donna-piange

 La faccia oscura della Luna :Caterina 

In piedi, davanti al presbiterio, don Corgiolu osservava la folla che riempiva 
la chiesa e ne ascoltava il brusio, il respiro di attesa. Il prete non si era 
mai sentito così preoccupato nei trent'anni trascorsi come parroco a Perdarba, 
il villaggio adagiata sotto i tacchi bianchi di calcare  e ingentiliti dalle 
querce antiche, scampate alle scuri dei carbonai. 
Deus miu..Deus miu, eita adessi  s'abisu…e volgeva lo sguardo intorno, 
chiedendo conforto alle statue rose dall'umidità che lo fissavano immobili dalle 
cappelle  laterali.  
Da mezz'ora lo sposo era giunto…siu Serbastianu, un vecchio cadente vestito 
col costume delle feste, sa berrita nera da cui fuggivano ciuffi di capelli 
bianchi, gli occhi velati dalla  bianca coltre del glaucoma, un orecchino d'oro 
illuminato dal sole che entrava nel tempio dal rosone della facciata. 
Aspettava la sposa, in grave ritardo, con le braccia incrociate sul petto e il 
volto senza  espressione. Da tempo la sua mente era offuscata e viveva in un 
mondo tutto suo, dove il sole della vita giungeva appannato e freddo, come da 
dietro uno spesso velo di nebbia.
Cessò il brusio della folla, all'improvviso, ma dopo pochi attimi riprese più 
forte e il figlio piccolo di Mimina cominciò a ridere piano e poi se ne uscì con 
un'aperta risata che la mamma fece fatica a interrompere senza dargli un ceffone 
di fronte al tabernacolo sacro.
Caterina era entrata in chiesa e si avvicinava allo sposo in attesa. Indossava 
il vestito da contadina, s'antaleni sporca di fango e di cenere, senza mucadori 
e con i capelli sciolti e in disordine…e le pantofole ai piedi, piene di 
buchi, scalcagnate e sporche. 
Sia Mimina, la zia paterna che l'adorava, senti' un brivido…scura, unu macittu 
bessiu de su fogili… Ma capi' che la bambina che aveva cullato voleva solo 
dimostrare il suo profondo disprezzo per quel sacramento profanato, per quella 
farsa che l'avrebbe consegnata come un oggetto venale al letto di un vecchio. 
Non gioia di sposa sul volto, che appariva pallido e segnato da occhiaie 
profonde…un volto da condannato a morte, come quello di Filippu Ruiu, che 
aveva passato la notte in quella chiesa e all'alba era uscito per essere 
impiccato al noce vicino al cimitero. 
Si mise di fronte al prete, che la fissava sconcertato, e  a fianco dello sposo 
che la noto' appena…e il rito nuziale inizio'. 

