Radio Alter on the Road Communications ha incontrato i Safir Nou , una band espressione delle nuove sonorità musicali isolane. Abbiamo voluto conversare con i componenti del gruppo sulle nuove vie di esplorazione artistica che questi artisti hanno intrapreso con forte impegno e decisa personalità.

Safir Nou come è nato il gruppo e il nome? Il nome è importante è come un battesimo.  Segna

Ivana Busu: Il progetto nasce da Antonio Firinu. Safir Nou è lui.

Antonio Firinu: I Safir Nou siamo io alla chitarra, fisarmonica e composizioni. Ivana Busu, fisarmonica elettronica. Sergio Tifu, violino. Andrea Lai, contrabbasso. Antonio Pinna, batteria

Un anagramma?

Ivana Busu: non è proprio un anagramma. Forse. “Sa” sta come articolo determinativo. “Fir” come è il l’inizio del cognome Firinu, e “Nou” perché è nuovo. È il frutto di un cambiamento interiore, delle esperienze di Antonio, che ha deciso dopo un periodo trascorso all’estero, dopo tante esperienze, di iniziare a comporre in modo differente alle sue produzioni precedenti. Perciò tutto nasce come progetto unico come compositore.

Un progetto che come la Fenice rinasce dalle ceneri o altro? O cosa ti ha portato a questo cambiamento?

Antonio Firinu: Il ritornare in Sardegna.

Cosa cercavi fuori dall’isola?

Stavo facendo un mio percorso di studi sia musicali che accademici. Avevo già iniziato a lavorare anche musicalmente all’estero. La composizione era già in atto quando vivevo all’estero e vi era sempre presente un richiamo alla Sardegna. Sono stato ad Amsterdam per due anni dove ho conseguito anche un dottorato di ricerca.

In che cosa stavi ricercando?

In sociologia economica. Ma la mia passione si estendeva anche alla musica, world music, jazz, ecc. La curiosità musicale è sempre stata abbastanza fervida e l’avere sempre suonato mi ha permesso di acquisire diverse tecniche, con la chitarra e la fisarmonica. Un insieme di idee ed una miscellanea di esperienze che mi hanno così portato ad avvicinarmi musicalmente anche alla Sardegna. C’è stato un periodo che ascoltavo moltissimo la musica sarda tradizionale.

In particolar modo chi?

I chitarristi e la loro tecnica. Ad esempio, il ballo campidanese, il terzinato, ecc. Particolare per la chitarra. Ricordo Lino Talloru, Gesuino Deiana, validi chitarristi, e per me un approccio diverso a questo mondo, nonostante le mie composizioni non vertessero verso la musica di tradizione. I miei interessi sono stati, in generale, il rock, la musica sperimentale ed elettronica, e le colonne sonore.  Ho iniziato a sperimentare con accordature aperte e nuove tecniche chitarristiche, improvvisando tantissimo con amici, e da lì sono nate molte melodie. Una volta rientrato in Sardegna è nata la mia produzione discografica. Ho cercato e scelto i musicisti, ho scritto le musiche ed ho considerato il disco come un punto di partenza. Solitamente si considera la produzione discografica come un punto di arrivo, mentre il progetto Safir Nou è stato impostato come un avvio artistico. Lavorare con più musicisti, riproporre con loro i brani del disco, è stato questo l’intento del progetto. È nato da questo incontro l’incontro con Ivana Busu e Sergio Titus Tifu e altri.

Indubbiamente è differente il lavorare in studio rispetto alla performance dal vivo, ma voglio porvi una domanda che faccio sempre ai musicisti. Giunge un’astronave dallo spazio e dovete spiegare a queste entità aliene che cos’è la musica

Antonio Firinu: Però questa è una domanda generica!

No. Non è una domanda generica

Antonio Firinu: è personale. Però è interessante sentire anche il loro parere.

Ivana Busu: La musica per me è un modo di comunicare. È una forma di comunicazione e di relazione tra le persone, quindi elaborare un progetto per un disco lo considero un lavoro molto interessante complessivamente, ma forse un po’ più “freddo” e distaccato. Si danno le parti ai musicisti che registrano le loro esecuzioni , ma poi non ci si lega di un rapporto musicale e più umanamente personale. Il suonare con un gruppo stabile, invece, stabilisce un legame di avvicinamento tra le persone. Ecco perché la musica non è  solo lo stabilire un rapporto relazionale, ma dialogare con le proprie composizioni. È un messaggio ciò che si sta trasmettendo.

Chi assume nel gruppo un ruolo da leader? Vi è una democrazia interna?

Ivana Busu: Si. Il lavoro che abbiamo intrapreso insieme si è svolto in due parti. In un primo momento abbiamo portato avanti il live sulla base dei brani dal vivo con arrangiamenti live. Successivamente con l’apporto di nuove idee da parte di Antonio, noi tre proseguiamo come un working progress in continuo divenire nell’aggiunta o modifica di nuove sonorità e nuove strade. In generale partecipiamo tutti al progetto, però Antonio ci da le direttive da percorrere.

I brani presentano dei titoli ben definiti. Quale il motivo di questa scelta?

