GIULIA E LUDOVICA MASSIDDA: L’ARTE DEI SAPORI E L’ARTE DEI SUONI
Radio Alter on the Road Communications ha incontrato Giulia e Ludovica Massidda. Due sorelle, due artiste, due figlie d’arte che non disdegnano le loro origini e il loro DNA, ma anzi fiere ne riconoscono i sani principi e la loro trasmissione. Sono due giovani sarde orgogliose di questa isola e con tanta voglia di fare e partecipare alla crescita della nostra cultura ed evoluzione. In tempi in cui le politiche giovanili non vengono incrementate per non fare disperdere i cervelli e le forze lavoratrici dei nostri giovani, ma anzi impongono loro un abbandono in terre straniere in cerca di lavoro e sopravvivenza, Giulia e Ludovica vogliono credere con il loro impegno ed arte, che si può contribuire ad uno sviluppo della nostra terra.
Sorelle Massidda, figlie d’arte, Giulio un grande dj che ha contribuito alla storia musicale sarda con il suo apporto lavorativo, e Donatella madre ginnasta. Giulia artista culinaria e Ludovica violinista artista musicale. Che cosa è l’arte? Che cosa è la cucina? Che cosa è la musica?
Ludovica: L’arte è sinonimo di espressione. È un attimo in cui nessuno può giudicarti, dal momento in cui il tuo umore può cambiare da un giorno all’altro. Ogni volta che vivo un cambiamento del mio stato d’animo, le note che suono corrispondono perfettamente a quello che sento. La musica come arte, cucina, pittura, scrittura, ecc. si è sé stessi nella propria “chiave”, come ci si sente e come si è, e ciò che si vuole comunicare. È una esplosione totale di colori che risanano l’animo.
Giulia invece per te?
Giulia: Arte è esporre il proprio estro, la propria fantasia e personalità senza il timore di un giudizio. In cucina la mia arte è creare piatti molto colorati. Ad ogni ricetta mi piace apportare un “mio tocco”, una creazione, variazione o aggiunta, che sia personalizzata, perché è un modo di esprimermi e di mostrare il mio essere. Il mio carattere è alquanto allegro e radioso e ciò mi piace esprimerlo anche nella cucina con piatti e sapori colorati e carnevaleschi.
Queste sono arti dei due sensi, il gusto e l’udito. Come mai due sorelle e due forme artistiche differenti? Cosa vi diversifica e cosa vi accomuna.
Ludovica: Ci differenzia il fatto che ci completiamo. Giulia non ha quel senso musicale che mi è proprio e viceversa io non posseggo il suo estro in cucina. Non riuscirei mai riprodurre la sua arte culinaria. Ciò che ci accomuna invece è che in quello che facciamo, entrambe vediamo l’espressività estrosa e vivace di quello che noi definiamo i colori. Io coloro nella musica e lei colora le sue ricette. Si, ciò che ci accomuna è che siamo persone “colorate”.
Da chi avete ereditato ciò? Da vostro padre o da vostra madre?
Giulia: Per ciò che riguarda il carattere, una buona dose ce l’ha trasmessa nostra madre, perché è una persone forte, determinata e caparbia. Ci ha trasmesso un solido senso del valore dell’autostima della persona e delle proprie capacità. Ognuno deve amare sé stesso e le proprie capacità.
Ludovica: Si ci ha sempre spronato ed incentivato in tutto quello che volevamo esprimere, sia nello studio che forme artistiche e lavorative. Crede in noi e continua a farlo. Mentre l’eccentricità, il movimento e l’essere estrosa e creativa l’ho ereditata da mio padre.
Vostro padre ha contribuito nel rivoluzionare la presentazione della musica a Cagliari. Voi non eravate ancora nate.
Ci sono pervenute le sue “pazzie”!
Eh no scusate ma non le definisco pazzie. Erano tempi di un cambiamento generazionale ed artistico. In Europa c’erano tante idee e movimenti musicali ed anche il presentarsi nelle scene musicali con travestimenti e nuove proposte era un linguaggio comunicativo ed artistico nuovo. Vostro padre fu il primo che spezzò il linguaggi precostituiti nelle discoteche della capitale, preannunciando il cambiamento europeo della scena musicale mondiale. I Kiss, David Bowie, Freddie Mercury, e tantissime altre stars della scena mondiale, erano in accordo con questo linguaggio espressivo. Vostro padre fu un rivoluzionario della scena dell’epoca. È stato il primo dj che ha portato lo show, lo spettacolo nella pista da ballo.
Giulia: Infatti ciò che abbiamo in comune con nostro padre, e che ci ha trasmesso, è l’insegnamento alla non timidezza e al rapportarci con le persone con sincerità e senza inibizioni, e questo mi capita quando ho delle sessioni live di cucina.
Cosa sono queste sessioni live?
Giulia: Sono degli incontri di presentazione di un tuo piatto davanti ai clienti oppure davanti alle telecamere di una televisione. Devi qui mostrare tutto il tuo estro in modo convincente ed accattivante. Proprio in questi tempi in cui la cucina è diventato un settore interessante. Basta pensare ai molteplici programmi televisivi sul tema, anche se il nostro lavoro, rispetto a ciò che mostrano le telecamere, è invece alquanto faticoso. Nonostante ciò è bellissimo, da tante soddisfazioni ed è piacevole mostrarlo agli altri.
Sicuramente questi programmi permettono di fare conoscere e presentare al pubblico i nostri prodotti locali o di un territorio. Ciò è alquanto positivo. È cultura ed economia del territorio. Significa fare lavorare i giovani e le nostre aziende.
