Fondazione Estetica & Progresso

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Sabato alle 18 nel museo Magmma di Villacidro inaugurazione di:
“Walter Lazzaro :Un granatiere di Sardegna nell’arte italiana del ‘900”

In mostra i disegni realizzati dall’artista romano tra gli anni Trenta e Settanta


Walter Lazzaro. Un granatiere di Sardegna nell’arte italiana del ‘900” è la mostra che la fondazione Estetica&Progresso inaugura sabato 28 marzo alle ore 18 nel museo Magmma, il Museo dell’arte grafica del Mediterraneo Marchionni di Villacidro.

Autoritratto+(1)Curata dal direttore del Magmma, Walter Marchionni, l’esposizione propone una sessantina di disegni di piccolo e medio formato realizzati da Lazzaro nel periodo compreso tra gli anni Trenta e gli anni Settanta. Lavori provenienti dalla Fondazione Lazzaro di Milano ed esposti lo scorso anno a Roma, nel Chiostro del Bramante, nella mostra allestita per celebrare il centenario dalla nascita dell’artista che, durante la Grande Guerra, fu disegnatore ufficiale dei Granatieri di Sardegna.
Dai disegni esposti, eseguiti prevalentemente su carta e cartoncino, si evince come per Walter Lazzaro il disegno non sia mai stata un’attività minore, bensì parallela a quella pittorica. Con una differenza: l’immediatezza.
Nulla, nemmeno la parola, sa trasmettere con tanta rapidità ed essenzialità il pensiero o l’immagine che si desidera comunicare. Lazzaro disegnava ovunque, e su qualunque supporto, e senza uno stile univoco. Racconti , sensazioni, emozioni in presa diretta di momenti di vita. Un excursus che inizia con il primo disegno realizzato dall’artista a soli sette anni, per transitare attraverso il segno giovanile e raggiungere quello della piena maturità. Con risultati inaspettati e sorprendenti ed effetti cromatici inusuali che uniscono la sanguigna al carboncino, la matita al pastello, la penna all’acquarello.
Un lascito importante quello di Walter Lazzaro che ancora comunica spontaneità e freschezza del suo sentire e che attualizza l’espressione di Michelangelo che definisce il disegno “l’impronta del cuore”.


 

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All’inaugurazione di sabato interverranno Rodolfo Mori Ubaldini degli Alberti La Marmora, presidente del Centro studi sui granatieri di Sardegna, Monsignor Angelo Pittau, presidente del Centro Culturale Alta Formazione Cidis, Teresa Pani, sindaco di Villacidro, Walter Marchionni, direttore del museo Magmma.

Modella+(2)L’esposizione (il Magmma è ospitato in un’ala del Palazzo Vescovile di via Vittorio Emanuele 15, con ingresso via Giovanni XXIII°) resterà aperta sino al 10 aprile e si potrà visitare dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19, e il sabato e la domenica dalle 17 alle 19.30. Chiuso il lunedì.

L’evento è realizzato con il contributo della Fondazione Banco di Sardegna e con il patrocino di: Presidenza della Regione Autonoma della Sardegna, Comune di Villacidro, Centro culturale di alta formazione Cidis, Accademia di Belle arti di Urbino, Accademia Raffaello Urbino, Associazione incisori Urbino, Fondazione Aligi Sassu, Archivio Walter Lazzaro.

Informazioni: telefono +39 3403473320. Sito internet: www.museomaggma.it. Pagina Facebook: Maggma//Museo d’arte grafica del Mediterraneo Marchionni.

 


Chi é Walter Lazzaro


WALTER LAZZARO: La misura dell’ Infinito.

lwwWalter Lazzaro nasce a Roma il 5 dicembre 1914. Il padre, Ermilio, è un affermato artista specializzato in Arte Sacra e insegnante di disegno e pittura in varie Scuole d’Italia ed è conosciuto negli Stati Uniti ed in Sud-America per aver contribuito con il padre, Giuseppe Lazzaro, a realizzare numerose opere d’Arte Sacra a Chicago (Seminario Teologico)in Brasile ed Argentina (Casa Rosada).

Nel 1932, a soli 18 anni tiene la sua prima mostra personale a Roma, Palazzo Torlonia, presentando ben 114 opere, di tendenza prettamente figurativa e notevolmente influenzate dalla Scuola ottocentista del padre, ottenendo subito lusinghieri consensi di pubblico e critica, successi che lo accompagneranno sino al termine della sua esistenza.