Caterina aveva diciassette anni quando il padre  la vendette a Serbastianu. 
Era una ragazza minuta, snella, col passo leggero da ballerina e il musetto 
simpatico da leprotto, che le dava un'aria di monella tenace e ostinata; e un 
sorriso aperto che si dispiegava in una risata fatta di gorgheggi, contagiosa, 
che suscitava intorno gioia di vivere…come il cerchio ondoso animato da 
un'allegra sassata di un bambino, che propaga il movimento nella superficie 
silente di un lago.
Caterina era stata venduta perché il padre aveva bisogno dei soldi di 
Serbastianu per saldare  i debiti con una banca del Continente, frutto di 
un'imprudente operazione commerciale. La moglie non era d'accordo…il prescelto 
era certamente ricchissimo…ma era vecchio, con un piede nella fossa e 
Caterina…povera figlia…non poteva essere sacrificata agli interessi paterni. 
Ma il padre si era valso di queste proteste per convincere la moglie…certo, lo 
sposo era vecchio e decrepito e quindi sarebbe morto presto, lasciando tutto 
alla giovane moglie…e poi, nelle sue condizioni  non sarebbe stato neppure in 
grado di usare dei suoi  diritti coniugali. Insomma…un matrimonio pro forma, 
senza futuro.
Ma quando informarono Caterina di quella decisione, la ragazza scoppiò in 
lacrime, poi si mise a urlare…no ddu olgiu a kustu ecciu, est legiu e surpu, 
pudesciu a bentu…e foras de konka. Non ci fu verso di convincerla…eu mi 
sposu cun kini mi pragit, unu piccioku bellu, sensa dinai ma bellu e bonu…
Non lo disse, che' allora non si poteva, ma Caterina era innamorata, riamata,  
da mesi. 
Aveva incontrato Adoricu in is Montis Longus, mentre andava per legna. Lo aveva 
visto confuso tra gli operai impegnati nella costruzione della ferrovia…un 
ragazzo snello e forte , col torace scuro per il sole e luccicante di fatica, 
chino sui binari a stringere dei bulloni sulle traversine. Rialzandosi, si era 
trovato di fronte lo sguardo incantato della ragazza…e fu per sempre. 
Quando Adoricu seppe dell'accordo che gli avrebbe rubato la donna amata, ebbe 
uno scatto di rivolta. Ma Caterina lo abbraccio' forte, lo calmo' e gli promise 
che avrebbe risolto tutto con l'antica saggezza femminile. La nonna le aveva 
raccontato un fatto simile successo all'inizio dell'800,  e sapeva come 
affrontare la situazione. 
Allora i matrimoni era tutti combinati, e se un ragazzo voleva vincerne la 
resistenza, bastava baciare a forza la donna scelta, segnandola cosi' da un 
marchio che poteva cancellare solo sposando il prepotente. Ma Caterina voleva 
sottrarsi ad un matrimonio che veniva celebrato in chiesa…era stata venduta 
dal padre e la madre l'aveva abbandonata…era lei che doveva appellarsi solo a 
Dio per evitare il suo destino di donna venduta al miglior offerente come al 
mercato. 

Era li', ritta davanti a Dio. Nel silenzio di una chiesa dove tutti trattenevano 
il respiro. Sotto una navata improvvisamente opprimente, come se il tetto si 
fosse abbassato per soffocare l'ansia di libertà di una giovane donna 
innamorata.
Don Corgiolu la fissava a disagio. Sapeva che Caterina era tenace e determinata 
e quando l'aveva confessata aveva notato in quel musetto una fredda 
determinazione. E adesso quella piega le serrava con forza  la bocca,  come nel 
tentativo di soffocare un grido.
E invece urlò, Caterina…quando il prete le chiese…vuoi tu Caterina prendere 
per tuo legittimo sposo…e il suo NOooooo, echeggio' nella chiesa, penetro' 
nelle orecchie dei presenti con la potenza di una folgore e si proiettò' fuori 
dalla chiesa, raggiunse la campagna intorno che ne risuono' come un bacile di 
bronzo, scosse le campane che si misero a suonare a festa…e gli uccelli 
dell'aria ritrovarono il loro volo più armonico e celeste e gli alberi 
respirarono con foglie lucenti un'aria più morbida e fresca ..e il sole divenne 
più vivo e caldo e la luna lucente nel mattino….e quella natura pulita accolse 
Caterina che uscì dalla chiesa con la grazia di una muvra, come una principessa 
vittoriosa, con le scarpe diventate di cristallo e il vestito di broccato e i 
capelli raccolti in una una rete d'oro…uscì verso Adoricu che l'aspettava su 
un cavallo impaziente di portarli lontani. 
E quando giunsero nella Città  bianca, davanti a legno che doveva imbarcarli 
verso il loro mondo, sentirono il respiro del mare…il futuro.

Perdarba rise a lungo e per anni si racconto' di quella ragazza che la forza 
ribelle aveva mutato in una jana. Si disse che il padre di Caterina  li avesse 
rincorsi a cavallo per vendicare l'onore ferito…che lo sposo mancato si fosse 
allontanato  dalla chiesa come se la cosa non lo avesse mai riguardato…e che 
don Corgiolu fosse stato punito  dal vescovo di Lanusei con la sospensione  
delle prebende per sei mesi…fatto drammatico per uno di Ierzu.
Ma e' certo che quando Mimina si avvicinò per consolarla alla madre di Caterina, 
che si era accasciata su un banco scossa dai singulti e si era coperta il voto, 
scopri' sconcertata che la donna rideva di cuore sotto lo scialle. 

Tonino Serra