Giulia: Dopo le mie esperienze all’estero …
Dove hai viaggiato?
Giulia: Ho viaggiato fin da piccola per i miei trascorsi sportivi. Giocavo nella squadra di Hockey su prato dell’Amsicora e facevo parte anche della Nazionale Italiana. Con la squadra dell’Amsicora abbiamo vinto anche diversi scudetti. Viaggiare mi ha dato la possibilità di osservare e conoscere diversi stili di vita e modi di pensare differenti e diversi tipi di cucina. Sono sempre stata sensibile al richiamo e al conoscere le diverse culture di ogni paese. Mentre per le mie specializzazioni nel campo culinario, ho studiato in Sardegna, Italia, Francia, Inghilterra. Queste esperienze ti fanno capire il valore e la peculiarità di ogni prodotto ed ingrediente di ogni terra e della mia isola, perché ogni luogo ha la sua specialità. Ho imparato ad apprezzare l’incontro tra ingredienti diversi, o le varie fusions. È l’arte dello stare insieme.
Concordo con te che il conoscere altre culture e sapori ci permette di ampliare le nostre possibilità di vedute ed esperienze sensoriali. A volte, quando si viaggia, capita di osservare qualche nostro connazionale che pretende di trovare il classico “piatto di spaghetti al sugo della mamma” nel paese straniero in cui si trova. Questo è mostrare un indice di chiusura ed ignoranza verso altri territori e altre visioni culinarie e produzioni delle diverse economie. È l’incontro con altri sapori che ci permette di capire la nostra identità culinaria.
Giulia: Il nostro scetticismo verso la diversità ancora è un poco radicato, ma l’apporto di molti giovani che viaggiano e riportano il proprio bagaglio di esperienze può arricchire le culture della nostra isola e penisola. L’esperienza e la sensibilità verso la diversità è un elemento di crescita e di sviluppo.
E così è anche per la musica?
Ludovica: Si. Concordo con ciò che ha affermato Giulia su questo scetticismo generalizzato. Spesso siamo così radicati in quello che conosciamo, nell’antico e non ce ne vogliamo staccare.
È come avere la paura di perdere le certezze del latte materno. È qualcosa di ancestrale.
Ludovica: Si, questo è. Sostanzialmente sono anche felice che il Conservatorio di Cagliari abbia deciso di istituire dei nuovi corsi, come le “Nuove Tecnologie”, il corso di Jazz di cui sono allieva al primo Triennio di Laurea, la “Musica Elettronica” e lo studio delle Launeddas, il nostro strumento tradizionale per eccellenza, e per chi viene da altri paesi è un’occasione di studio di questo strumento. Dal mio punto di vista non è sbagliato lo stare ben radicati alle nostre radici e tradizioni, perché sono la nostra essenza e la nostra base esistenziale culturale, ma certamente queste sono anche basi solide per un’evoluzione futura. Io nella mia musica, parlo della mia musica perché ogni musicista suona ciò che sente, anche se non ho le esperienze che ha avuto mia sorella, faccio le mie esperienze uditive. Ricerco sounds molto particolari, che spesso non vengono utilizzati per fare quello che Giulia fa con i suoi piatti, unire ad esempio il gusto italiano con quello giapponese. Unire le nostre tonalità musicali con quelle di altri paesi.
Tipo tonalità maggiore con pentatoniche cinesi?
Ludovica: Esatto la pentatonica è proprio il mio punto debole. È il mio tallone d’Achille. La utilizzerei dovunque.
E non a caso la pentatonica viene memorizzata con più facilità dai bambini nel linguaggio musicale
Ludovica: Mi piace ricercare con il violino nuove e molteplici sonorità, e anche il fatto di abbinare ad una musica standard delle tonalità minori armoniche che richiamano a suoni arabeggianti, per me rappresenta lo stare con i piedi per terra osservando anche il cielo.
C’è un vostro sogno? Sono sogni da condividere o da tenere segreti?
Giulia:No li condividiamo. Stiamo pensando di collaborare e di creare una sessione tra arte culinaria e arte musicale dove Ludovica suonerà durante la preparazione di un mio piatto.
Ludovica: è un’unione delle due arti in un sogno condiviso tra un legame forte tra due sorelle.
Un’ultima domanda che pongo a tutti gli intervistati. Giunge un’astronave con gli alieni e dovete spiegare che cosa è l’arte culinaria e che cos’è l’arte musicale. Dovete spiegare il vostro linguaggio.
Ludovica: La mia risposta è che non emetterei alcuna parola, perché la mia musica eseguita al 90% con improvvisazione è proprio espressione. Comunicherei direttamente suonando il mio violino.
Giulia: Io offrirei un mio piatto.
Che piatto presenteresti? Un dolce? Un salato? Della frutta?
Giulia: Sicuramente un piatto che racchiude vari tipi di sapori. Come una mia ultima creazione una “tartare di tonno”. Una ricetta che investe nei suoi ingredienti i sapori della Terra e del Mare, perché, come abitanti di questo pianeta, ci caratterizzano. Poi, come sardi, perché abbiamo un vastissimo patrimonio a livello culinario di tantissimi prodotti che a chilometro zero mostrano una freschezza apprezzabile da tutti e specialmente dai molteplici turisti che visitano la nostra isola e che appaiono essere gli alieni del mondo che scoprono la nostra Sardegna.
Perciò buon appetito in musica?
Si.