TONINO CAROTONE L’IMPEGNO POLITICO PACIFISTA . CREDERE NELL’UMANITÁ
Nato a Burgos trascorre in seguito nei Paesi Baschi la sua infanzia a Pamplona. Innamorato della cultura italiana e del neorealismo cinematografico degli anni cinquanta, della musica di Fred Buscaglione e Renato Carosone, col quale ha inciso nel 1999 la nuova versione “Tu vuò fa l’americano”, raggiunge un successo di pubblico in Italia nel 1995 con il brano “Me cago en el amor”. Disco d’oro per le vendite vince in seguito il “Premio Carosone” al Teatro Politeama di Napoli. Da questo momento in poi i successi discografici e la partecipazione a trasmissioni televisive italiane, come “Francamente me ne infischio” di Adriano Celentano rafforzano la sua fama. Grande amico di Manu Chao col quale collabora in diverse produzioni discografiche, le sue apparizioni in molti film lo consacrano un grande interprete del mondo cinematografico ispanico. Sensibile alle problematiche dei diritti umani e civili è stato uno dei primi obiettori di coscienza in Spagna per la leva militare. Imprigionato e torturato nell’ottobre del 2018 con altri renitenti alla leva militare è stato ufficialmente invitato a presenziare all’inaugurazione del monumento e del Parco della Insumisión a Pamplona, considerato il primo monumento al mondo che ricorda i non caduti in guerra , ma coloro che hanno lottato per un ideale comune: la Pace.
Tonino questo tour in Italia come lo stai vivendo?
Questo tour è un tour costante e continuo perché mai mi era capitata l’occasione di una lunga serie di concerti in Italia. Per me è iniziato dal 2000 perché è come ritornare alla mia seconda casa, ma non posso neanche dire che vado e torno perché è un continuo andare.
Hai sempre avuto con l’Italia un legame con la sua cultura. Da quando è nato questo amore?
È nato fin da quando ero bambino. C’è più affinità tra la mia cultura ispanica e quella italiana piuttosto che con quella anglosassone. La radio ha avuto un importante fattore in questo amore, trasmettendo la musica italiana di Carosone, Modugno. Oggi posso giocare con i fonemi e la grammatica italiana e mi diverto nel cantare in questa lingua. Quando non conosciamo una lingua e ne ascoltiamo una canzone, spesso l’immaginazione supera il vero significato del testo.
Manu Chao ti considera un Maestro, perché?
Perché mi ha visto come Maestro di Cerimonia. Io e Manu siamo due grandi timidi.
Oggi hai cantato dal palco una canzone sulla guerra. Quando la hai scritta?
Alcuni anni fa. Si intitola “Amor sin tregua”. È una canzone che ho scritto pensando anche alla storia “bellica” che si è vissuta nel mio paese, i Paesi Baschi, dove io da piccolo giocavo, ma intorno a me vi era la “senza tregua” che è anche l’armistizio o amore senza tregua. È una canzone con tante sfumature e tanti significati. Si possono riscontrare anche le problematiche dei migranti dove si descrive che non vi è alcuna novità che il “fascismo dei poteri” approfitti di questi dolori e sfruttamento dei poveri, schiavizzando o maltrattando. Prima non c’era l’informazione che c’è adesso e perciò abbiamo più chiaro i giochi di potere attuali. La Spagna e l’Italia rientrano tra quelle ricche nazioni che producono e trafficano armi, diciamo l’Europa in generale. Abbiamo bombardato e continuiamo a bombardare con le nostre armi molti paesi africani e mediorientali ed è chiaro che le popolazioni ridotte alla fame ed alla miseria si riversino verso i nostri territori. Noi siamo colpevoli di partecipare a queste guerre anche con la sola produzione di armi. Stiamo creando dei disequilibri storici mondiali. Tutto ciò è già deciso dapprima, è orchestrato tutto prima. Non è cambiato niente. Il potere e il capitalismo si è sempre più rafforzato ed arricchito.
Ma il tuo amico Manu Chao dice “Próxima estación Esperanza”. La Speranza ci deve essere?