Sono gli anni in cui a Roma opera la Scuola Romana, capeggiata da Antonietta Raphaël, Mafai, e Scipione, che si oppone al freddo accademismo rivisitatore di un certo classicismo. Lazzaro, negli anni in cui i seguaci di questa corrente guardano all’immagine in una calcolata deformazione espressiva, rivisita il messaggio del “Museo” ammorbidendo le masse cromatiche per porgere una pittura dolcemente incantata, sospesa in un magico silenzio.

Egli si stacca quindi dalle imposizioni epocali e segue una sua particolare ricerca fondata sui rapporti tonali e sulla valorizzazione degli spazi e dell’atmosfera.

Premiato alla XXIII Biennale Internazionale di Venezia, nel 1942, mentre svolge il servizio militare, subisce le conseguenze degli eventi bellici: viene fatto prigioniero dalle truppe tedesche a Tirana l’8 settembre 1943 e deportato in campo di prigionia a Biala Podlaska, in Polonia, quasi al confine con la Russia.

Il periodo della prigionia, con i travagli e le sofferenze fisiche e morali, avrà conseguenze rilevanti sulla pittura di Walter Lazzaro. La sua personalità ne esce rafforzata dalla Fede ed i suoi convincimenti artistici si espsndono verso la ricerca più approfondita dell’animo umano arrivando negli anni cinquanta ad espirmersi compiuitamente nella sua “pittura silente”, conclamata da Lionello Venturi con la definizione “Il metafisico pittore del silenzio”.

E’ una pittura che Lazzaro iniziò a ricercare sin dali anni trenta con le prime barche solitarie ed i primi silenzi di strade deserte e che in quegli anni concretizza ulteriormente nei capanni e nelle spiagge deserte ispirate da un soggiorno in Calabria. La figura umana, nella sua completezza, è scomparsa dalle opere di Walter Lazzaro dopo la prigionia, quasi che il rapporto con l’essere umano si sia interrotto. Continua invece a produrre ritratti, nei quali viene dato risalto soprattutto agli occhi. Occhi che parlano, che esprimono la personalità intima del soggetto e che Lazzaro ha saputo leggere e trasporre sulla tela.

Le sue convinzioni artistiche sono fonte di continue discussioni con altri artisti e con i critici dell’epoca, soprattutto dopo che, nel 1958, si ebbe la proclamazione del “ 1° Manifesto del Movomento Poeti-Pittori”, fondato da Lazzaro, che si proponeva di riavvicinare il pubblico all’Arte vera, a quella espressa dal sentimento e non dalle mode o per assecondare critici e mercanti.

La sua attività di insegnante, iniziata nel 1935, prosegue in vari Istituti ed Atenei italiani: Roma, Carrara, Bologna, (dove su incarico del Ministero della Pubblica Istruzione, fonda e dirige il Liceo Artistico) ed infine Milano, all’Accademia di Brera dove concluderà la sua carriera nel 1980.

La pittura di Walter Lazzaro, quella universalmente più conosciutà, è proprio quella dei “Silenzi e delle Solitudini” . E una pittura di meditazione che non è mai malinconica, ma interrogativa. Lazzaro si interroga e propone sempre una riflessione: “Una linea separa la spiaggia dal mare o dal cielo e definisce l’orizzonte: questo scenario rarefatto e sconfinato è interrotto da alkcune mute presenze che, bloccate da una luce assolutamente ferma, misurano lo spazio con le loro verticali e i loro volumi: uno o pochi sempli oggetti, quali una barca solitaria, un capanno squadrato, un ombrellone o un palo infissi nella sabbia, una sedia a sdraio abbandonata….sono soggetti immediatamente riconoscibili, che si porestano ad essere tradotti in una inquadratura immobile, appena scandita ritmicamente, che delimita in modo netto zone di colore tonalmente modulato…” “…questa è la grammatica fondamentale ridotta ll’essenziale della produzione matura e tarda di Walter Lazzaro; benchè il paesaggio sia marino e non collinare, la sensazione di silenzio e l’ansia d’infinito che pervadono le sue opere richioamano alla mente i famosissimi versi del Leopardi: “…interminati spazi al di là da quella, e sovrumani/silenzi, e profondissima quiete/…; ove per poco/il cor non si spaura” (Giuseppe Manzoni di Chiosca, 1992)

Walter Lazzaro fu forse l’unico artista che, in vita, ottenne pubblici elogi da Giorgio De Chirico (notoriamente scontroso ed ipercritico), il quale scrisse anche la presentazione di una sua importante mostra, pubblicata anche su diversi quotidiani dell’epoca, e che giunse a paragonare le raffigurazioni marine di Lazzaro ad alcune sue opere metafisiche che egli aveva titolato “Nature silenti”.

Muore a Milano per le conseguenze di un incidente stradale, il 3 marzo 1989.

Sabrina Serra per Medasa.it