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Suggestioni: Contrasti


Hegel affermava che senza guerre la storia presenta pagine bianche.
E due secoli fa era in parte vero, perché allora la storia era scritta da
nazioni in continue lotte sanguinose e, in tempo più recenti, la politica era
quella delle cannoniere. Ogni contrasto si risolveva nei campi di battaglia con
eserciti coloratissimi che avanzavano in file ordinate lasciandosi falcidiare
dalla mitraglia. Chi non ricorda il film di Kubrick, Barry Lindon, con le
cannonate che facevano saltare le teste dei fantaccini allineati dietro le
bandiere come bersagli?
Ogni pagina della storia umana grondava violenza, sangue, sofferenza, vendetta.
Esistevano i nemici non gli avversari, e l’intesa era meno salda se non era
consacrata da scontri furiosi in campo aperto. Ogni contrasto aveva questo
sbocco obbligato: la guerra.

Depurati da questi riti di morte, a me i contrasti piacciono perché animano la
nostra esistenza e stimolano la nostra intelligenza; viviamo per migliorarci
affrontandoli e superandoli. Un tempo i manichei leggevano la storia dell’uomo
come un contrasto continuo tra il bene e il male, la luce e il buio. E forse non
avevano tutti i torti.

Due mattine fa aspettavo un amico e il suo ritardo mi ha permesso di sorbire con
calma un “marocchino” guardando la folla che passava nel marciapiede di fronte,
oltre la vetrata del bar. Passavano belle signore con un trucco perfetto, gli
zigomi alti e le labbra in rilievo, la fronte liscia, giovanile, priva di
rughe…perfetti esempi del potere del botulino, della bellezza ritrovata oltre
gli anni che passano. Da sempre assistiamo alle lotte delle donne contro i segni
dell’età e la cosa non mi colpisce particolarmente. Ma, quella mattina, ho
notato un elemento di contrasto…appunto… vissuto in sottofondo, senza averne
piena percezione…la presenza dei vecchi per strada….col bastone, spinti
dalle badanti con le carrozzine stipate di coperte, con tripodi,
deambulatori…un’umanità sofferente prima nascosta nelle proprie case, spesso
sequestrata nei piani alti di edifici senza ascensore…vecchi che non si
nascondono più, ma che rivendicano il sole, l’aria aperta, quello che resta dei
loro giorni…che non si nascondono più e che sfidano con la loro presenza
antica e vera la bellezza artificiale di molte donne angosciate dalla vita.

I fatti tragici di Parigi ripropongono il contrasto tra integralismo e
tolleranza.
Paolo Giordano, il giovane fisico che apprezzo più come giornalista che come
autore del funereo “La solitudine dei numeri primi”, chiude il suo reportage da
Parigi con queste parole dettate dalla sicurezza incrollabile di un ventenne:
“tra la smania soffocante e mortifera dell’integralismo religioso e la libertà
gioiosa e sfrenata di questa piazza ho pochi dubbi si chi prevarrà alla dine:
non Dio, ma la biologia stessa decide chi e’ fatto per sopravvivere e fra due
strade sceglie sempre la più vitale”. Pochino e banale, mi sembra, e un balzo
indietro verso un darwinismo primitivo.
A meno che Giordano non confonda, e in effetti lo fa, i concetti di progresso e
di evoluzione.
La storia umana e’ progresso, non semplice evoluzione, e implica un giudizio di
valore, etico, del tutto improponibile se si affronta il fatto biologico che
siano sopravvissute le amebe e non i dinosauri. Solo la storia umana può essere
definita come miglioramento delle condizioni preesistenti, per cui possiamo
prendere atto solo dell’evoluzione fisica delle specie ma esprimiamo invece un
giudizio su come l’uomo abbia conquistato la libertà dopo millenni di schiavitù
o in otto secoli sia passato da un’aspettativa di vita da 45 a 85 anni.
Oggi possiamo condizionare la biologia con la tecnologia, che combatte e
sconfigge le epidemie, con la sana alimentazione che si oppone alla
degenerazione dei tessuti, con le scelte politiche dettate dalla libertà delle
persone, dei governi, tale da contrastare le forze brute della storia, le
tirannie, le guerre. La biologia produce cellule, ma e’ il nostro cervello
pensante a guidarle nella ricerca del bene…siamo noi con la nostra
intelligenza e non il DNA che la natura ci ha dato a scrivere il nostro destino.

