1. Cronache di Trinacria : Trapani.
Appunti di un viaggio in Sicilia. (1/7)
1. Cronache di Trinacria.
Trapani.
La breve vacanza in Sicilia comincia male.
L’aeroporto di Elmas e’ un forno e il volo Ryan Air in ritardo.
E appena mi siedo al posto assegnato, una hostess, gentilissima e allegra, mi prega di spostarmi in un posto vicino all’ala per equilibrare il carico al momento del decollo… come sull’apigedda di Chicchino Melis presa d’assalto in Regaliu. Mi rassicura dicendo che si fa sempre così e che se voglio scendere posso aprire lo sportellone agendo su un maniglione rosso. Non ce n’è bisogno, dato che qui ci sto benissimo, altissimo sul Mediterraneo azzurro e con qualche nuvola bianchissima all’orizzonte.
La Sicilia occidentale ci viene incontro con la sua scacchiera geometricamente perfetta di vigne alternate a oliveti, punteggiati da vasche da irrigazione. E quando la percorro con la macchina nuovissima presa a noleggio all’aeroporto Florio… 30 euro al giorno… mi accorgo che gli ulivi sono piccolissimi, come i nostri peschi, e meno tormentati dei nostri.
Trapani ha tutti i colori del giallo. E si adagia sul mare come una falce con una punta nelle pendici del monte san Giuliano, dove brillano le luci notturne di Erice, e l’altra sulla Torre di Ligny. I greci la chiamarono così da Drapanon, che significa falce, appunto, e non avrebbero trovato un luogo più bello e protetto per una città che fu al centro del mercato del sale nel Mediterraneo.
Qui, come a Cagliari, nell’800 il sale era spedito nei paesi baltici e scandinavi per salare il merluzzo, ma delle ampie saline oggi resta poco… molte sono interrate, altre trasformate in acquacoltura… su loro vigilano i rari mulini a vento che tritavano il sale, sopravvissuti al mondo che cambia.
La città e’ pulitissima e, nella sera, piena di gente che sciama nei due lungomare che accompagnano la lingua di terra sospesa sull’acqua… Il Dante Alighieri e l’Ammiraglio Staiti-Regina Elena… bellissimi, ampi, con viali lunghissimi di ficus, uniti dalla via Torrearsa.
Vi si aprono trattorie che servono all’aperto, in un silenzio che mi appare incantevole in questa sera dolcissima confortata da una brezza leggera.
Al Miramare ceniamo con una busiata… una pasta corta fatta a mano, condita con crema di menta, pomodorini, pistacchio abbrustolito e mischiata con minuscoli cubetti di tonno dopo essere stata spolverata con prezzemolo. Ottima, come gli involtini di arista di maiale, dal sapore delicato. Il vino bianco ghiacciato ha un nome che non gli fa onore… Catarrato… e viene dalle cantine Pietre Tagliate di Marsala.
Il centro storico e’ monumentale, Via Garibaldi, corso Vittorio, corso Italia sono un susseguirsi di palazzi del Settecento e dell’Ottocento, dalle facciate barocche giganti, pesanti, ma ingentilite da balconi in ferro battuto. Molti ospitano uffici pubblici, scuole, strutture militari; tutti hanno portali imponenti, atri maestosi e ombreggiati, scalinate che portano ai piani nobili. La porta più antica della città e’ allocata in una torre con due orologi astronomici, adiacente ad un palazzo alto tempestato di lapidi…qui Trapani aderì allo Stato nazionale rinunciando agli antichi privilegi, qui Garibaldi pronuncio’ la frase “o Roma o morte”.
Il nostro B and B, la Terrazza, vicinissimo al lungomare, e’ elegante, nuovissimo, con la volta della camera in legno. Si chiama così perché ha una terrazza tuffata nei gerani e nelle rose. Ve lo consiglio.
Devo fare un appunto a Trapani. Le strade non sono indicate per cui ho problemi a seguire le istruzioni del Tomtom. Ma poi la Città si fa perdonare perché un ragazzo si avvicina, si rende conto che ci siamo persi e si attacca al telefono chiamando il B and B finché non ci le indicazioni utili. Ma perdono Trapani perché ha una chiesa nel centro storico dedicata a santa Maria d’Itria…la nostra Madonna bizantina. E il pensiero vola a Sant’Antonio, che oggi avete accompagnato alla sua chiesa agreste. Fino al 1800, due giorni dopo Sant’Antonio si festeggiava la Madonna d’Itria, che i buontemponi chiamavano “sa pubidda de su Santu”.
Confesso, avrei voluto essere con voi ad accompagnare il mio Santo.
Prometto. L’anno prossimo non mancherò.
Tonino Serra