agrigento

 


Appunti di un viaggio in Sicilia. (3/7)

3. Cronache di Trinacria.


Agrigento

La strada per Agrigento si snoda con fatica tra scorci di paesaggio selvaggio tempestati da macchie gialle di ginestre e vigneti verde scuro. I viadotti sono altissimi e spezzano la campagna immobile da millenni. Sotto questo mostro dell’ingegneria moderna, scorre un torrente ora in secca, col ponte a una campata, piccolissimo visto dall’alto…un nano che osserva impaurito il gigante che lo sovrasta. Mi ricorda il ponte di Bau Aremina, che forse già nel medioevo consentiva agli ogliastrini della pianura di arrivare nel Sarrabus attraverso il passo di Cuaddassoni. Agli inizi del Novecento crollo’ e fu ricostruito con un grande sforzo finanziario, ma fu spazzato via da una piena pochi giorni prima di essere collaudato.

Agrigento vale un viaggio perché in un secondo si riesce ad apprezzare la bellezza che la natura ci regala e lo sconcio che l’uomo può perpetrare sul territorio.
Agrigento puzza di mafia. Fin dai primi orribili palazzi di Porto Empedocle, si sente la presenza malefica della speculazione, delle mani criminose che hanno spazzato via l’antico equilibrio tra la collina e il mare e hanno fatto sparire lo spirito religioso dei colonizzatori greci che qui hanno costruito templi e introdotto la poesia.
La Valle dei Templi, protetta dai fiumi Akragas e Hypsas, si erge solenne contro il sole con il tempio della Concordia, intatto. Poi quello di Era, di Ercole, spezzati dal tempo, dagli invasori, dai terremoti. Ma stanno li, come opere inconcluse di dei addormentati, a ricordarci i canoni di una bellezza classica che non ha pari.
La Valle sacra contrasta l’orribile susseguirsi di palazzi sul crinale che la sovrasta…penose abitazioni di uomini senza cultura e senza amore che hanno tentato di strangolare le antiche dimore degli dei dell’Olimpo con la speculazione mafiosa.
Io ricordo ancora le denunce di decenni fa…il sacco di Agrigento, di Palermo, di Bagheria…come quelli dell’Appia Antica, di Napoli…colate di cemento combattute da alcuni giornalisti eroici contro una classe politica dissennata e corrotta.
Da queste rovine, immobili da millenni, guardo lo sconcio operato dagli uomini. Intorno sento il profumo dei fichi e il fascino dei fiori rossi del melograno e di quelli gialli e scuri dei fichi d’india. Sulla piana e sui fianchi della collina vedi degli ulivi secolari…di fronte al tempio della Concordia, decine di turisti si riposano sotto un ulivo saraceno di seicento anni, alto sei metri e del diametro di cinque metri.
Vicinissima giace una gigantesca statua bronzea, opera di un autore contemporaneo, che rappresenta in guerriero nudo caduto…non manca il turista che lo addita sghignazzando al figlio adolescente…mih, la pillona…lo guardo seccato…ho capito, il solito sardo colto in trasferta, che impartisce al figlio una raffinata educazione sessuale.

Devo dirlo senza fare sconti. Il parco archeologico e’ bello ma tenuto malissimo. Le spiegazioni sui templi sono pessime, parte dei monumenti sono inaccessibili e abbandonati nell’erba arsa dalla calura, come la tomba di Terone che osservo attraverso una recinzione degna di un pollaio, dopo avere parcheggiato sul ciglio della strada.
L’ingresso del parco grida vendetta…una via larghissima occupa parte di una strada greca che porta impressi i segni dei carri…due lunghe e profonde incisioni sulla pietra che si interrompono per lasciare il passo ai vandali attuali e poi continuano verso i templi.
La cartellonistica che dovrebbe guidare i turisti dall’abitato al parco e’ cancellata dalle intemperie e non e’ mai stata sostituita. I bigliettai sono trasandati, incuranti della bellezza intorno…si vede che fanno il loro lavoro solo per lo stipendio, ma non amano quella poesia e se non ci fosse non farebbero tragedie.
Anzi, credo che vivano bene in questo degrado. L’uomo, qui vive per distruggere sotto la spinta dell’incultura. Qui e un po’ dappertutto in Italia.
Il tempio meglio conservato della valle lo deve al fatto di essere stato trasformato in una chiesa cristiana…restano ancora i muri interni e una incredibile volta. E’ successo da altre parti…ad Assisi, il tempio di Minerva e’ intatto perché per secoli era una chiesa, e così a Roma il Senato, dove sembra ancora di vedere Cicerone che indica Catilina urlando…usque tandem Catilina abutere patientia nostra…
Forse costruendoci le chiese, occupando come i cuculi il nido di altri uccelli , i cristiani hanno distrutto molti elementi architettonici, che non avremmo più modo di apprezzare, ma hanno salvato l’essenza dei monunenti…grazie a Dio, e’ il caso di dirlo.

Peccato che i Vandali siano spariti da tempo e non possano usare le loro arti distruttive sulle città mostruose di oggi. Come Taormina, come Giardini Naxos, dove aspettiamo di riabbracciate nostro figlio. Agglomerati irritanti che hanno assalito le montagne con abitazioni offensive verso la bellezza naturali dei luoghi. Ce ne allontaniamo come da corpi di appestati e via verso la litoranea che porta a Catania.
Entriamo a Acitrezza, il villaggio dei Malavoglia di Verga, incantati da una Luna piena che illumina a giorno gli scogli che la leggenda indica come i macigni lanciati conta le navi di Ulisse dal Ciclope accecato.
Si celebra la 25.a sagra del pesce e mi adeguo: tonno con pomodorini, pane e vino.
Quando ripartiamo il mare alla nostra sinistra e’ d’argento.
Ecco Catania.

Tonino Serra