CIP Sardegna: Agitamus va a Selargius
Prima tanta timidezza, poi l’ambientamento e la spontaneità che prende il sopravvento. Quante volte nelle classi elementari e medie targate Agitamus psicologi, insegnanti e atleti hanno assistito a queste repentine mutazioni che danno ulteriore pregio al progetto caldeggiato dal Comitato Italiano Paralimpico isolano con l’importante supporto economico disposto dalla Regione Sardegna.
I vari moduli caratterizzanti il progetto si accavallano piacevolmente, riservando sempre tanti spunti interessanti su quanto il mondo paralimpico attrae l’interesse dei discenti che si immedesimano nella vita dei campioncini nostrani.
A Selargius sono state due le scuole coinvolte: una quinta classe elementare del Primo Circolo Didattico di via Parigi, con il supporto della dirigente Anna Pisano e della referente Valentina Mu e una seconda media dell’Istituto Dante Alighieri, autorizzata dalla dirigente Patrizia Fiori con il monitoraggio costante dell’insegnante Maria Giovanna Ferraro. Cementano il tutto il responsabile generale di Agitamus Manolo Cattari, e il suo mini staff composto dalla psicologa Marianna Melis e la coordinatrice territoriale Oriana Pistidda.
A scuotere le menti dei piccoli scolari ci ha pensato prima il pongista carrozzato in forza al Tennistavolo Quartu Daniel Catalin Maris che è stato coinvolto per conto della FITeT (Federazione Italiana Tennistavolo) e poi il velocista ipovedente di Vilannovafranca Mattia Cardia, (tesserato con Fiamme Azzurre, Sa. Spo Cagliari e atleta di interesse nazionale) sotto l’egida della FISPES (Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali).
A breve è previsto anche l’intervento di Sebastiano Casciu, specialista di lancio del peso, hockey e tiro con l’arco in forza all’Associazione Il Sole Sport di Uras e rappresentante della FISDIR (Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali).
Sia Daniel, sia Mattia traggono notevole entusiasmo nei loro continui incontri con i giovani, anche al di fuori di Agitamus.
“Parlare agli scolari è come progettare il futuro – ha ribadito Mattia Cardia – e recapitare un messaggio oggi, significa raccoglierne i frutti un domani per costruire una società migliore che abbia la mentalità aperta alla disabilità, non più catalogata come un peso ma semmai ritenuta strumento importante, portatore di tanti benefici”. Una volta che Mattia entra nel campo d’azione dei bambini, li fa uscire dal loro guscio: “Far recepire un messaggio tutt’altro che semplice da trattare è per me motivo di grande soddisfazione, perché il tabù della disabilità viene sfatato”.
Anche Daniel Catalin Maris continua a sorprendersi per le esperienze emozionanti vissute nelle aule. Come accaduto anche a contatto con i bambini di quinta elementare del Primo Circolo Didattico. “Li ho trovati molto chiacchieroni e vogliosi di porgermi le domande più disparate – ha sottolineato l’atleta romeno – mentre quelli della seconda media sono apparsi più tranquilli e meditabondi. Ma da entrambe le classi ho notato diversi studenti predisposti al gioco del tennistavolo, anche se per me, in un contesto del genere, dove tutti vogliono provare a maneggiare la racchetta, trovo complicato insegnare la disciplina”.
Nella mattinata dedicata alla disabilità sensoriale non sono mancati i momenti coinvolgenti: l’attività sulla fiducia con le bende e altri giochi utili a sviluppare i sensi. Diverte come sempre anche la corsa con la guida e la pratica del torball. Immancabili anche le riflessioni finali da esporre rigorosamente in cerchio.
IMPRESSIONI DA PSICOLOGA: LE VIBRAZIONI DI MARIANNA MELIS
“Sono entrata nel progetto Agitamus come ci si tuffa da uno scoglio: chi ama il mare può immaginare le sensazioni che si provano, ma solo chi si è lanciato sa che spiegare è diverso da sperimentare. Di empatia, inclusione, diversità, pregiudizio si parla spesso a scuola; con Agitamus questi temi incrociano lo sport paralimpico e la forza per gli alunni, gli insegnanti, le famiglie, gli psicologi e gli atleti coinvolti sta nel poterli “toccare”.
LA SCOMMESSA
“Agitamus è un progetto di cambiamento. Io per prima mi sono messa in gioco e così, come abbiamo chiesto di fare ai bambini e ai ragazzi durante il primo incontro a Selargius, ho preso un impegno con me stessa: la mia sfida personale è unire, nel mio lavoro, la fiducia in me con la “leggerezza” e il divertimento, le mie guide saranno gli studenti e gli atleti del CIP.
PROFUMI DI CLASSE
“Gli sguardi attenti, le mani alzate, il racconto di una difficoltà superata, la voglia di partecipare, il far pace dopo un litigio per giocare nella stessa squadra, l’essere disponibili ad aiutare un compagno in difficoltà sono solo alcuni aspetti emersi in questi primi incontri”
I DIRITTI SCONTATI
“Finora ci hanno fatto visita due atleti straordinari coi quali abbiamo riflettuto sui concetti di accessibilità e autonomia, sicuramente diritti di ciascuno di noi ma che spesso diamo per scontato. La voglia di migliorarsi, di rialzarsi dopo una caduta, l’attraversare le proprie emozioni di rabbia, tristezza, scoramento dopo un incidente si trasformano in consapevolezza di sé, dei propri limiti ma anche dei propri bisogni arrivando a conoscersi meglio e amarsi di più”.
LA COINVOLGENTE MATURITA’ DI MATTIA DA VILLANOVAFRANCA
“Vedere la disabilità senza tabù è stato un altro insegnamento prezioso. Sin da piccoli ci confrontiamo con messaggi educativi dei genitori, della scuola, della società che ci insegnano cos’è giusto dire o non dire. Mi ha colpito la vergogna espressa da una bambina quando alla domanda di Mattia, velocista ipovedente, sull’ipotizzare che disabilità lui avesse, lei prima si è espressa spontaneamente ma poi si è subito criticata nascondendo il viso tra le mani: “scusa, sono stata impertinente”. Possiamo considerare la disabilità come una condizione, un modo di essere diversi senza provare “pena” o commiserazione? Mattia ci ha dimostrato che si può, parlando con franchezza e autoironia, anzi ci ha proprio detto che la sua condizione è la sua opportunità perché con lo sport paralimpico ci sta costruendo una carriera”
AUSPICI
“Agitamus a Selargius è ancora in divenire ma la rotta è tracciata e i venti che ci spingono soffiano forte; la bussola che ci guida indica un percorso di inclusione, un processo che tiene conto dei diritti di tutti e che avviene quando ognuno sente di essere apprezzato e che la sua partecipazione è gradita”.