Fino a questo momento la propensione al sacrificio non gli ha fatto paura. Il maestro molisano Eliseo Litterio non solo divora chilometri col suo macinino nel centro sud della Penisola, ma da quattro anni a questa parte, quando il calendario agonistico lo comanda, si dedica totalmente alla causa giallo blu senza badare ai vari infiacchimenti. Ma il peso specifico delle sue ammirevoli abitudini aumenta a dismisura se si calcolano i trentacinque anni di fila trascorsi a rincorrere umori, evoluzioni, vittorie e delusioni di una non ben definita schiera di pongisti più o meno in erba.

Carrucciu e Litterio

Di affrontare una nuova avventura nel centro Sardegna, da come si evince nell’intervista in basso, ne è ben felice. Anche perché, pandemia permettendo, potrebbe essere l’anno della svolta dopo periodi assai difficili vissuti insieme alla società, in cui qualche nonostante ostacoli di troppo che hanno provocato problemini niente male, non si mai smarrita la voglia di svoltare.

“Eliseo ha vissuto con noi quei momenti drammatici e con un lavoro impareggiabile ha dato il suo contributo alla nostra rinascita, se cosi la vogliamo chiamare – ricorda il presidente Simone Carrucciu – anche perché diversamente dal coro di malelingue tendenti ad affossarci, lui ha capito in che situazione eravamo precipitati, intuendo la bontà delle nostre azioni tese a ricercare un graduale riscatto. Sarebbe bello se si continuasse il trend positivo riscontrato nella scorsa stagione, magari con risposte ancor più fulgide dai campi. Per lui e per noi dirigenti significherebbe l’inizio di una nuova era pongistica. Lo ringrazio apertamente, a nome dell’intero sodalizio, per aver protratto il rapporto di collaborazione. Grazie Eli!”.

UN POZZO SENZA FONDO DI STORIE ATTORNO AI TAVOLI: L’IMPORTANZA DI CONTARE SU UN UOMO DI QUESTO CALIBRO

Parrebbe fantascienza, ma l’imperturbabile Litterio, in età adolescenziale, rincorreva banalmente una sfera di cuoio. La via della conversione verso palle di tutt’altra ampiezza venne percorsa durante il suo sedicesimo anno di vita, grazie ad un amico praticante del tennistavolo che lo condusse nella palestra dell’USS TT Campobasso società del noto presidente Bernardo Cosimi. Per un breve periodo inseguì calcio e ping-pong, poi si lasciò attrarre esclusivamente dalla racchetta.

A dx Litterio con il nigeriano Omotayo nella stagione 2018 – 19 (Foto Stefania Serra)

Da giocatore la sua carriera si protrasse fino ai vent’anni, arrivando ad essere, da semplice autodidatta, un terza categoria molto temuto. Poi la decisione di dedicarsi esclusivamente all’insegnamento. Seguì un corso di primo livello percependo sempre di più la valenza della sua vocazione improntata tra i tavoli, in mezzo ai giovani.

La sua prima esperienza da tecnico fu a Indiprete, frazione di Castelpetroso (provincia di Isernia) che conta circa cinquecento anime. I risultati non si fanno attendere perché nel giro di pochi anni porta il team femminile dalle serie regionali fino alla A1. Exploit che incuriosisce la TV di Stato dato che il gruppo in rosa si concede un’ospitata alla Domenica Sportiva. Il sogno si infrange di lì a poco per problemi economici legati anche ad una scarsa sensibilità alla cultura sportiva.

Eliseo è costretto a cercarsi una nuova realtà da far progredire e la trova sempre in Molise ma a Vinchiaturo (Campobasso) che di abitanti ne conta circa 3300. In questo caso lavora con un gruppo maschile che conduce fino alla A2 maschile. L’aspetto da sottolineare è che in tutte e due le esperienze giocatrici e giocatori sono del posto, frutto di un’attività giovanile seguita con dedizione e scrupolo sino ai massimi livelli. Purtroppo, anche qui, sono le casse esangui a mettere la parola fine all’incredibile ascesa.

Comincia così un peregrinare di terra in terra che non conosce sosta in società non più della sua regione natia. E ovunque vada lascia la sua impronta consentendo a tanti virgulti di dire la loro a livello nazionale e facendoli indossare anche la maglia azzurra.

Che ti avevo detto eh (Foto Gianluca Piu)

Per svariati anni ha collaborato con gli staff delle nazionali giovanili fino alla gestione in proprio della rappresentativa italiana allievi femminile. Poi sono seguite le sue dimissioni, un caso più unico che raro visto che in quegli ambienti si cerca di rosicchiare la polpa finché si può.

Ha dato una mano anche nella predisposizione dei corsi riservati all’indottrinamento di nuovi tecnici, aiutando tante persone a diventare allenatori. Diversi tra loro hanno mostrato il loro valore sedendo sulle panchine azzurre.

Per contrasti con i suoi superiori è costretto ad abbandonare anche quel ruolo.