Antonio Firinu: I titoli dei brani del disco sono più o meno tutti coerenti al concept discografico, che è groundless, un concetto che si riferisce sia ad uno stato d’animo che all’identificazione di quella musica. Da un lato vi è lo stato d’animo stesso che esalta la musica. Una musica che porta verso una riflessione e verso una sospensione ed astrazione. Infatti nella copertina del disco vi è la raffigurazione di un piccolo uomo che è sospeso tra le nuvole. Perciò tutto il concetto dell’insieme del disco si riferisce a questa figura  sospesa tra le nuvole e che pensa e riflette in maniera filosofica nel suo habitat esistenziale. Quindi i titoli come “New Lunacy” significa proprio una nuova lunazione, “Imaginary Cloud”  la partenza verso un sogno, l’astrazione, un altro mondo che non è quello reale ma immaginario.

Come spiegheresti questo ad un extraterrestre?

Prima di tutto dovrei capire le sensibilità dell’extraterrestre e creare dei codici di comunicazione. Una volta che ho stabilito i codici di comunicazione dove lui può arrivare a capire gli spiego la musica e cosa per me poteva rappresentare quel disco.

 

Sergio Titus mi ha detto che un primo fattore è che abbia l’apparato uditivo

Ivana Busu: le composizioni di Antonio non sono composizioni virtuosistiche, cioè nelle quali devi dimostrare un tecnicismo elevato con lo strumento. Sono composizioni che riflettono un’interiorità profonda e che portano noi stessi a emozionarci ogni qual volta le eseguiamo, in quanto ogni esecuzione è sempre diversa dall’altra. Qualche volta è solamente un suono lungo che prevale, e al quale devi dare una forma. Deve essere un segno comunicativo, suscitare un qualcosa. Non è solo tecnica.

Sergio Titus: è molto più difficile eseguire questi suoni che altri virtuosismi.

Antonio Firinu: confermo. Si richiede molta più tecnica nell’eseguire un suono del genere rispetto ad altro. Si richiede una partecipazione corporea come quella del respiro che compartecipi nell’esecuzione, o in bel vibrato una tecnica sensibile.

Ivana Busu: si concordo, è proprio un fattore del respirare insieme, dove si crea un’armonia.

  Sergio Titus: una connessione d’insieme.

Ognuno di voi ha una propria forte personalità. Ciò è molto raro perché in una band o in un gruppo c’è quasi sempre u n leader che emerge. Voi da quanto tempo suonate insieme?

Antonio Firinu: da circa due anni.

Ivana Busu : È molto bello il rapporto che abbiamo instaurato da circa due anni.  Siamo uniti, ognuno con una sua personalità ben distinta e ci compensiamo nonostante i caratteri diversi. Come gruppo ci siamo dati una serietà e una disciplina ferrea, sia alle prove che ai concerti.

Come vivete la scena sarda? Ad esempio molti stati del Nord Europa, come la Svezia, Norvegia, ecc. sostengono e appoggiano i giovani artisti.

Noi come Safir Nou ogni volta che abbiamo eseguito la nostra musica abbiamo sempre avuto un ottimo riscontro di pubblico. Abbiamo molti sostenitori ed estimatori. Certamente non puoi vivere solo di ciò. Per vivere si ha la necessità di svolgere anche un altro lavoro. In Sardegna le difficoltà per vivere solo di musica sono molte, soprattutto anche per un genere musicale come il nostro, una musica che richiede un’attenzione ed un ascolto più sensibile da parte dell’uditore. Abbiamo anche fatto un esperimento di suonare al Fabrik di Cagliari dove vi è stato un riscontro alquanto positivo, nonostante il locale si prestasse ad altri generi musicali, quali il pop o il rock. Perciò la scena sarda è carente di spazi e di attenzione per gli artisti sardi di qualsiasi genere musicale.

Sergio Tifu: Il fatto che ci siano tanti musicisti validi e pochi luoghi per esprimersi porta la scena sarda artistica a soffrire per queste carenze strutturali. Molti devono rallentare o arrestare il proprio estro per le scarse possibilità strutturali di espressione e di performance. Vi sono molte rinunce ad operare qui. Molti hanno abbandonato la musica per dedicarsi ad altro per vivere e trovare nella musica solo un ripiego come hobby. Si è alquanto difficile vivere solo di musica.

Ivana Busu: I progetti della musica indipendente ed inedita incontrano sicuramente maggiori difficoltà nel farsi conoscere ed apprezzare. Vivere solo di ciò implica fare delle scelte di vita. La nostra non è musica di intrattenimento. Noi non proponiamo cover, perciò la mancanza di spazi per generi musicali come il nostro ci porta ad affermarci con molte più difficoltà.

