difendo con convinzione le mie scelte, giacché queste sono frutto di un remoto che oggi dovrebbe fiorire e non svalorizzare l’Uomo.
K.D.M.: La scelta di una forma così elegante fa assurgere ogni nota corporea, materiale, a orizzonti di profonda spiritualità e di elevazione, anche morale, non disgiunti. Esiste, quindi, al fondo della tua poesia erotica, un messaggio che viene proposto mediante lo strumento linguistico e le immagini che esso produce nel lettore?
Enrica Meloni: Attraverso la mia poesia vi è un’anima, la mia: coglibile e percepibile tra quei versi che non occultano nulla. Ogni periodo è a sé; a volte ermetico, quasi criptico, ma fieramente reale. Il senso d’ogni scritto attende di essere compreso. Non amo declassare i lettori, porgendo loro delle pagine di ovvii contenuti. Ho gran rispetto di chi legge quanto io scriva e credo vivamente nel fatto che, ogni mente sia capace di carpire la base fondante delle mie esternazioni. Non desidero dire ma appunto parole, lasciando che queste parlino e comunichino da sé. Il messaggio sta in loro, mutando al pari dello spirito di chi, a queste, si approccia.
K.D.M.: La tua attuale produzione poetica continua sul solco di un lirismo aulico e d’ispirazione erotica o sperimenta anche altri percorsi? Quali?
Enrica Meloni: Desidererei che il mio percorso fosse capace di maturare, evitando così di disperdersi in forme incongrue alla sua spontanea espressività. Il lirismo aulico è uno modus scribendi del tutto personale. L’impegno e la costanza nel condurlo ad una crescita consapevole, meriterebbero la difesa di orme salde e mai di temporanei disorientamenti. Le sperimentazioni sono riscontrabili nella capacità di portar fede alla propria arte, donando ad essa connotati di soggettiva riconoscibilità, cresciuta nel tempo e volta a due grandi obiettivi: il confronto ed il dialogo con voci ed esperienze d’altre vedute e luoghi.
K.D.M.: Anche in considerazione della difficile situazione del mercato editoriale e dei complessi meccanismi che regolano i rapporti tra autori e case editrici, hai in programma di pubblicare altri libri attraverso i canali tradizionali?
Enrica Meloni: Per quanto l’editoria moderna sia assai discutibile e variegata d’insidie, credo ancora nella rara professionalità. I miei scritti vigono nella quiete della pazienza. L’avvento della pubblicazione spesso è prolifico e tende ad affinare quanto concepito. Poter presentare contenuti validi ad un altrettanto valente editore non è atto da improvvisare. I tempi giusti maturano risultati soddisfacenti. La poesia non conosce fretta, bensì invecchia per poi nascere vittoriosa e pura.
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Katia Debora Melis per Medasa.it