La faccia oscura della luna : Irma
Irma
Doveva solo sopravvivere..
Altri vent’anni, due decenni…poi la natura avrebbe fatto il suo corso e tutto sarebbe finito.
Professione…casalinga da sempre, moglie infelice e tradita ogni giorno, madre fallita.
Aveva ben poco da gioire della sua vita. Le sarebbe bastata la normalità delle casalinghe, appunto, lo scorrere dei giorni monotono e lento, le faccende domestiche dalla mattina a notte tarda…e sarebbe stata se non felice, almeno serena…come una mucca che svolge il suo lavoro di fattrice senza mai un sospiro, ma intenta a vivere la sua vita semplice fatta di erba fresca, di acqua, di paesaggi sconfinati da fiutare con le froge aperte e guardare con gli occhi buoni. A lei era sfata negata la frescura della primavera e l’incanto dei paesaggi senza confini…aveva solo sentito sul viso l’alito caldo di estati torride senza riposo e visto solo paesaggi aridi, ingialliti, senza l’ombra di un albero, di un cespuglio.
Irma era stata sola tra le intemperie, battuta dalle tempeste, ferita dalla grandine.
Nessuno che avesse capito la sua muta sofferenza; nessuno che l’avesse soccorsa.
Il figlio era nato da una storia senza futuro con un uomo incolto e senza affetti.
Ricco, e molto, ma incapace di responsabilità e di attenzione verso gli altri.
Era diventato padre per caso e non si era mai curato di quel figlio, che invece era cresciuto cercandolo, invocandolo. Lui aveva troppo da fare con le sue imprese sparse per l’Africa, con i conti da far quadrare, con la ricchezza da incrementare circuendo e corrompendo i potenti e i burocrati di stati tiranni, con le donne che se lo contendevano, per i suoi soldi e per il fascino che non gli mancava.
Non era cattivo, era semplicemente anaffettivo.
Tradiva ogni valore…l’onesta’ del lavoro, i patti sociali, le donne, non perché era immorale, ma solo perché il sentimento etico non gli apparteneva, gli era sconosciuto, e quando Irma un giorno, mentre pranzavano, aveva provato a dirgli che in lui qualcosa non andava, si era messo a ridere a bocca piena…no no, e’ il mondo che non va e io mi adeguo…
Il figlio a sedici anni si era impasticcato e al PS lo avevano ripreso per i capelli, ma ogni sabato era per Irma un incubo. Alle tre del mattino di ogni fine settimana, vagava per gli ospedali della città in cerca del figlio, tanto che un infermiere le aveva appioppato cinicamente il nomignolo di Addolorata…e Irma era veramente una Madonna che cercava il figlio per le strade del mondo, col cuore pieno di dolore e senza conforto.
Poi Luigi era andato via e si era perso in un Continente sconfinato, in un altro mondo.
Il padre non se ne era mai curato e non lo aveva mai cercato…sono tutti così, i ragazzi, ti preoccupi per nulla, non sarai tu a cambiare il mondo…ma può morire…ebbe’, non crederai che vivrà in eterno…
Lui, non visse in eterno. Lo fecero a pezzi nella savana alcuni leoni disturbati da quell’umano in divisa cachi e fucile in mano, che avanzava ridendo sotto gli alberi scheletrici con una donna impaurita, senza rendersi conto di avvicinarsi ai cuccioli che giocavano nell’erba alta.
Irma non vide quello che restava del suo corpo.
lo fece seppellire nella tomba di famiglia e lo dimentico’.
Il figlio le comparve innanzi quando lei aveva deciso di contare solo i giorni che l’avrebbero avvicinata alla fine…ancora vent’anni.
E fu strano riscoprire in quell’uomo ormai adulto, che sedeva imbarazzato sulla poltrona di fronte, il figlio scomparso che la guardava con occhi buoni, che implorava il ritorno…un adulto che respirava con l’ansia del bambino che si rifugiava tra le braccia della mamma, impaurito dai brutti sogni o dai primi scontri con la vita.
Poi le parlo’, senza nascondere nulla…dell’odio per il padre assente e privo di valori, incapace di amare, di essere padre e marito…del rancore verso una madre incapace di difenderlo, chiusa a riccio nella sua esistenza di donna inutile, succube di un uomo egoista…una serva senza dignità, una suddita di un re arrogante e cattivo.
E le disse che aveva capito, dopo tanto, che lei lo aveva cercato ogni giorno per salvarlo, dall’alcool, dalla droga, dalle sue paure di bambino orfano…aveva capito che lei aveva rinunciato a capire quell’uomo inutile per dedicare tutta se stessa alla salvezza del figlio…un figlio che era fuggito senza averla mai capita.
Quando fini’ di abbracciarla, Luigi trascino’ vicino alla madre la sua sacca da viaggio e ne stacco’ un pendolo di legno scuro…una leonessa accucciata nella savana, che teneva tra le zampe il suo cucciolo…e glielo diede…eri sempre con me, e non me n’ero mai accorto.