Antonio Firinu: Io penso che se paragoniamo la scena sarda a quella internazionale notiamo una differenza. Nell’isola la competizione tra i musicisti è più forte e serrata, proprio perché gli spazi sono esigui. Ecco perché garantire la sopravvivenza del mercato di certi generi porta gli addetti ai lavori ad operare determinate scelte. Quindi anche la curiosità, di prestare un’attenzione e una sensibilità ad un ascolto musicale diverso e a produzioni artistiche differenti, è più carente nell’isola. Il progetto Safir Nou sta avendo una sua rilevanza perché chi si è interessato alle nostre produzioni ha avuto la sensibilità di volere capire la nostra filosofia e pensiero artistico. In Europa, in Spagna, in Inghilterra, il nostro disco ha avuto una certa rilevanza e le recensioni da parte della stampa estera sono state molto positive. Siamo rimasti contenti che molti dei nostri brani siano stati apprezzati e scaricati in Giappone. Negli Sati Uniti d’America le nostre musiche sono state addirittura utilizzate per dei video. Questo ci rende positivi e motivati ad andare avanti, proprio perché la stampa estera ha dato una certa risonanza ai nostri lavori. Ci vorrà ancora tanta strada da fare da parte dei nostri teatri isolani per aprire le porte a progetti giovanili nuovi che si esprimono con nuovi linguaggi. La nostra musica, ad esempio, richiede un luogo intimo o un teatro per creare quell’atmosfera di riflessione all’’ascolto. La nostra è musica strumentale, che non è così impegnativa, ma è musica. per noi è fondamentale che si instauri con l’ascoltatore quel dialogo intimo e riflessivo ed anche aperto alla curiosità propositiva. Nei paesi esteri vi è una maggiore educazione all’ascolto del “nuovo”, mentre in Italia vi è ancora troppo seguito per le mode musicali e il successo del momento. Basti pensare ai programmi radiofonici che quasi tutti all’unisono devono sottostare alle esigenze pubblicitarie e di mercato, non prestando molta attenzione ai nuovi progetti musicali. Le emittenti radiofoniche sono costrette a vivere per fenomeni del momento, che certo non hanno inventato loro, ma che sono indotti dalle grandi industrie discografiche. In Sardegna non siamo certo l’avanguardia del campo artistico musicale in materia di nuove proposte. Senza dubbio nel campo del jazz e della world music ci sono delle proposte molto interessanti , ma sono dei mercati ben definiti e circoscritti.

Posso confermare che molti artisti hanno dovuto intraprendere esperienze artistiche fuori dall’isola per poi ritornare ed apportare delle innovazioni nella propria terra

Antonio Firinu: La musica che nasce e viene prodotta in Sardegna dovrebbe essere maggiormente tutelata , perché ci sono tanti artisti con progetti veramente validi in questa nostra isola.

Nuovi progetti dei Safir Nou?

Antonio Firinu: stiamo lavorando al nuovo disco. Sicuramente la crescita e l’esperienza ci porta a nuovi cambiamenti e altre sperimentazioni e ricerche. Vogliamo fare musica nuova e divertirci nel suonarla.

C’è un sogno dei Safir Nou?

Antonio Firinu: il sogno c’è! Portare la nostra musica in tutta Europa e fare parte di progetti più ampi come quelli delle colonne sonore per produzioni cinematografiche, e che la nostra musica venga trasmessa in radio.

Trovate un’affinità con la musica cinematica?

La nostra musica non è nata come “musica cinematica” , ma poi alcuni la hanno definita così.

Ci ritrovi questa definizione?

Antonio Firinu: credo che si possano combinare bene insieme questi ingredienti artistici. Dipende dalla finalità. La nostra non era fare musica per cinema, ma quella di fare musica. Poi utilizzare la musica che possa relazionarsi bene a dei lavori cinematografici è un lavoro interessante. Certamente bisogna ben ragionare in termini di composizione di musica per cinema, o no. Sono dei ragionamenti compositivi diversi, dove la musica lascia spazio all’immagine.

Un grande artista ispanico del secolo d’oro affermò che nell’arte tutto era già stato detto e fatto. L’importante è come ci si ripropone. Cosa ne pensate di questo pensiero seicentesco?

Sergio Tifu: non sono in accordo con ciò. Si possono trovare infinite combinazioni musicali e prima che si esaurisca la musica le vie sono molteplici. La creazione artistica sonora è unica ed irripetibile.

Ivana Busu: ogni volta che si ripropone un brano o elemento sonoro mai è lo stesso. Cambiano continuamente le modalità, le espressioni e le intenzioni. È un continuo cambiamento.

Sergio Tifu: anche la stessa musica che suoniamo ogni qualvolta la eseguiamo, mai è la stessa. Le micro variazioni, le intensità emotive e motorie cambiano la performance che non è mai la stessa.

Antonio Firinu: anche i suoni cambiano. Oggi con le nuove tecnologie possiamo eseguire e creare infinite musiche, ed infinite possibilità di ricerche sonore. L’incontro delle nuove tecnologie con gli strumenti tradizionali ci offrono una gamma infinita di possibilità. Esiste un mondo sonoro inesplorato. Io ascolto tanta musica da sempre e quello che mi accingo a fare con i Safir Nou è andare alla scoperta dell’America, per utilizzare una metafora. Strumenti tradizionali, nuove tecnologie e personalità uniche dei musicisti, questo è il viaggio verso la scoperta di mondi sonori da parte dei Safir Nou.Non si riproduce niente, tutto è nuovo.