A PROPOSITO DI IMMIGRATI

Che il fenomeno migratorio non sia più da considerare una fase temporanea ma una realtà stabile e radicata nel nostro Paese lo dimostra il volto della nostra quotidianità, nelle città come nelle periferie. Però a fotografarlo in modo scientifico, con numeri alla mano e analisi del fenomeno, è il dossier Statistico Immigrazione 2016 curato dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio.
Il primo dato che balza agli occhi è la presenza di immigrati in Italia, che è aumentata di dieci volte negli ultimi 25 anni arrivando a superare oggi i 5 milioni.

  • Dove abitano
    Stranieri sì, ma con un forte desiderio di stabilità, a partire dalla voglia di acquistare casa. Se per l’Istituto di ricerca Scenari Immobiliari, gli immigrati sono per il 62,8% in affitto, il 19,1% in una casa di proprietà, l’8,3% abita presso il luogo di lavoro e il 9,8% presso parenti o altri connazionali, il dossier statistico segnala, invece, un vero protagonismo nel mercato dell’immobiliare soprattutto nel 2015.
    Tra le cause principali c’è l’ampliamento dell’accesso al credito e la discesa dei prezzi delle case. A usufruirne, tra i non comunitari, sono soprattutto i soggiornanti di lungo termine e titolari di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, che per il momento si accontentano di acquistare appartamenti non molto grandi, possibilmente non di nuova costruzione o elevata qualità, in zone urbane periferiche o comunque non centrali (37% dei casi) o in piccoli Comuni della provincia (quasi il 50% dei casi). Ma il dato più importante è che i nuovi compratori immigrati non si concentrano in quartieri-ghetto, anzi. Spesso lasciano le precedenti zone ad alta densità di immigrati e si insediano in quartieri dove gli italiani sono più numerosi. Nel periodo 2008-2015, nonostante la crisi, gli immigrati hanno effettuato 446 mila compravendite.
  • Incidenza della criminalità
    A fianco di fattori che segnalano un percorso di stabilizzazione, ce ne sono altri che evidenziano precarietà e sintomi di sfiducia verso i migranti. Tra questi i dati sulla criminalità, non drammatici, ma che segnalano un aumento delle denunce: «Dipende dall’incremento dell’attività criminale – spiega il dossier – da prendere in considerazione unitamente all’eventuale aumento della popolazione di riferimento (così è stato per gli stranieri) o alla sua diminuzione (così è stato per gli italiani)». Facendo un confronto: «Tra il 2004 e il 2014 (l’ultimo anno per cui si dispone di dati definitivi), le denunce sono aumentate del 40,0% per gli italiani (da 480.371 a 672.876), nonostante essi siano diminuiti (da 56.060.218 a 55.781.175). Per gli stranieri, invece, le denunce sono aumentate in misura più contenuta (34,3%), anche se essi nel frattempo sono più che raddoppiati (tra di loro i residenti sono passati da 2.402.157 a 5.014.437). Per loro, quindi, l’andamento è stato meno preoccupante». Ma l’incidenza delle denunce contro stranieri varia anche a livello territoriale: Nord-Ovest (42,3%), Nord-Est (42,0%), Centro (39,3%), Sud (15,0%) e Isole (15,5%). Questa diversità – spiega il dossier – sembra dovuta sia alla diversa situazione economica, sia al maggior controllo esercitato localmente dalle organizzazioni criminali. La Regione con l’incidenza percentuale più alta di denunce è l’Emilia Romagna (43,7%). Infine, il dossier fa emergere un’altra particolarità: colpisce, tra gli immigrati, la maggiore ricorrenza dei furti (incidenza più che doppia rispetto agli italiani). È il rilevante peso delle denunce per ricettazione, mentre la percentuale è identica per quanto riguarda le lesioni dolose. Di contro gli italiani sono più soggetti alle denunce per truffe e frodi informatiche.
  • Livello scolastico
    Non la criminalità, ad allarmare è il dato sui migranti qualificati. Se da una parte si assiste all’esodo di italiani all’estero con diplomi o lauree, dall’altra si registra un ingresso di stranieri qualificati ma «congelati». «Sono scontenti anche gli stranieri che sono venuti in Italia con un livello di istruzione superiore», spiega il dossier. Nel 40% dei casi infatti sono chiamati a svolgere mansioni inferiori alla preparazione ricevuta. Questo sperpero di risorse intellettuali colpisce l’Italia più di altri Paesi industrializzati: «Tra il censimento del 2001 e quello del 2011, in Italia gli stranieri laureati sono aumentati di 243.163 unità e i diplomati di 840.945. Risulta poi che gli immigrati hanno lo stesso livello di istruzione degli italiani, se non leggermente superiore. Questi i dati: diplomati e laureati tra gli immigrati 35,3% e 9,1% (tra gli italiani, rispettivamente, 32,1% e 11,8%)». Dati che confermano ancora una volta quanto bisogna fare per valorizzare quella risorsa chiamata immigrazione.

Secondo gli ultimi dati pubblicati dalle Nazioni Unite, nel mondo ci sono 244 milioni di immigrati, il 3,3% della popolazione mondiale. La cifra rappresenta il numero totale di persone che vivono in un paese diverso da quello in cui sono nate, senza distinzioni tra uno studente all’estero per uno scambio di un anno e chi vive in un altro paese da dieci anni.
I flussi migratori globali più importanti, non avvengono da un continente all’altro, ma all’interno di singole regioni del pianeta.
Inoltre la migrazione all’interno dell’Europa è maggiore di quella dall’Africa verso l’Europa. Nella maggior parte dei casi, le persone non si spostano dai paesi poveri a quelli ricchi, ma dove l’economia è un po’ più solida rispetto ai loro paesi di origine. Ad esempio dal Bangladesh all’India, dallo Zimbabwe al Sudafrica o dall’Italia… alla Svizzera.

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Paolo Falqui per Medasa.it