Giorgio Micheli : Tradizione della Radica.
Premessa : Riportiamo una vecchia intervista a Giorgio Micheli, fatta nel lontano 2002 da un giornalista toscano. Un bel spaccato di Sardegna scritto da un “Continentale”.
GIORGIO MICHELI :Tradizione della radica.
Chiacchierando con una mia amica sono venuto a sapere che in Sardegna,in un borgo arrampicato sulla montagna dal suggestivo nome di Lanusei, Giorgio Micheli era rimasto l’unico e ultimo artigiano della radica trasformata in Pipa . Giorgio ha esposto le sue pipe in tutta Italia partecipando a numerose mostre: Parma, Città di Castello, Torino, sede RAI di Saxa Rubra, Roma, oltre che nella sua Sardegna. Confesso, comunque, che ai miei occhi, il “credit” più convincente tra i tanti che Giorgio Micheli possa vantare è stato quello di aver fatto diverse pipe per il compianto Presidente, il Presidente dei Presidenti: Sandro Pertini.
La voce e pacata e fortemente cadenzata: Sardo verace!
–Fu mio nonno a giungere dalla Toscana in Sardegna, nel 1904. Lui si occupava di radica, del reperimento e lavorazione dei “ciocchi” e da lui appresi questo mestiere che ho fatto fino al 1972! Poi ho smesso perché tutti i grandi costruttori di Pipe del continente, quelli industriali, preferivano acquistare radica da Paesi che la vendevano più a buon mercato.
– Come ha cominciato a fare Pipe?
– Ho cercato attraverso molti modi, di sensibilizzare i Sindaci dei nostri comuni, le associazioni, qualche giovane volenteroso, cercando di coinvolgerli a rivalutare questa grande risorsa naturale della radica che da noi, ai piedi della Garfagnana, è più che abbondante. Ma è stato tutto inutile! Allora un bel giorno iniziai io stesso a costruire pipe con la poca esperienza che avevo, aiutandomi solo con un tornio per i fori, e facendo il resto tutto a mano! Sono un autodidatta insomma!
Lanusei è un paesino dell’Ogliastra, nel sud della Barbagia. La Nuova Sardegna buggerava i turisti tedeschi ringalluzziti dalla moneta comune con vocianti notizie sui segnali stradali bucherellati dai fucili locali. Ma per me e per i miei accompagnatori l’attenzione era rivolta all’Hotel Villa Selene, che Giorgio Micheli in persona ci aveva dato come riferimento per trovare la sua modesta dimora, poco vicino. Ed infatti a pochi metri, lungo la strada principale, un gattone nero e bianco senza coda miagolava pigro, indicandoci il campanello dell’artigiano.
La prima impressione vissuta mi ha riportato alla visita a Cesare Talamona, con Sergio e Andy: un gentile signore non più giovane, dallo sguardo attento e un po assente, che ci ha salutati con un sorriso e una stretta di mano.
Giorgio Micheli è di origine toscana, lavorava nell’isola per la Savinelli, prima che quest’ultima optasse per altre radiche più a buon mercato, barattando quelle sarde per un mercato più snello e furbo.
Gli scalini sono illuminati da un quadro ligneo: è la mia prima pipa, dice Giorgio, e siccome mi era venuta benino, ho deciso che potevo farne altre.
Ma non le vende volentieri: “adesso, ci dice uscendo, so che queste pipe non le ho più io ma voi, e un po’ mi mancheranno”. I manufatti li aveva disposti ordinatamente sul tavolo della sala, non tutti però, perchè sarebbero stati più di quattrocento. Ma già la scelta si faceva complicata, specie dopo che uno di noi chiedeva timidamente il prezzo. Anche da questo punto di vista il pensiero è andato a Talamona: prezzi irrisori per delle buone pipe, alcune con una fiamma affascinante. Prezzi bassissimi, per altro, se confrontati con quelli dell’altro artigiano sardo, che forse insegue diversi mercati.
Giorgio Micheli predilige le lisce o le semi rusticate: si lancia spesso in disegni particolari a partire dalla rusticatura o anche a piacere, a seconda dell’estro del momento. Molte dritte, importanti come dimensioni, e parecchie curvone, oom paul, di sherlokiana memoria. Sulle curve Micheli ha realizzato un foro secondario di sua ideazione, che rende più semplice il passaggio dello scovolino per la pulizia e che viene chiuso da un elegante tappino di corno. Di corno anche molti innesti e anelli abbinati alle vere d’ottone. Pochissime quelle piccole e leggere, Fab sarebbe rimasto deluso. Le forme un po’ tozze del cannello e allungate nei bocchini semplici mi hanno ricordato una produzione non più attuale, vista alla vecchia Titanus di Bassano e situabile come stile nel secondo dopo guerra.
Complessivamente dei lavori interessanti, non troppo curati, specie per i bocchini di ebanite, alcuni dei quali ancora in via di lavorazione: la scelta della pipa o delle pipe da portar via non è facile se sia ha poco tempo. Questo vale per tutti, ma soprattutto se si fa attenzione ad alcuni particolari come la centratura dei fori o i puntini della radica, che andrebbero rivisti. Micheli non ha troppe pretese e con passione sincera produce delle pipe genuine, che nascondono ottime sorprese dietro una disponibile modestia.
MpcBuletin.
Redazione Medasa