Un altro contrasto, riflesso sempre dai fatti di Parigi, si legge nelle ultime
interviste di Houllebecq, lo scrittore francese autore di Sottomissione, il
libro che descrive la Francia governata nel 2025 da una maggioranza islamica e
retta da un presidente musulmano. Frastornato e impaurito dalla strage dei suo
amici della redazione di Charlie Hebdo, Houllebecq arriva a dire che gli uomini
trovavano faticoso l’esercito della libertà e quindi vorrebbero
sottomettersi…la dolcezza della schiavitù irresponsabile di fronte alla fatica
del vivere operando responsabilmente le proprie scelte.
Un contrasto che mi colpisce e mi scandalizza perché nel Paese dei Lumi,
Houllebecq afferma di non credere nell’Illuminismo e che, senza arrivare
all’utopia della loro fusione, cristianesimo e islam possono coesistere se non
dare origine ad un’ibridazione.
Penso che abbia torto e il contrasto sia solo tra i fanatici e chi rispetta il
prossimo.
Che questo contrasto possa determinare momenti di violenza è sotto gli occhi di
tutti…non si può rispondere al mitra con un ramoscello di ulivo …ma la
differenza potrà farla la maggioranza silenziosa musulmana, che magari ha già
deciso per conto proprio di rispettare gli altri, di non considerare gli altri
credenti come “dihmi” da sottoporre a tributo, come ospiti sopportati con
diffidenza nella loro Umma, fedele al Profeta.
Conteranno sempre meno gli ulema, gli imam e di più la voglia di libertà.
Io ne sono convinto.

Amo il contrasto se e’ alla luce del sole e non apprezzo gli atteggiamenti, i
comportamenti o i discorsi accomodanti, se non buonisti e ipocriti. Come quelli
di Malika Hamidi, francese di origine algerina, esponente dell’European Muslim
Network, che combatte contro l’Islam retrogrado e il femminismo laico sostenendo
che la borghesia islamica femminile si fa sentire poco perché, a differenza dei
gruppi salafiti e jihadisti, non ha abbastanza finanziamenti…un lamento che
però non affronta il tema dei temi, l’esigenza di una laicità sociale capace di
opporsi al fanatismo religioso…non sono i finanziamenti a sviluppare l’ansia
di civiltà dei popoli, ma un sentire comune fatto di valori positivi.
O come l’ineffabile vescovo di Perugia, Paolo Giulietti, che, di fronte a un
gruppo di fanatici violenti che fa a pezzi una statua della Madonna e ci piscia
sopra…come era avvenuto senza pisciata finale alla Madonnina di Mirano nel
2013 ad opera di ignoti…banalizza il tutto dicendo che si tratta solo di
ignoranti e non di fanatici…non lo sapete che l’Islam ama Maria…se questo
significa amore non si sorprenda se qualche fedele gli piscerà addosso la prima
volta che lo incontrerà. E comunque, dimentica che due suoi correligionari sono
stati arsi vivi in Pakistan per aver strappato una pagina del Corano…e nessun
imam li ha difesi.
O come la rediviva Rula Jebreal, ospite ieri di Ballaro’…patetica nel dire e
nel non dire, incapace anche di arrampicarsi sugli specchi per sostenere tesi
politiche obsolete e tali da muovere al riso. Ero a disagio per lei. Ma questa
signora, legge? O e’ ferma ai due libri di Salvini?

Potrebbero saltare i libri, questi zelanti portatori d’acqua del fanatismo, e
leggere la severa critica del sindaco di Rotterdam, Ahmed Aboutaleb, musulmano,
deciso a rivendicare in Olanda i valori dell’Illuminismo: “Se non vi piace la
libertà, fate i bagagli e andatevene, troverete un luogo dove vivere a modo
vostro, chiaritevi le idee e non uccidete giornalisti innocenti, se non ci piace
la libertà, sloggiate”.
Un atteggiamento onesto, rispettoso perché non tratta i suoi correligionari
fanatici come dei cretini bisognosi di assistenza, ma come persone da mettere di
fronte alle proprie responsabilità.
Esiste un contrasto…appunto…da affrontare e risolvere senza paura, senza
fornire altre armi ai fanatici che si alimentano anche della nostra tendenza a
farci carico di colpe inesistenti…di accondiscendenza si può anche morire.

Tonino Serra