Senza speranza non puoi vivere. Non si può perdere la speranza, mai. È la lotta con tutto quello che accade, soprusi e poteri forti che ti fa pensare. Io non sono un militarista, ma neanche un pacifista passivo. Sostengo la lotta di non offensiva dei zapatisti messicani ai soprusi dei poteri. Si può lottare con la comunicazione, con gli aiuti medici e tante altre forme. Purtroppo stiamo vivendo una guerra di controlli economici in tutte le sue forme. Il consumismo selvaggio ci sta manipolando e sta anche uccidendo questa gioventù dove se mangi tu non mangio io. Una generazione perduta tra tecnologia, cellullari e materialismo sfrenato.
Come hai vissuto l’invito per la celebrazione del monumento del Parco della Insumisión?
Mai avrei pensato che avrei vissuto questo momento. È stata una delle carceri dove venni detenuto. Sono stato detenuto in quindici carceri per il mio antimilitarismo alla leva obbligatoria. Mi hanno rinchiuso anche nell’ospedale penitenziario militare per un anno. Ho raggiunto un record. Ho fatto tutte le carceri franchiste. Ho portato avanti due scioperi della fame e con me erano solidali tante persone di diverse ideologie e credi religiosi, perché eravamo tutti obiettori di coscienza. Con noi inoltre vi erano molti familiari che ci appoggiavano e sostenevano. Mai avrei pensato che al posto del carcere sarebbe stato costruito un monumento in ricordo di questa lotta. Ciò che mi dispiace è stata la mancanza di mia madre che è morta lo scorso anno e avrei voluto fosse stata presente per vedere che il nostro dolore e la nostra lotta è valsa come esempio per le generazioni future. Mia madre non ha potuto vedere questo e mi addolora. Lei era sempre in prima linea a lottare, prendendo posizioni antimilitariste per la dignità umana.
C’è un sogno di Tonino Carotone?
Ho tanti sogni. Io sogni tutti i giorni. Entro in fase REM in cinque minuti. .. (ridiamo) e poi mi ricordo anche di tutto quello che ho sognato.
Sei credente?
Io credo nell’umanità, credo nelle cose ed energie positive. Non credo in quella teologia di potere negativo con tutte le favole che racconta calpestando le dignità umane. Ho conosciuto un grande prete, Don Gallo. Un grande amico mio e di Manu Chao, e lui è stato un prete che stava sempre in aiuto degli ultimi e non certo un prete delle alte sfere del Vaticano. Lui aiutava tutti, delinquenti, prostitute, ecc. Quando andavo a trovarlo mi metteva davanti una bottiglia di grappa che sorseggiavamo fumando un sigaro toscano e parlavamo di tante cose. Lui era un prete che aiutava in comunità i tossicodipendenti, un vero cristiano che mette la sua vita a disposizione degli altri.
Tu e Manu Chao per gli 80 anni di Andrea Gallo avete registrato gli auguri in un video
Si ed era molto felice. Lui per me era un vero religioso. La religione raccontata senza gli esempi di un Don Gallo non è una religione sincera. Pensiamo ai secoli quando il cattolicesimo negava la scienza, l’astronomia, e la medicina e la chimica e biologia, ecc. Questo è tenere nell’ignoranza e avere il potere sugli altri.
Come vivi questo cambiamento che la Catalogna sta operando in questi tempi, proprio mentre molti detenuti politici ancora rimangono incarcerati per i fatti dell’autonomia?
Stiamo vivendo un percorso democratico, ma la monarchia si sta opponendo a ciò. L’Autonomia catalana attraverso le votazioni popolari non era una dimostrazione armata e per questo che hanno messo in prigione dei rappresentanti politici che hanno operato in modo democratico e pacifista. Sono stati imprigionati politici che difendono la volontà del popolo catalano. In ogni caso io non penso che incarcerando le persone si risolvano i problemi. Il carcere è il degrado umano e non risolve i problemi di riabilitazione degli uomini . Molti tossicodipendenti non si possono curare incarcerandoli, ma operando in altri termini. Io che sono stato un prigioniero politico nelle carceri franchiste non ritengo il carcere un luogo di riabilitazione. Inoltre noi abbiamo lottato in un periodo triste della storia spagnola, ma quello che è avvenuto in Catalogna, con un regime parlamentare democratico, con la carcerazione dei politici catalani pacifisti e democratici, che vengono picchiati dalla polizia spagnola, è una vergogna. Esiste un diritto che è l’Autodeterminazione di un popolo.