A livello di club non riesce a ricordare tutti i titoli giovanili e assoluti conquistati con i suoi ragazzi. I primi nomi che gli vengono in mente sono Alessandro Di Marino, Maurizio Massarelli, Laura Galiano, tornando indietro nel tempo Pasquale Sanvitale, Feliciana Zappitelli, Andrea De Tullio, Romualdo Manna, Vincenzo Dario Sanzio, Rossella Scardigno, Cosimo Altomare.

discepoli a Terni

Attualmente, oltre a fare la spola tra Campobasso e Norbello continua a seguire le giovanili del Frassati Napoli a cui si aggiunge la new entry Caserta.

L’intesa tra lui e il presidente Simone Carrucciu venne stipulata nel momento più buio attraversato della società guilcerina, anche se i due strinsero amicizia negli anni precedenti.

Parrebbe un idillio senza fine quello con Carrucciu

Abbiamo creato un bell’ambiente e tanta credibilità. E in questo sia io, sia Simone siamo stati bravi. Io nel curare l’aspetto prettamente tecnico, individuando giocatori dalla massima resa e dai costi non esorbitanti e lui nel crescere e farsi le ossa sotto l’aspetto gestionale e dell’immagine.

Certo che hai avuto un grande coraggio ad inoltrarti sino alle zone interne sarde

Faccio le cose per il gusto di farle e non per soldi. E infatti molto spesso mi è capitato di rifiutare cachet accontentandomi dei rimborsi spese. Prassi che va avanti ancora adesso perché a me interessa portare in auge il Tennistavolo Norbello. Obiettivo in parte già raggiunto perché mi rendo conto che ultimamente la nostra intensissima attività suscita la curiosità di tanti, segno che il club ha riconquistato una sua dignità nel panorama nazionale.

Cosa hai capito di questo ambiente?

A Norbello è come stare in famiglia. Questo grazie al grande rapporto d’amicizia con Simone che si rafforza sempre di più tra una litigata e l’altra. E la stessa sensazione la percepiscono non solo i nostri tesserati ma anche le squadre che arrivano per sfidarci.

Quindi evviva Norbello

Quando giungo in centro Sardegna sono felice perché incontro persone genuine, cordiali, disponibili e cariche di umanità. E per me le persone arrivano al primo posto, tutto il resto viene dopo. Anche se poi dedicarsi con impegno alla causa è fondamentale.

Come mai hai smesso quasi subito di giocare?

Giocare ed allenare sono due cose che non si possono fare assieme.

Sei stato l’unico nel mondo del tennistavolo ad abbandonare spontaneamente la poltrona da tecnico della nazionale

Mi dimisi perché le questioni a livello federale non mi piacevano. Amo veramente il mio lavoro e i compromessi non fanno parte della mia forma mentis. Penso sempre al bene dello sport e a mio avviso la politica non deve interferire.

Il tuo grande amore resta il settore giovanile

Per me una società si può definire tale se riesce a condurre i giovani a livelli altissimi. Purtroppo, a Norbello questo tipo di mentalità non può attecchire ancora come vorrei perché manca la materia prima. Auguro a tutte le società italiane di fare i miei stessi percorsi, ma devo dire che attualmente sono davvero pochine quelle che si impegnano in tal senso.

Ti senti stanco di questa vita da nomade?

É indubbio che stia facendo salti mortali per conciliare i vari impegni. Sbattermi da una parte all’altra è sempre più difficile con il passare degli anni. Quest’anno dovrei alleggerirmi un po’ seguendo la A1 femminile e dedicandomi alla A1 maschile solo in casi di necessità.

Non ci posso credere

Si, lo confesso, sto cominciando a sentire il peso della stanchezza. Stare sempre in giro nei giorni feriali e poi seguire il Tennistavolo Norbello nel week end non è per nulla semplice. Non nascondo che potrebbe essere la mia ultima stagione in Sardegna, ma di questo ne parlerò più diffusamente con il mio amico presidente, perché a parte tutto questa società mi è entrata nel cuore. Mi sono affezionato a tante persone.

Discussioni in panchina (Foto Stefania Serra)

Non te ne andrai finchè a Norbello non si conquista qualcosa di importante

Le prospettive sono ottime sia in A1 maschile, sia in A1 femminile. Nel primo caso penso che si possa conseguire la salvezza e forse sperare in qualcosina in più, non dico di entrare nella top four ma si può giungere alle soglie del podio.

Credo tantissimo nella femminile, possiamo lottare veramente per qualcosa di storico: il gruppo è composto da gente affiatata e motivata, i nuovi arrivi dovrebbero generare un gran balzo, probabilmente riusciremo a disputare un ottimo campionato.

Ringraziamenti finali?

Il primo della graduatoria è ovviamente Simone Carrucciu per la fiducia riposta nei miei confronti e poi mi ha sempre dato carta bianca sotto l’aspetto tecnico. Poi viene la famiglia di Simone e tutti gli amici dirigenti. Non posso dimenticare i giocatori che con me hanno trascorso le esperienze agonistiche norbellesi.

Un’ultimissima considerazione?

Sono legato particolarmente agli eventi scaturiti in quest’ultimo anno perché hanno avuto come protagoniste le atlete che ho seguito da giovani in nazionale come Giulia Cavalli e Chiara Colantoni. Il poter stare con loro in panchina nella scorsa stagione è stato bello.